26 gennaio 2017

Giuseppe Altobello un molisano da riscoprire

provincia.campobasso.it

Giuseppe Altobello, uno dei naturalisti italiani più illustri vissuti a cavallo tra ‘800 e ‘900, è un molisano originario di Campobasso.

Il suo nome è intimamente legato a due specie di mammiferi della fauna appenninica tra le più preziose: il lupo appenninico e l’orso bruno marsicano.

Altobello infatti le descrisse, nel 1921, come sottospecie endemiche, ovvero tipiche ed esclusive del nostro Appennino, dando loro il nome di Canis lupus italicus e Ursus arctos marsicanus.

Biografia 

Discendente da una antica famiglia di Oratino, Giuseppe Altobello nasce a Campobasso il 4 novembre del 1869.

Conseguita la maturità classica nel Liceo Mario Pagano di Campobasso, si iscrive a Medicina e chirurgia trasferendosi in quel di Bologna dove termina gli studi laureandosi nel 1897.

Durante la specializzazione frequenta la facoltà di Scienze naturali seguendo una sua antica passione. Qui viene conquistato alle dottrine evoluzioniste di Charles Darwin dal direttore dell’Istituto di zoologia Carlo Emery e incontra Alessandro Ghigi, un giovane laureato allievo prediletto del comune professore. Due conoscenze che influenzeranno il suo percorso di studi e di vita.

Conseguita la laurea anche in Scienze naturali Altobello rientra a Campobasso con la giovane moglie Antonietta Manzini, conosciuta in terra emiliana.

Parallelamente alla professione medica che svolge con dedizione ed alta professionalità inizia a studiare la fauna abruzzese e molisana con gli occhi dell’evoluzionista, cercando di individuare quelle differenze morfologiche, ovvero nell’aspetto esteriore, che potessero segnalare una nuova specie o sottospecie divergente da quelle classiche descritte dal sistematico svedese Carlo Linneo.


La Collezione

In quest’opera di “revisione” assume fondamentale importanza la sua Collezione faunistica, strumento indispensabile per le osservazioni ed i confronti.

Composta da reperti che provenivano da una fitta rete di corrispondenti – in particolare cacciatori e contadini – ramificata in tutta la regione, assumerà via via maggiore importanza e per il numero, e per la qualità degli animali in essa rappresentati.

Aperta al pubblico, nel 1922, nei locali attigui al villino che ospitava l’abitazione e la clinica medica ricevette il plauso non solo dei suoi concittadini ma anche di personaggi illustri della ricerca naturalistica come l’ornitologo Arrigoni degli Oddi e lo stesso Alessandro Ghigi divenuto nel frattempo uno tra gli zoologi più ascoltati a livello nazionale.

L’anno precedente Altobello conclude la quadrilogia della “Fauna d’Abruzzo e Molise” pubblicando i risultati delle sue ricerche e, soprattutto, le intuizioni sulle nuove specie e sottospecie individuate nella regione abruzzese-molisana, spiazzando il paludato mondo della zoologia accademica.

Questo è il periodo più fecondo della produzione scientifica di Altobello per la cui realizzazione si avvalse non solo delle ricerche sul campo, integrate dall’esame degli esemplari della Collezione, ma anche di una vasta biblioteca tematica costituita nel corso degli anni con lo scopo di sopperire a quella mancanza di confronto di cui spesso si lamentava. “Premetto che per gli studi intrapresi sulla fauna del Molise e dell’Abruzzo io non ho potuto trarre profitto alcuno da lavori precedenti poiché da noi sono sempre mancati gli osservatori e gli studiosi di questa branca delle Scienze Naturali; non ho potuto avvalermi di faune limitrofe poiché mancano le Raccolte complete regionali condotte con puri criteri scientifici; [...] ho dovuto così da solo, lontano da ogni centro di studio, senza nessun appoggio, tra l’indifferenza generale, con mezzi finanziari sempre molto limitati, cominciare come suol dirsi ab ovo. Ho dovuto quindi studiare dapprima gli animali in piena campagna, poi ho dovuto catturarli, raccoglierne il maggior numero possibile, prepararli con criteri moderni, studiarli, catalogarli e infine paragonarli non solo a quelli d’Italia ma agli altri di Europa”.

Le fonti

Buona parte di questi testi si rintraccia oggi nei fondi della Biblioteca Albino frutto, probabilmente, di una donazione della vedova di Altobello. Molti testi provengono dalla Francia patria, nell’’800, di una valida scuola di zoologia: ed ecco quindi il Trouessart con il suo Faune des mammiféres d’Europe più volte citato da Altobello per il suo approccio evoluzionistico, Figuier con la sua prolifica opera divulgativa, Capus e la Guide du naturaliste preparateur, D’Hamonville con Oiseaux de France, il classico Buffon, Fabre, Boulenger e tanti altri.

Non mancano opere dei più conosciuti zoologi europei come il tedesco Brehm e la sua Vita degli animali, lo svizzero Fatio e l’olandese Temminck. Nutrito, ovviamente, il settore italiano con i classici da Emilio Cornalia a Michele Lessona, da Lorenzo Camerano a Nicola De Leone, da Francesco Palumbo Minà ad Armando Lucifero, da Agostino Bonomi a Tommaso Salvadori, solo per citare i maggiori. Infine è significativa la presenza del testo di Antonio Carruccio Cenno sulla importanza ed utilità delle collezioni faunistiche locali.

L’epilogo

Purtroppo, verso la fine degli anni ’30 del ‘900, varie infelici vicissitudini personali ne minano lo stato di salute portandolo in breve tempo alla morte che lo coglie nella sua casa di Campobasso la mattina del 9 novembre del 1931.

Nel 1933 viene mancare anche il primogenito Emanuele, malato di tubercolosi. È a questo punto che la vedova decide di tornare nella sua Emilia e procede alla vendita del villino in piazza della Vittoria e della Collezione faunistica.

Il primo viene acquistato dal costruttore Di Penta che, nel 1935, vi realizzerà l’omonimo fabbricato.
La seconda, già offerta da Altobello in vita ad Erminio Sipari fondatore e presidente del Parco nazionale d’Abruzzo e poi non più ceduta per il mancato accordo sul valore della raccolta, viene acquistata da Alessandro Ghigi, nel frattempo divenuto rettore dell’Università di Bologna.

La Collezione, originariamente destinata al Laboratorio di zoologia applicata alla caccia, fondato dal Ghigi nel 1934, viene poi divisa tra il Museo di zoologia dell’Università di Bologna e l’attuale Istituto per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) di Ozzano Emilia di cui oggi costituisce un’importante sezione delle ostensioni museali.

L’obbligo morale della memoria (o del recupero)

Ciò che colpisce in particolare della vita di Giuseppe Altobello, a parte l’ecletticità degli studi e l’instancabile operosità, è una sorta di damnatio memoriae che ha tentato di cancellare le tracce del suo passaggio terreno. Infatti la sua prima abitazione in via Orefici è stata demolita e sulle sue fondamenta è stato eretto il palazzo che ospita attualmente l’Archivio di Stato.

Al posto del suo villino in Piazza della Vittoria oggi si erge il palazzo Di Penta, la cosiddetta “nave” e la sua Collezione, come abbiamo visto, ha lasciato il Molise per approdare in Emilia.


Nella terra di origine rimangono la tomba ed il casino di caccia situato su Monte Vairano in agro di Busso. Da qui è necessario ripartire per recuperare e valorizzare la figura e l’opera di questo illustre molisano.

Ed è proprio in questa ottica che, recentemente, si è conclusa la prima fase di una importante collaborazione tra l’ISPRA di Ozzano Emilia, la Biblioteca Pasquale Albino e la Società di storia della fauna “Giuseppe Altobello”.

Grazie all’iniziativa ed all’opera di raccordo di quest’ultima l’Istituto emiliano ha dato in prestito i cataloghi originali della Collezione Altobello, e la Biblioteca Albino ha messo a disposizione i suoi tecnici e le proprie sofisticate attrezzature. Da questa collaborazione ne è sortita la digitalizzazione dei cataloghi che servirà a mettere in sicurezza gli originali e a fornire una copia per le esigenze di consultazione dei ricercatori. Questo è solo un primo passo cui ne seguiranno altri sempre nella prospettiva del recupero e della valorizzazione del nostro patrimonio storico-culturale.


1. Presso la Biblioteca Provinciale “P. Albino” è possibile consultare l’intera produzione scientifica di Giuseppe Altobello:
1897/1901 Avifauna del Molise. Avicula, 1 (5): 125 (1897), 3 (23-24): 176-177 (1899), 5 (47-48): 170-171 (1901).
1904 Le Penne e la loro struttura. Stab. Tip. Giov. Colitti e figlio, Campobasso: 1-29.
1904 I Luì in Abruzzo. Avicula, 8: 105-108.
1905 Il Falco subbuteo nell'Abruzzo e nel Molise. Avicula, 9: 152-154.
1906 I Rapaci notturni dell'Abruzzo e del Molise. Avicula, 10 : 96-100.
1910 Avifauna dell'Abruzzo e del Molise.Rapaci diurni. Avicula, 14 (154): 133-140.
1920 Saggio di Ornitologia Italiana. I Rapaci. Stabilimento Tipografico Tirelli, Acqui:1-85.
1920 Fauna dell'Abruzzo e del Molise. Vertebrati. Mammiferi I. Gl'Insettivori (Insectivora). Tip. e Cart. De Gaglia e Nebbia, Campobasso: V + 1-36.
1920 Fauna dell'Abruzzo e del Molise. Mammiferi II Chirotteri (Chiroptera). Casa Tipografico-Editrice Cav.  Uff. Giov. Colitti e figlio, Campobasso: VII + 1-56.
1920 Fauna dell'Abruzzo e del Molise. Mammiferi III. I Rosicanti (Rodentia: simplicidentata, duplicidentata). Casa Tipografico-Editrice Cav. Uff. Giov. Colitti e figlio, Campobasso, VII + 1-80.
1921 Fauna dell'Abruzzo e del Molise. Mammiferi IV. I Carnivori (Carnivora). Casa Tipografico-Editrice Cav. Uff. Giov. Colitti e figlio, Campobasso: 1-61.
1923 Fauna dell'Abruzzo e del Molise. Nuove forme di Mammiferi Italiani. Molise. Rivista Regionale Illustrata, Giornale Foglietto Editore, Anonima Tipografica molisana, Campobasso: 1 (4): 25-31. (lo stesso articolo apparve (i) Monitore Zoologico Italiano, Firenze 35: 25-36 (ii) Estratto dal Rendiconto del XIV Convegno dell'Unione Zoologica Italiana, Genova 8-11 ottobre 1923: 25-36).
1926 Vertebrati del Molise e dell'Abruzzo. Forme locali. Annuario dell'Istituto Tecnico Provinciale “Leopoldo Pilla”, Campobasso (1925): 231-255.
1927 Un nuovo genere della famiglia Soricidae. Revue francaise de mammalogie, Aurillac Imprimerie du Cantal Républicain, Paris (1): 6-9.

2. Altobello G., Fauna dell'Abruzzo e del Molise. Nuove forme di Mammiferi Italiani. Molise. Rivista Regionale Illustrata, Giornale Foglietto Editore, Anonima Tipografica molisana, Campobasso: 1 (4): 25-31.

3. Fondatore del Museo civico di zoologia di Roma.

Pagina realizzata in collaborazione con la Società di Storia della Fauna “Giuseppe Altobello”

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