29 dicembre 2017

3ª Puntata - Una terra chiamata Molise



"Il lavoro che vogliamo". Larino, 12, 13 e 14 gennaio 2017.

18 novembre 2017

"Il Kerigma di Joseph Ratzinger, Cooperatore della Verità e Testimone di Cristo". A Campobasso.


Lunedì 27 novembre prossimo nell’auditorium “Celestino V” di Campobasso, alle ore 18,00 si terrà la cerimonia pubblica del decimo anniversario dell’opera “Gesu’ di Nazaret” di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, oggi Papa Emerito.

L’evento conclude i momenti celebrativi, promossi dal Centro Culturale Internazionale “Joseph Ratzinger”, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano, l’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e l’Ordine del Santo Sepolcro Sezione Abruzzo e Molise, quest’anno dati proprio in onore di Benedetto XVI, in occasione del suo novantesimo compleanno.

Per l’occasione, ricordando anche i cinquecento anni della Riforma, è stato invitato il Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e della Commissione per le relazioni religiose con gli Ebrei, il cardinale Kurt Koch.

Svizzero di origini, il porporato Kurt Koch, ricopre dal 2010 la carica di capo del dicastero che cura i rapporti con i fratelli Ebrei e le altre Chiese cristiane. Il suo incarico rispecchia pienamente il suo essere esperto in ecumenismo e attento alla questione della radici cristiane dell’Europa.

Koch è anche figura di riferimento e di fiducia per il Santo Padre Francesco, in particolare per il dialogo che il Cardinale tesse, con fine esperienza, con gli Ortodossi e le Chiese nate dopo la Riforma. Un ruolo di spicco e delicato il suo che lo impegna in quel “sacramento di ricostituzione” che è il cammino dell’unità e della fratellanza, guidato dallo Spirito del Perfezionatore Gesù Cristo.
Il tema del convegno è “Il Kerigma di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, cooperatore della Verità e testimone di Cristo”, scelto dal Centro Ratzinger come proprio contributo al secondo anno del cammino sinodale diocesano dedicato alla forza dell’annuncio cristiano. Interverranno il Presidente del Centro Ratzinger, Ylenia Fiorenza, il Sotto Segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, mons. Markus Graulich, il direttore dell’ufficio diocesano per l’ecumenismo, padre Joachim Blaj, il pastore valdese, Luca Anziani.

Le conclusioni saranno affidate all’arcivescovo metropolita, mons. GianCarlo Bregantini, che non mancherà di evidenziare il cuore di tutta l’opera Benedetto XVI, e di sottolineare che, incontrando l’unico Signore che è Cristo, anche le chiese si scoprono più sorelle.

1 novembre 2017

La Torre di Montebello a Montenero di Bisaccia

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La Torre di Montebello si erge nella contrada omonima compresa nel territorio di Montenero di Bisaccia. La particolare posizione, sulla destra del fiume Trigno ed a breve distanza dal mare, induce a ritenere che, oltre alla funzione di avvistamento e di difesa ossidionale, essa ebbe anche quella di collegamento visivo con le torri costiere di Petacciato e di Termoli.

Ha come queste la pianta quadrata, ma differisce per il maggiore sviluppo in altezza, per le pareti e per anguste scale a chiocciola; ha tetto a terrazza, una volta coronato da merli e ingresso principale molto al di sopra del piano di base e preceduto da una scalinata in muratura, forse costruita in un secondo tempo, perché sulla parete sono evidenti le tracce di un ponte levatoio.

Le superfici murarie sono quasi del tutto compatte; presentano quattro finestrelle rettangolari con semiarco, delineate da mattoni in cotto a forte strombatura e distribuite una per lato a diverso livello di altezza, una monofora aperta a nord-ovest e due porte praticate rispettivamente sui lati nord-ovest e sud-est.

Lo stemma della famiglia Battiloro campeggiava sul ponte dal quale fu tolto nel 1953. Non ci sono precise notizie storiche che permettono di stabilire quando la torre sia stata edificata, ma per la sua posizione a ridosso della riva destra del fiume Trigno e per la vicinanza al mare, sicuramente, nel sec. XVI e poi anche nei secoli successivi, la torre era in collegamento con quelle di Termoli e di Petacciato, con funzione di avvistamento e di controllo sul litorale Adriatico.

MONTENERO DI BISACCIA
Comune: tel. 0875 95921
www.comune.montenerodibisaccia.cb.it

30 ottobre 2017

Il Borgo Antico di Termoli

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Il nucleo antico della città di Termoli sorge sulla sommità di un promontorio che si protende quasi a picco sul mare Adriatico. Il borgo Vecchio si presenta come una suggestiva cittadella fortificata, caratterizzata da piazzette e vicoli molto caratteristici; tra questi si evidenza Vico Il Castello, uno dei più stretti d’Europa.

Non esistono fonti d’archivio che documentano la storia delle origini di Termoli, a causa del saccheggio turco avvenuto nel 1566, ma il ritrovamento di alcune necropoli nelle località Porticone e Difesa Grande testimonia la presenza umana nella zona sin dal VI secolo a.C.

Per sfuggire all’invasione dei Goti, nel 412 d.C. alcuni abitanti dell’entroterra termolese si rifugiarono sul vicino promontorio. Tale località prese l’appellativo di Tornola, in ricordo del nucleo originale che si chiamava Cliterniola. Alcuni vicoli e piazze del Borgo Vecchio hanno conservato questo nome fino ai giorni nostri.

28 ottobre 2017

Antonio Cardarelli

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Nacque a Civitanova del Sannio il 29 marzo 1831, da Urbano, medico, e da Clementina Lemme.
Dopo i primi rudimenti appresi in famiglia e da maestri locali, entra nel seminario di Trivento dove segue gli studi classici.

All’età di 17 anni, dopo la maturità , si reca a Napoli dove segue gli studi di medicina e si laurea in questa disciplina a soli 22 anni.

Entra per concorso come assistente all’Ospedale degli Incurabili, dove subito si applica agli studi sulla scabbia, sostenendo, tra i primi, l’origine parassitaria della malattia.

Nel 1859 inizia l’attività di insegnante presso l’Ospedale degli Incurabili e presto la sua fama di clinico e di insegnante si fa strada in tanta parte della popolazione.

Nel 1890 vince il concorso per la cattedra di patologia speciale medica alla Regia Università di Napoli; successivamente vince il concorso per la cattedra di clinica medica presso la stessa università.
Il Cardarelli, dotato di grande carisma, possedeva eccellenti doti didattche, per cui i suoi allievi lo veneravano.

26 ottobre 2017

Il castello di Tufara

moliseturismo.eu


L’origine del nome deriva molto probabilmente dalla roccia tufacea sulla quale sorge l’attuale comune. Nel 1300 veniva chiamata Topharia, mentre le prime notizie storiche riguardanti il centro abitato risalgono alla vita di San Giovanni da Tufara nel secolo dodicesimo, quando a regnare era la famiglia Marzano. Ci sono poi altre fonti, che parlano già di un centro “situato in prossimità del Fiume Fortore", ritrovate in documenti di un geografo di origini arabe che descriveva l’Italia Meridionale. Il territorio, appartenuto a Dramanus nella seconda metà del XII secolo, fu concesso dagli Altavilla ai già menzionati Marzano. Questi tennero il feudo fino all’anno 1299, quando Guglielmo di Marzano, in occasione delle proprie nozze con Isabella di Gesualdo, assegnò alla sposa il Castello di Tufara.

18 ottobre 2017

La storia dimenticata dei monaci del Volturno massacrati dai saraceni

Di Alfredo Incollingo

11 ottobre 2017

barbadillo.it


Il 10 ottobre 881 una banda di mercenari saraceni si riversò nella Valle del Volturno, in Molise, seminando morte e distruzione. La badia di San Vincenzo al Volturno, uno dei più grandi monasteri benedettini dell’Europa medievale, venne assaltato e i monaci massacrati. Le cronache locali, tramandate di generazione in generazione, hanno conservato la memoria dei martiri volturnensi. Il terrore spinse i coloni ad abbandonare le terre fertili e i villaggi per nascondersi nei boschi montani o per rifugiarsi nei castelli maggiormente difesi. Con la scomparsa dei benedettini la storia sembrò fermarsi: erano i monaci infatti a redigere il Chronicon Volturnense, mettendo per iscritto i fatti più salienti avvenuti nella valle. Nel 914 i frati ritornarono a ripopolare le rovine dell’abbazia, ma i tempi erano cambiati e la Terra di San Vincenzo aveva cambiato fisionomia. L’antico splendore era ormai perduto.