26 luglio 2016

Il complesso Badiale di Santa Maria di Faifoli a Montagano (Campobasso)

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Il complesso è ubicato in una zona pianeggiante lungo il sentiero che dal paese conduce alla fondovalle del Biferno. Dati gli scarsi documenti risulta difficile risalire alla data di edificazione della chiesa; con molta probabilità è collocabile intorno all’XI secolo.

La testimonianza storica più antica è un’iscrizione collocata su un capitello del portale d’ingresso della chiesa stessa, in relazione alla quale conosciamo la data di elevazione del portale vale a dire nell’anno 1260. Attiguo alla chiesa vi era, in quanto attualmente scomparso, un monastero benedettino risalente al 1134.

Dal 1456 fino al 1700 dell’abbazia non si hanno notizie. Il 5 luglio del 1705 la chiesa fu riconsacrata e restaurata ad opera del cardinale Vincenzo Maria Orsini, arcivescovo di Benevento e futuro papa Benedetto XIII. A testimonianza di questo restauro troviamo ancora oggi delle lastre di marmo e un quadro, dipinto da Giuseppe Catalano, che l’abate faifolano Antonio Finy regalò al cardinale per l’occasione.

Nel 1811 il nobiluomo montaganese Quintiliano Petrone comprò alcuni terreni tra cui la chiesa di S. Maria di Faifoli. Egli ebbe il merito di riparare i danni provocati dal disastroso terremoto che colpì il Molise nel 1805 e dal suo successivo abbandono.

Dopo la sua morte Faifoli passò alla famiglia Janigro che nel 1971 consentì che la chiesa fosse destinata ad uso pubblico e che potesse essere restaurata, affidandone la cura ai sindaci di Montagano e Limosano. In seguito ai restauri, la chiesa internamente è stata modificata; attualmente si presenta intonacata, perdendo così l’aspetto originario medioevale.

Il 13 febbraio 1998 la chiesa con una parte del territorio circostante è stata acquistata dal comune di Montagano e nel 2000 sono iniziati gli ultimi lavori di restauro per conto della Soprintendenza ai Beni Archeologici ed Ambientali del Molise.

La chiesa presenta una facciata a capanna, sulla quale compare una piccola nicchia nonché un finestrone semicircolare. L’elemento più importante è senza dubbio il portale, costruito secondo un modello lineare e semplice, caratterizzato da archi ogivali.

Nel giardino vi sono una serie di arredi che un tempo appartenevano alla chiesa. All’interno  presenta tre navate, di cui quella centrale ha una larghezza raddoppiata rispetto a quelle laterali. Inoltre vi sono anche sei pilastri di forma quadrata, sui quali sono inserite due lapidi, relativi al cardinale Orsini che iniziò i lavori di restauro nonché l’opera di abbellimento della chiesa. Il cardinale Orsini donò alla chiesa anche l’unico all’altare, sul quale poggia un dipinto descrivente la Madonna con il Bambino.
L’elemento originario che persiste è la balaustra che disunisce il presbiterio dal tabernacolo.
Elemento particolarmente importante custodito all’interno della chiesa è la statua della “Madonna della Transumanza”. Si tratta di una scultura realizzata totalmente in legno, che rappresenta la Vergine adagiata su un tronco di quercia, tra larghe e fitte foglie e non sul classico trono, con accanto due angeli.

La Madonna indossa una veste bianca e un manto azzurro, adorno di stelle, ed è rappresentata con le braccia sollevate in atto di preghiera e con il capo velato e coronato, affiancato da due piccoli angeli. La presenza di due ganci di sostegno e la rappresentazione dell’albero sacro della quercia fa presupporre che, un tempo, nel piedistallo dovevano esserci pastori e animali. Questi elementi fanno rientrare la statua nella tipologia iconografica della Madonna della transumanza, tipica di chiese o cappelle situate lungo i percorsi tratturali.

L’opera mostra i tratti caratteristici della statuaria lignea molisana datata alla seconda metà del XVIII secolo, influenzata dalla scultura napoletana tardo-barocca. Le iscrizioni dipinte sulla predella “A DEVOZIONE DI ELISABETTA MA(…)UCCI DI MARCELLINO DI LIMOSANO; RESTAURÒ A. MASTRANDREA (OTTOBRE 1917)”, testimoniano il restauro novecentesco dell’opera.
Dal popolo è conosciuta come Madonna Incoronata e la sua festa cade l’ultima domenica di aprile, occasione in cui si rinnova un’antica tradizione, quella di bandire un’asta pubblica ai vincitori della quale va l’onore di portare in spalla la statua in processione. Tradizione vuole che vincano quasi sempre le donne.


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