regione.molise.it
Coerentemente inserita nel contesto urbano, al centro del borgo, la chiesa affaccia su una piazzetta; si presenta in pianta con evidenti anomalie visibilmente determinate da preesistenti architetture e dalla situazione urbanistica.
Sulla facciata a salienti sono osservabili in alto, seguendo le linee degli spioventi del tetto, una serie di archetti con rilievi aggettanti, che si ritrovano anche, murati, nel cortile adiacente alla chiesa. I soggetti delle sculture contenute negli archetti spaziano in un vasto repertorio iconografico in cui dominano le protomi umane e le figure di animali. Il rilievo è talvolta piatto, talvolta modellato.
Il finestrone posto al centro della facciata in luogo del rosone è stato realizzato con pilastrini e un archivolto di reimpiego, dal momento che il pilastrino destro presenta un intreccio tra due tralci sinuosi con foglie fortemente incavate e fiori, ed è più largo degli altri pezzi che, omogeneamente, mostrano un tralcio sinuoso con fiori e foglie a sei petali o multipetali.
31 luglio 2016
29 luglio 2016
Il 3 agosto Festa dell’“Invenzione” di S. Stefano
L’”Invenzione” di S. Stefano, cioè il ritrovamento dei resti del corpo del primo martire cristiano, morto probabilmente nel 36 d.C., risale al 3 Agosto del 415 ad opera del Sacerdote Luciano a Caphar Gamala a Nord di Gerusalemme, e furono traslati nel 460 nella Chiesa di Sion a Gerusalemme.
Nella frazione di Campobasso che porta il nome del Santo, si festeggia proprio il 3 agosto l’invenzione di Santo Stefano.
La Chiesa Parrocchiale che si trova nel piccolo borgo non poco distante da Campobasso è intitolata a Santa Maria di Loreto. Il luogo è ricordato anche perché, il 1° marzo 1383, vi moriva di ritorno dalla Crociate, Amedeo VI di Savoia, meglio conosciuto come il Conte Verde.
28 luglio 2016
Festival Internazionale della Zampogna a Scapoli (Isernia)
27 luglio 2016
26 luglio 2016
Il complesso Badiale di Santa Maria di Faifoli a Montagano (Campobasso)
comune.montagano.cb.it
Il complesso è ubicato in una zona pianeggiante lungo il sentiero che dal paese conduce alla fondovalle del Biferno. Dati gli scarsi documenti risulta difficile risalire alla data di edificazione della chiesa; con molta probabilità è collocabile intorno all’XI secolo.
La testimonianza storica più antica è un’iscrizione collocata su un capitello del portale d’ingresso della chiesa stessa, in relazione alla quale conosciamo la data di elevazione del portale vale a dire nell’anno 1260. Attiguo alla chiesa vi era, in quanto attualmente scomparso, un monastero benedettino risalente al 1134.
Dal 1456 fino al 1700 dell’abbazia non si hanno notizie. Il 5 luglio del 1705 la chiesa fu riconsacrata e restaurata ad opera del cardinale Vincenzo Maria Orsini, arcivescovo di Benevento e futuro papa Benedetto XIII. A testimonianza di questo restauro troviamo ancora oggi delle lastre di marmo e un quadro, dipinto da Giuseppe Catalano, che l’abate faifolano Antonio Finy regalò al cardinale per l’occasione.
Il complesso è ubicato in una zona pianeggiante lungo il sentiero che dal paese conduce alla fondovalle del Biferno. Dati gli scarsi documenti risulta difficile risalire alla data di edificazione della chiesa; con molta probabilità è collocabile intorno all’XI secolo.
La testimonianza storica più antica è un’iscrizione collocata su un capitello del portale d’ingresso della chiesa stessa, in relazione alla quale conosciamo la data di elevazione del portale vale a dire nell’anno 1260. Attiguo alla chiesa vi era, in quanto attualmente scomparso, un monastero benedettino risalente al 1134.
Dal 1456 fino al 1700 dell’abbazia non si hanno notizie. Il 5 luglio del 1705 la chiesa fu riconsacrata e restaurata ad opera del cardinale Vincenzo Maria Orsini, arcivescovo di Benevento e futuro papa Benedetto XIII. A testimonianza di questo restauro troviamo ancora oggi delle lastre di marmo e un quadro, dipinto da Giuseppe Catalano, che l’abate faifolano Antonio Finy regalò al cardinale per l’occasione.
25 luglio 2016
Il Museo Civico di Baranello (Campobasso)
Di Claudio Niro
ArcheoMolise
Luglio / Settembre 2012
Guseppe Barone è stato un valente architetto che ha sempre manifestato, nel corso della sua vita una vastissima gamma di interessi in campo artistico. Nacque a Baranello il 28 febbraio 1837, scondogenito tra otto figli di una ricca famiglia caratterizzata dal rispetto dei valori civili e morali del tempo.
Può essere sicuramente considerato tra i molisani più illustri soprattutto perché dedicò la propria esistenza alla ricerca della bellezza nel campo dell'Arte proiettando questa ricerca in un ambito che non si limitava al puro piacere estetico ma aspirava a costituire anche un forte impulso verso una funzione educativa e civile dell'Arte. In questa prospettiva deve essere considerato il valore della cospicua collezione privata che Giuseppe Barone raccolse e donò al suo paese.
ArcheoMolise
Luglio / Settembre 2012
Guseppe Barone è stato un valente architetto che ha sempre manifestato, nel corso della sua vita una vastissima gamma di interessi in campo artistico. Nacque a Baranello il 28 febbraio 1837, scondogenito tra otto figli di una ricca famiglia caratterizzata dal rispetto dei valori civili e morali del tempo.
Può essere sicuramente considerato tra i molisani più illustri soprattutto perché dedicò la propria esistenza alla ricerca della bellezza nel campo dell'Arte proiettando questa ricerca in un ambito che non si limitava al puro piacere estetico ma aspirava a costituire anche un forte impulso verso una funzione educativa e civile dell'Arte. In questa prospettiva deve essere considerato il valore della cospicua collezione privata che Giuseppe Barone raccolse e donò al suo paese.
24 luglio 2016
Il futuro è possibile. Il nuovo libro di Ylenia Fiorenza
Si chiama “La beatitudine della precarietà” ed è fresco di stampa per Laruffa Editore di Reggio Calabria. L'autrice è nativa di Stilo ma vive e lavora in Molise a Mirabello Sannitico. La sua vita e la sua ricerca filosofica hanno il sapore del sud dell'Italia, della Calabria, del Molise.
Presto la presentazione del libro - il quarto della sua carriera di scrittrice - a Campobasso.
Il nuovo libro di Ylenia Fiorenza, la giovane filosofa, originaria della Calabria, del paese che diede i natali al grande pensatore rivoluzionario dell’epoca rinascimentale, fra Tommaso Campanella.
La prefazione densa di insegnamento e passione evangelica è di mons. Gian Carlo Bregantini, pastore “riferimento” di una missione d’esempio nella valle oscura dei tempi odierni. Il libro porta poi una dedica tutta speciale, che lascia un sentimento di commozione, di richiamo teologale per il periodo storico corrente in cui sta camminando la Sposa di Cristo, la Chiesa.
La filosofa Fiorenza ha, infatti, consacrato, più che rivolto, questa sua quarta opera al Papa emerito, Benedetto XVI, e al Papa regnante, Francesco. E certamente è un’opera che lascerà il segno, perché farà del bene a quanti vivono il conflitto della precarietà nelle sue molteplici e tutte dolorose forme con cui si diffonde specie nelle nuove generazioni.
Presto la presentazione del libro - il quarto della sua carriera di scrittrice - a Campobasso.
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Il nuovo libro di Ylenia Fiorenza, la giovane filosofa, originaria della Calabria, del paese che diede i natali al grande pensatore rivoluzionario dell’epoca rinascimentale, fra Tommaso Campanella.
La prefazione densa di insegnamento e passione evangelica è di mons. Gian Carlo Bregantini, pastore “riferimento” di una missione d’esempio nella valle oscura dei tempi odierni. Il libro porta poi una dedica tutta speciale, che lascia un sentimento di commozione, di richiamo teologale per il periodo storico corrente in cui sta camminando la Sposa di Cristo, la Chiesa.
La filosofa Fiorenza ha, infatti, consacrato, più che rivolto, questa sua quarta opera al Papa emerito, Benedetto XVI, e al Papa regnante, Francesco. E certamente è un’opera che lascerà il segno, perché farà del bene a quanti vivono il conflitto della precarietà nelle sue molteplici e tutte dolorose forme con cui si diffonde specie nelle nuove generazioni.
23 luglio 2016
Santa Cristina di Bolsena protegge Sepino (Campobasso)
Di Franco Valente
24 luglio 2009
francovalente.it
Come per tutti i santi più antichi, anche per Santa Cristina non è facile ricostruire le sue vicende terrene. Anzi, pare sia più semplice sapere cosa abbia fatto da morta che non da viva, grazie ai numerosi miracoli che le vengono attribuiti.
Alcuni di essi sono documentati dagli ex-voto che si trovano nella chiesa a lei dedicata nell’abitato di Sepino, a cominciare da quello che Francesco Carafa volle ricordare in un quadro che ancora si conserva nella cosiddetta Cappella del tesoro.
Ma andiamo in ordine.
Di Santa Cristina esiste un’ampia e contraddittoria letteratura che porta a ritenere che siano la stessa persona la Cristina di Tiro, venerata in Oriente, e la Cristina di Bolsena venerata in Occidente.
Una “passio” che la stessa Chiesa cattolica definisce “tarda”, racconta la sua vita.
24 luglio 2009
francovalente.it
Come per tutti i santi più antichi, anche per Santa Cristina non è facile ricostruire le sue vicende terrene. Anzi, pare sia più semplice sapere cosa abbia fatto da morta che non da viva, grazie ai numerosi miracoli che le vengono attribuiti.
Alcuni di essi sono documentati dagli ex-voto che si trovano nella chiesa a lei dedicata nell’abitato di Sepino, a cominciare da quello che Francesco Carafa volle ricordare in un quadro che ancora si conserva nella cosiddetta Cappella del tesoro.
Ma andiamo in ordine.
Di Santa Cristina esiste un’ampia e contraddittoria letteratura che porta a ritenere che siano la stessa persona la Cristina di Tiro, venerata in Oriente, e la Cristina di Bolsena venerata in Occidente.
Una “passio” che la stessa Chiesa cattolica definisce “tarda”, racconta la sua vita.
21 luglio 2016
MoliseCinema: a Casacalenda dal 2 al 7 agosto 2016
molisecinema.it SCARICA IL PROGRAMMA
La 14° edizione del Festival MoliseCinema si svolgerà a Casacalenda (Molise) dal 2 al 7 agosto 2016. Eventi speciali del festival si terranno anche a Larino, Termoli e Venafro.
Sono 4 le sezioni competitive del Festival (corti internazionali; corti italiani; documentari; lungometraggi opere prime e seconde), con scadenza per inviare i lavori fissata al 16 maggio 2016. Oltre ai concorsi, nel festival ci saranno numerosi altri eventi, proiezioni speciali, incontri con i protagonisti, retrospettive, mostre e concerti.
MoliseCinema intende promuovere le più recenti e innovative produzioni del cinema italiano e internazionale, privilegiando i giovani autori e i nuovi linguaggi, con particolare attenzione ai cortometraggi e ai documentari.
Nelle tredici edizioni finora svolte, il festival ha proposto al pubblico una programmazione molto articolata ospitando centinaia di attori, registi, produttori e addetti ai lavori.
Il successo di pubblico finora conseguito, la partecipazione di numerosissimi ospiti e protagonisti del mondo del cinema, l’ampia visibilità sulla stampa locale e nazionale e un generale consenso che si è registrato da parte delle istituzioni e della società civile confermano l’interesse crescente per MoliseCinema, che è diventato un punto di riferimento costante della vita culturale del Molise e del Mezzogiorno e che acquisisce sempre più uno spessore nazionale ed internazionale.
Con la sezione "Girare il Molise” il Festival intende valorizzare il Molise come location per le produzioni cinematografiche ed audiovisive.
L’associazione organizza inoltre durante tutto l’arco dell’anno rassegne, proiezioni, incontri, mostre ed eventi legati alla cultura cinematografica.
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La 14° edizione del Festival MoliseCinema si svolgerà a Casacalenda (Molise) dal 2 al 7 agosto 2016. Eventi speciali del festival si terranno anche a Larino, Termoli e Venafro.
Sono 4 le sezioni competitive del Festival (corti internazionali; corti italiani; documentari; lungometraggi opere prime e seconde), con scadenza per inviare i lavori fissata al 16 maggio 2016. Oltre ai concorsi, nel festival ci saranno numerosi altri eventi, proiezioni speciali, incontri con i protagonisti, retrospettive, mostre e concerti.
MoliseCinema intende promuovere le più recenti e innovative produzioni del cinema italiano e internazionale, privilegiando i giovani autori e i nuovi linguaggi, con particolare attenzione ai cortometraggi e ai documentari.
Nelle tredici edizioni finora svolte, il festival ha proposto al pubblico una programmazione molto articolata ospitando centinaia di attori, registi, produttori e addetti ai lavori.
Il successo di pubblico finora conseguito, la partecipazione di numerosissimi ospiti e protagonisti del mondo del cinema, l’ampia visibilità sulla stampa locale e nazionale e un generale consenso che si è registrato da parte delle istituzioni e della società civile confermano l’interesse crescente per MoliseCinema, che è diventato un punto di riferimento costante della vita culturale del Molise e del Mezzogiorno e che acquisisce sempre più uno spessore nazionale ed internazionale.
Con la sezione "Girare il Molise” il Festival intende valorizzare il Molise come location per le produzioni cinematografiche ed audiovisive.
L’associazione organizza inoltre durante tutto l’arco dell’anno rassegne, proiezioni, incontri, mostre ed eventi legati alla cultura cinematografica.
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20 luglio 2016
19 luglio 2016
Terra d'Arte - Estate 2016
fondazionecultura.it
Sepino, Termoli, Pietrabbondante, Roccavivara i luoghi di TERRA D’ARTE per il teatro.
Vasto il cartellone di spettacoli che dal 30 luglio al 20 agosto coinvolgerà rispettivamente il Teatro romano di Altilia (Sepino), il Teatro Verde a Termoli, il Teatro sannita di Pietrabbondante e l’anfiteatro di Madonna del Canneto a Roccavivara.
Sepino, Termoli, Pietrabbondante, Roccavivara i luoghi di TERRA D’ARTE per il teatro.
Vasto il cartellone di spettacoli che dal 30 luglio al 20 agosto coinvolgerà rispettivamente il Teatro romano di Altilia (Sepino), il Teatro Verde a Termoli, il Teatro sannita di Pietrabbondante e l’anfiteatro di Madonna del Canneto a Roccavivara.
18 luglio 2016
Monsignor Bologna: un grande Vescovo di Campobasso
Di Franco Baranello
9 ottobre 2013
Molti campobassani, forse quelli nati dopo la Seconda Guerra Mondiale, non conoscono la storia di questo grande Vescovo morto con il bombardamento di Campobasso del 10 Ottobre 1943, proprio 70 anni orsono. Ho voluto approfondire alcuni aspetti della vita di questo uomo di cui domani 10 ottobre celebreremo la sua morte drammatica e leggendo la storia posso affermare che la sua vita è stata segnata sin dall'inizio a questa conclusione.
Monsignor Bologna nacque a Cuneo nel 1898 in una famiglia di semplici mugnai. Dopo aver partecipato alla 1° grande Guerra come Cappellano militare, e dopo aver espletato la sua missione sacerdotale fu eletto Vescovo di Campobasso succedendo al precedente Arcivescovo della Diocesi di Boiano-Campobasso Mons. Alberto Romita.
9 ottobre 2013
Molti campobassani, forse quelli nati dopo la Seconda Guerra Mondiale, non conoscono la storia di questo grande Vescovo morto con il bombardamento di Campobasso del 10 Ottobre 1943, proprio 70 anni orsono. Ho voluto approfondire alcuni aspetti della vita di questo uomo di cui domani 10 ottobre celebreremo la sua morte drammatica e leggendo la storia posso affermare che la sua vita è stata segnata sin dall'inizio a questa conclusione.
Monsignor Bologna nacque a Cuneo nel 1898 in una famiglia di semplici mugnai. Dopo aver partecipato alla 1° grande Guerra come Cappellano militare, e dopo aver espletato la sua missione sacerdotale fu eletto Vescovo di Campobasso succedendo al precedente Arcivescovo della Diocesi di Boiano-Campobasso Mons. Alberto Romita.
17 luglio 2016
La “Fota” e l’attività molitoria in Campobasso dal 1400
“… in molendinis molinariis sociorum” recitava il motto della società molitoria costituita dai mugnai presenti nell’area dell’attuale Foce, a datare dal 1414. L’attività molitoria di Campobasso, con la sola esclusione di quella presente nella frazione di S. Stefano, si sviluppava esclusivamente in questa area attraverso 27/30 mulini (a seconda delle fonti), dislocati lungo un canale comune che dall’attuale sorgente giungeva a valle ad est della Chiesa di S. Maria de Foras.
La produzione avveniva “in serie” da monte a valle, utilizzando la stessa acqua che, di volta in volta, attraversava ogni mulino.
16 luglio 2016
Il Castello di Gambatesa (Campobasso)
Architetto Franco Valente - Visita guidata con gli affreschi del Castello Di Capua di Gambatesa.
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15 luglio 2016
Una passeggiata nel Borgo Antico di Campobasso tra letteratura e presenze leggendarie: il mascherone di Salita San Bartolomeo
Di Paolo Giordano
Il Quotidiano del Molise
5 agosto 2015
paologiordanocb.blogspot.it
“Come è piacevole e melanconico passeggiare fra quelle parlanti mura, allorché il sole che scende all’occaso le indora, con i suoi morenti raggi! E quando raccolto in te stesso siedi su uno di quei sassi, i pensieri volano ai tempi che furono, a quei tempi nei quali colà tutto era vita, moto, destrezza, valentia e coraggio”. In tal modo nel 1910 il giornalista, storico e ricercatore Alfonso Perrella esprimeva le sue intime sensazioni nel passeggiare sulla sommità “della collina Monforte”.
Ancor oggi, in alcune giornate dalla luce particolarmente irreale, è oltremodo ritemprante per lo spirito aggirarsi nelle stradine del Borgo Antico, oramai quasi del tutto deserte, percependo ancora l’eco lontana dei suoni, dei rumori e degli schiamazzi di chi le abitò nei tempi passati.
Prediletta compagnia è la memoria dei vari letterati che nei secoli studiarono le antiche vestigia, percorrendo chiassi e viuzze. Si percepiscono nettamente le “ombre” di Gasdia, Padre Eduardo, Uberto D’Andrea e tante altre gradevoli presenze: dame, fate, cavalieri e gnomi… dalla Civerra a Mazzamauriello.
Improvvisamente forte è la sensazione di essere osservati proprio da una di queste “concrete” forme di vita! Ed è in uno dei vicoli nei pressi della chiesa di San Bartolomeo che fantasia e realtà si fondono in maniera quasi indiscindibile.
Il Quotidiano del Molise
5 agosto 2015
paologiordanocb.blogspot.it
“Come è piacevole e melanconico passeggiare fra quelle parlanti mura, allorché il sole che scende all’occaso le indora, con i suoi morenti raggi! E quando raccolto in te stesso siedi su uno di quei sassi, i pensieri volano ai tempi che furono, a quei tempi nei quali colà tutto era vita, moto, destrezza, valentia e coraggio”. In tal modo nel 1910 il giornalista, storico e ricercatore Alfonso Perrella esprimeva le sue intime sensazioni nel passeggiare sulla sommità “della collina Monforte”.
Ancor oggi, in alcune giornate dalla luce particolarmente irreale, è oltremodo ritemprante per lo spirito aggirarsi nelle stradine del Borgo Antico, oramai quasi del tutto deserte, percependo ancora l’eco lontana dei suoni, dei rumori e degli schiamazzi di chi le abitò nei tempi passati.
Prediletta compagnia è la memoria dei vari letterati che nei secoli studiarono le antiche vestigia, percorrendo chiassi e viuzze. Si percepiscono nettamente le “ombre” di Gasdia, Padre Eduardo, Uberto D’Andrea e tante altre gradevoli presenze: dame, fate, cavalieri e gnomi… dalla Civerra a Mazzamauriello.
Improvvisamente forte è la sensazione di essere osservati proprio da una di queste “concrete” forme di vita! Ed è in uno dei vicoli nei pressi della chiesa di San Bartolomeo che fantasia e realtà si fondono in maniera quasi indiscindibile.
14 luglio 2016
Estate in viaggio sui binari della “Transiberiana d’Italia”
12 luglio 2016
ecoaltomolise.net
Continua con entusiasmo il progetto nazionale Binari Senza Tempo della Fondazione FS Italiane, che ha restituito nuova vita a tante ferrovie italiane destinate altrimenti alla dismissione e che in Abruzzo e Molise è sostenuto dall’associazione culturale Le Rotaie sulla storica ferrovia Sulmona-Isernia, la “Transiberiana d’Italia”.
Da nord a sud del Paese, con i treni d’epoca sul lago d’Iseo per ammirare “The Floating Piers” dell’artista Christo, fino a “I Binari della Cultura” tra i luoghi d’arte in Sicilia, sul nostro Appennino prosegue la promozione delle aree interne della Valle Peligna, dell’Alto Sangro e dell’Alto Molise, accomunate dalla bellezza di luoghi protetti ed incontaminati, da tradizioni rimaste ancora genuine e da piccoli scrigni d’arte e cultura lontani dai grandi flussi turistici.
Continua a leggere...
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ecoaltomolise.net
Continua con entusiasmo il progetto nazionale Binari Senza Tempo della Fondazione FS Italiane, che ha restituito nuova vita a tante ferrovie italiane destinate altrimenti alla dismissione e che in Abruzzo e Molise è sostenuto dall’associazione culturale Le Rotaie sulla storica ferrovia Sulmona-Isernia, la “Transiberiana d’Italia”.
Da nord a sud del Paese, con i treni d’epoca sul lago d’Iseo per ammirare “The Floating Piers” dell’artista Christo, fino a “I Binari della Cultura” tra i luoghi d’arte in Sicilia, sul nostro Appennino prosegue la promozione delle aree interne della Valle Peligna, dell’Alto Sangro e dell’Alto Molise, accomunate dalla bellezza di luoghi protetti ed incontaminati, da tradizioni rimaste ancora genuine e da piccoli scrigni d’arte e cultura lontani dai grandi flussi turistici.
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13 luglio 2016
Mà Pia Fatica: un cuore molisano che batte in Camerun
27 agosto 2015
cittanuova.it
Dopo la pensione, l’arrivo a Fontem come ostetrica. Le mamme, tantissime, le loro pance piene e una misera stanzetta per far tutto, ma un’intensità straordinaria di vita cristiana. «Pia è stata una madre per tutte noi. Ha saputo crescerci, sgridarci, correggerci, amarci. Ha fatto venire alla luce più di 1.500 bambini».
La farmacia: odori chimici, grossi barattoli di medicine di ditte tedesche, francesi e italiane, voluminose confezioni di garze e cerotti, una foto in bianco e nero del primo padiglione dell’ospedale ancora in costruzione. E, dietro tutto ciò, Pia Fatica, molisana [di Oratino], classe 1929, ostetrica a Fontem, nella foresta equatoriale camerunese, dal marzo 1968, dopo un anno trascorso nell’ospedale di Shisong.
In Italia aveva la sua bella situazione professionale, quando lesse per caso in una rivista un articolo sull’avventura di alcuni medici italiani – focolarini – nella foresta, una joint-venture medica e soprattutto antropologica con il popolo bangwa. Un anno di aspettativa, il tempo di diventare baby-pensionata, e iniziò per lei una seconda vita.
«Dopo qualche mese piacevole trascorso a Shisong – mi racconta con la sua parlantina rapida e brusca (ma sincera, o quanto sincera!) –, dove avevo tutto, compreso un clima favoloso, scesi a Fontem con due colleghe della Misereor. Provai un forte sentimento di disagio. Perché quella gente viveva in un tale buco? “Per Dio, solo per lui”, dovetti rispondermi. Fui costretta perciò a mettermi anch’io davanti a lui. E siccome dinanzi al Signore si è nulla, mi è sembrato di dover cominciare da zero. Altro che reparto di maternità! C’erano le mamme, tantissime, le loro pance piene e una misera stanzetta per far tutto, talvolta persino per dormire. Ma c’era un’intensità straordinaria di vita cristiana».
cittanuova.it
Dopo la pensione, l’arrivo a Fontem come ostetrica. Le mamme, tantissime, le loro pance piene e una misera stanzetta per far tutto, ma un’intensità straordinaria di vita cristiana. «Pia è stata una madre per tutte noi. Ha saputo crescerci, sgridarci, correggerci, amarci. Ha fatto venire alla luce più di 1.500 bambini».
La farmacia: odori chimici, grossi barattoli di medicine di ditte tedesche, francesi e italiane, voluminose confezioni di garze e cerotti, una foto in bianco e nero del primo padiglione dell’ospedale ancora in costruzione. E, dietro tutto ciò, Pia Fatica, molisana [di Oratino], classe 1929, ostetrica a Fontem, nella foresta equatoriale camerunese, dal marzo 1968, dopo un anno trascorso nell’ospedale di Shisong.
In Italia aveva la sua bella situazione professionale, quando lesse per caso in una rivista un articolo sull’avventura di alcuni medici italiani – focolarini – nella foresta, una joint-venture medica e soprattutto antropologica con il popolo bangwa. Un anno di aspettativa, il tempo di diventare baby-pensionata, e iniziò per lei una seconda vita.
«Dopo qualche mese piacevole trascorso a Shisong – mi racconta con la sua parlantina rapida e brusca (ma sincera, o quanto sincera!) –, dove avevo tutto, compreso un clima favoloso, scesi a Fontem con due colleghe della Misereor. Provai un forte sentimento di disagio. Perché quella gente viveva in un tale buco? “Per Dio, solo per lui”, dovetti rispondermi. Fui costretta perciò a mettermi anch’io davanti a lui. E siccome dinanzi al Signore si è nulla, mi è sembrato di dover cominciare da zero. Altro che reparto di maternità! C’erano le mamme, tantissime, le loro pance piene e una misera stanzetta per far tutto, talvolta persino per dormire. Ma c’era un’intensità straordinaria di vita cristiana».
12 luglio 2016
Oratino (Campobasso) - Borghi d'Italia
Protagonista di questa puntata è Oratino in provincia di Campobasso. Il paese edificato con la pietra è conosciuto per la bravura dei suoi scalpellini.
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11 luglio 2016
Chi è quel bravo violinista? La parabola artistica e umana di Lorenzo Perosi
Di
Marcello Filotei
10
gennaio 2008
La
parabola artistica e umana di Lorenzo Perosi, maestro della Cappella
Sistina dal 1898 fino alla morte nel 1956. Intervista ad Arcangelo
Paglialunga.
***
«Se
Perosi non fosse il grande musicista che è, potrebbe guadagnarsi la
vita alla stazione Termini dando informazioni sulle partenze dei
treni». Con il sarcasmo che certo non gli mancava Trilussa
sintetizzò così la diceria secondo la quale don Lorenzo – maestro
della Cappella Musicale Pontificia Sistina dal 1898 fino alla morte
nel 1956 – avrebbe conosciuto a memoria l’orario delle ferrovie.
Lo racconta Arcangelo Paglialunga, il più longevo giornalista della
Sala Stampa della Santa Sede, che col maestro di Tortona ebbe una
lunga frequentazione.
In
realtà, ricorda il vaticanista testimone di cinque conclavi, Perosi
teneva a mente gli orari delle tratte che utilizzava in gioventù per
andare a Venezia, a Torino, a Parigi o a Ratisbona, dove aveva
studiato con Michael Haller alla Kirchenmusik Schule. L’originale
attitudine era oggetto di battute da parte di Giacomo Puccini, che
veniva a trovare il maestro della Sistina ogni volta che passava per
Roma. «Scusa, devo andare a Lucca, che treno mi conviene prendere?»,
gli domandava scherzando e don Lorenzo giù a sciorinare gli orari di
espressi e rapidi.
10 luglio 2016
9 luglio 2016
Borghi della lettura, seconda tappa a fine mese
7 luglio 2016
quotidianomolise.com
Arriva il secondo appuntamento del #MoliseinTour, il primo pullman dedicato al Molise che porta i molisani alla scoperta del proprio territorio, in collaborazione con Borghi della Lettura, il network culturale ideato da Roberto Colella, Davide Vitiello e Laura D’Ambrosio e che in poco più di un anno è diventato un vero e proprio circuito culturale e turistico nazionale con 24 borghi di sei regioni italiane che ne sono entrati a far parte.
Domenica 31 luglio 2016 un nuovo percorso volto alla valorizzazione del Molise ed alla ricerca di percorsi d’eccellenza; una iniziativa che nasce dalla volontà di sensibilizzare la comunità molisana al turismo visto come opportunità concreta per il rilancio economico e occupazionale del territorio.
quotidianomolise.com
Arriva il secondo appuntamento del #MoliseinTour, il primo pullman dedicato al Molise che porta i molisani alla scoperta del proprio territorio, in collaborazione con Borghi della Lettura, il network culturale ideato da Roberto Colella, Davide Vitiello e Laura D’Ambrosio e che in poco più di un anno è diventato un vero e proprio circuito culturale e turistico nazionale con 24 borghi di sei regioni italiane che ne sono entrati a far parte.
Domenica 31 luglio 2016 un nuovo percorso volto alla valorizzazione del Molise ed alla ricerca di percorsi d’eccellenza; una iniziativa che nasce dalla volontà di sensibilizzare la comunità molisana al turismo visto come opportunità concreta per il rilancio economico e occupazionale del territorio.
8 luglio 2016
Pasta salva-girovita: il consumo deve limitarsi a queste quantità
Di Micaela Del Monte
4 luglio 2016
Di miti sfatati nell'ultimo periodo ce ne sono stati tanti, da quello della carne rossa a quello del troppo caffè. Ma quello che probabilmente farà più discutere e renderà maggiormente felici quelli che passano la vita a dieta è che la pasta non farebbe ingrassare. Secondo uno studio italiano condotto dal Dipartimento di Epidemiologia dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli, Isernia, infatti non ci sarebbe nulla di più sbagliato che eliminare la pasta dalla propria dieta: mangiare pasta non solo non fa ingrassare, ma anzi aiuta i consumatori regolari a mantenersi più in forma.
Naturalmente, e qui l’entusiasmo tende a raffreddarsi, bisogna comunque tener d’occhio le quantità. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nutrition and Diabetes, sostiene infatti che il consumo deve limitarsi a quantità equivalenti al 10% del fabbisogno giornaliero di calorie, cioè 50 grammi di pasta, più o meno.
Gli studiosi hanno analizzato le misure corporee – altezza, peso, indice di massa corporea, girovita, rapporto vita-fianchi, di oltre 23mila persone, osservando scrupolosamente anche le loro abitudini alimentari. Dai test è emerso che mangiare pasta non si associa a un maggior peso corporeo: anzi, spesso è correlato a un minor indice di massa corporea, in girovita inferiore e un rapporto vita-fianchi più favorevole.
«Molte persone oggi bandiscono la pasta dalla tavola, andandola però poi a sostituire con cibi meno salutari, ad esempio carni rosse in eccesso», ha spiegato Licia Iacoviello, del centro Neuromed. «È senz'altro meglio restare fedeli alla dieta mediterranea, con consumi moderati di tutti i suoi elementi, la pasta in primis», ha aggiunto.
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7 luglio 2016
Aldo Brienza e Campobasso
Di M. Concetta Bomba ocds
12 giugno 2009
fraimmacolato.wordpress.com
Profilo biografico di fra Immacolato che accompagna il lavoro di sistemazione delle “Lettere” curato dal prof. Giuseppe Biscotti e da p. Raffaele Amendolagine.
La casa è il luogo del rifugio, lo spazio che ci accoglie quando siamo ancora bisognosi di essere sostenuti, nutriti, amati. La casa è quel recinto di protezione dentro il quale veniamo alimentati per la vita: un’espansione di rapporti che si dipana dalle braccia familiari fino a creare la trama del nostro intimo bisogno di relazione.
La casa è quel punto di partenza dal quale si esce per divenire “cammino pellegrinante”, ricerca incessante di senso negli avvenimenti ricercati o imposti, nei volti amati o allontanati, nelle scelte effettuate o solo sognate. Realmente dalla propria casa ci si allontana per rintracciare quella Voce che spinge oltre le proprie certezze e che conduce, in ultima istanza, là dove non pensavamo di andare.
E si ritorna, sempre, nella propria casa, in quel centro di irraggiamento che apre e, poi, ricapitola in un gesto di unione con Chi finalmente si lascia incontrare.
La casa è stata per Aldo Brienza la sua dimora, il suo convento, la sua cella, il suo parlatorio, il suo confessionale, la sua mensa.
Nasce a Campobasso il 15 agosto del 1922. Vive con i genitori, sorelle e fratelli in un palazzo situato vicino alla stazione ferroviaria.
Fa in tempo a frequentare, ancora adolescente, solo il primo anno all’Istituto tecnico superiore.
Il 27 giugno 1938, durante una gita con la sua famiglia, improvvisamente, è colto da dolori fortissimi ad un piede, forse in seguito ad una puntura di insetto. Ha inizio, così, il suo lungo pellegrinare “immobile” nel suo letto che durerà 51 anni.
12 giugno 2009
fraimmacolato.wordpress.com
Profilo biografico di fra Immacolato che accompagna il lavoro di sistemazione delle “Lettere” curato dal prof. Giuseppe Biscotti e da p. Raffaele Amendolagine.
La casa è il luogo del rifugio, lo spazio che ci accoglie quando siamo ancora bisognosi di essere sostenuti, nutriti, amati. La casa è quel recinto di protezione dentro il quale veniamo alimentati per la vita: un’espansione di rapporti che si dipana dalle braccia familiari fino a creare la trama del nostro intimo bisogno di relazione.
La casa è quel punto di partenza dal quale si esce per divenire “cammino pellegrinante”, ricerca incessante di senso negli avvenimenti ricercati o imposti, nei volti amati o allontanati, nelle scelte effettuate o solo sognate. Realmente dalla propria casa ci si allontana per rintracciare quella Voce che spinge oltre le proprie certezze e che conduce, in ultima istanza, là dove non pensavamo di andare.
E si ritorna, sempre, nella propria casa, in quel centro di irraggiamento che apre e, poi, ricapitola in un gesto di unione con Chi finalmente si lascia incontrare.
La casa è stata per Aldo Brienza la sua dimora, il suo convento, la sua cella, il suo parlatorio, il suo confessionale, la sua mensa.
Nasce a Campobasso il 15 agosto del 1922. Vive con i genitori, sorelle e fratelli in un palazzo situato vicino alla stazione ferroviaria.
Fa in tempo a frequentare, ancora adolescente, solo il primo anno all’Istituto tecnico superiore.
Il 27 giugno 1938, durante una gita con la sua famiglia, improvvisamente, è colto da dolori fortissimi ad un piede, forse in seguito ad una puntura di insetto. Ha inizio, così, il suo lungo pellegrinare “immobile” nel suo letto che durerà 51 anni.
6 luglio 2016
Tour “malventum” – La deportazione dei liguri bebiani
pontelandolfonews.com
In origine il suo nome era Malventum, città sannita centro di scambi molto intensi. Fu conquistata nel 268 a.C., da quei Romani che ne avevano compreso fin troppo bene l’importanza, da lì, infatti, partivano vie di comunicazione per tutte le direzioni: attraverso lo spartiacque dell’Irpinia (di cui presumibilmente era la capitale) fino alla Puglia, e ancora, lungo la vallata del Sabatus, verso Abellinum. Si dice oggi che tutte le strade portano a Roma, ma all’epoca dei Sanniti, certo esse portavano a Benevento. Insieme ad Isernia, la nostra città fu strategicamente fondamentale, per i Romani, nella lotta al dominio sul territorio dell’antico Sannio, sia nelle lunghe battaglie contro i Sanniti stessi, che si videro impedire ogni possibilità di comunicazione tra le diverse tribù, sia contro Pirro.
Fu in occasione dell’istituzione della colonia, che i Romani ne celebrarono l’annessione mutando il suo nome col più augurante Beneventum. Durante la guerra sociale, l’ultimo, quasi disperato, tentativo di ribellione dei Sanniti contro gli invasori, la città rimase praticamente inerme e sopita, senza fornire alcun concreto contributo alla lotta per la liberazione. […]
Proseguendo verso il Molise c’è Pontelandolfo, che fu teatro della famosa deportazione dei Liguri Bebiani ad opera dei Romani. Fu in quella zona che sorse così il Pagus Herculaneum, un’area fertile e rigogliosa che permise secoli di vita florida, fino all’arrivo, nel IX secolo, dei Saraceni.
In origine il suo nome era Malventum, città sannita centro di scambi molto intensi. Fu conquistata nel 268 a.C., da quei Romani che ne avevano compreso fin troppo bene l’importanza, da lì, infatti, partivano vie di comunicazione per tutte le direzioni: attraverso lo spartiacque dell’Irpinia (di cui presumibilmente era la capitale) fino alla Puglia, e ancora, lungo la vallata del Sabatus, verso Abellinum. Si dice oggi che tutte le strade portano a Roma, ma all’epoca dei Sanniti, certo esse portavano a Benevento. Insieme ad Isernia, la nostra città fu strategicamente fondamentale, per i Romani, nella lotta al dominio sul territorio dell’antico Sannio, sia nelle lunghe battaglie contro i Sanniti stessi, che si videro impedire ogni possibilità di comunicazione tra le diverse tribù, sia contro Pirro.
Fu in occasione dell’istituzione della colonia, che i Romani ne celebrarono l’annessione mutando il suo nome col più augurante Beneventum. Durante la guerra sociale, l’ultimo, quasi disperato, tentativo di ribellione dei Sanniti contro gli invasori, la città rimase praticamente inerme e sopita, senza fornire alcun concreto contributo alla lotta per la liberazione. […]
Proseguendo verso il Molise c’è Pontelandolfo, che fu teatro della famosa deportazione dei Liguri Bebiani ad opera dei Romani. Fu in quella zona che sorse così il Pagus Herculaneum, un’area fertile e rigogliosa che permise secoli di vita florida, fino all’arrivo, nel IX secolo, dei Saraceni.
The Floating Piers (Molise Natzione)
4 luglio 2016
facebook.com/molisenatzione
Mancano poche ore alla fine di The Floating Piers, il sistema di pontili fluttuanti che l’artista bulgaro Christo ha montato sul lago d’Iseo regalando ai moltissimi visitatori la sensazione di camminare sulle acque, opera ultrapopolare sui social e sulla stampa.
Ma non è stato solo un successo virtuale quello di Christo. Un numero impressionante di persone hanno fatto file di ore per camminare sul lago nei 16 giorni dell’opera, dal 18 giugno al 3 luglio.
facebook.com/molisenatzione
Mancano poche ore alla fine di The Floating Piers, il sistema di pontili fluttuanti che l’artista bulgaro Christo ha montato sul lago d’Iseo regalando ai moltissimi visitatori la sensazione di camminare sulle acque, opera ultrapopolare sui social e sulla stampa.
Ma non è stato solo un successo virtuale quello di Christo. Un numero impressionante di persone hanno fatto file di ore per camminare sul lago nei 16 giorni dell’opera, dal 18 giugno al 3 luglio.
5 luglio 2016
Il Santuario di Santa Maria della Strada a Matrice (Campobasso)
Monumento di Fede, di arte e di storia. Sembra che nel tempio della Madonna della Strada gli artisti medievali abbiano voluto raccogliere tutte le note della musica architettonica che il genio italiano aveva creato sotto il cielo d’Italia e per le terre d’Italia, in modo che con la sua semplice bellezza potesse gareggiare con tutte le altre chiese del medesimo stile che impreziosiscono la nostra penisola.
Le origini
Nel sec. XII, sulla strada tratturo che da Matrice mena a Petrella e verso la Puglia, fu eretto questo tempio in onore della Madonna della Strada. La legenda lo fa risalire al Re Bove, ma in realtà fu realizzata, con l’aiuto di maestranze locali, da tre maestri di scultura: Ruggero, Roberto (suo figlio) e Nicodemo, che lavorarono nelle chiese abruzzesi prima del 1150, mentre governava il feudo di Matrice Roberto Valerio, che donò forse il terreno per la fondazione del tempio.
Le origini
Nel sec. XII, sulla strada tratturo che da Matrice mena a Petrella e verso la Puglia, fu eretto questo tempio in onore della Madonna della Strada. La legenda lo fa risalire al Re Bove, ma in realtà fu realizzata, con l’aiuto di maestranze locali, da tre maestri di scultura: Ruggero, Roberto (suo figlio) e Nicodemo, che lavorarono nelle chiese abruzzesi prima del 1150, mentre governava il feudo di Matrice Roberto Valerio, che donò forse il terreno per la fondazione del tempio.
4 luglio 2016
La croce osannale di Santo Stefano di Campobasso
Di Franco Valente
11 ottobre 2009
francovalente.it
La croce osannale di S. Stefano di Campobasso. (Foto A. Silvaroli)
Andrea Silvaroli mi ha segnalato la croce stazionaria di S. Stefano di Campobasso inviandomi anche alcune belle immagini che qui riproduco.
Dell’antica chiesa di S. Maria di Loreto rimane una lapide riapplicata sulla facciata della casa Silvaroli che fu del rev. Giovanni Silvaroli che ne era stato il curato nel 1742 quando fu costruita o, più probabilmente, ricostruita nell’area che appartenne ad un precedente monastero benedettino di S. Stefano. La chiesa è andata distrutta nel 1902 a seguito di una frana.
11 ottobre 2009
francovalente.it
La croce osannale di S. Stefano di Campobasso. (Foto A. Silvaroli)
Andrea Silvaroli mi ha segnalato la croce stazionaria di S. Stefano di Campobasso inviandomi anche alcune belle immagini che qui riproduco.
Dell’antica chiesa di S. Maria di Loreto rimane una lapide riapplicata sulla facciata della casa Silvaroli che fu del rev. Giovanni Silvaroli che ne era stato il curato nel 1742 quando fu costruita o, più probabilmente, ricostruita nell’area che appartenne ad un precedente monastero benedettino di S. Stefano. La chiesa è andata distrutta nel 1902 a seguito di una frana.
3 luglio 2016
“Con le ali ai piedi”: da Rieti a Monte Sant'Angelo. Passando da Santo Stefano.
Di Angela Serracchioli
diquipassofrancesco.it
Come è nata l’idea
Per quanto ci pensiamo non viene in mente ne a Bruno ne a me (Angela), come sia venuta l’idea di dedicare a Tullio la guida a questo nuovo cammino.
Ero andata a Treviso invitata a presentare “La via di Francesco”, era solo qualche mese che Marisa ed io avevamo percorso 430 km da Poggio Bustone a Monte Sant’Angelo (avevamo saltato una tappa perché mi ero infortunata, ma il percorso dovrebbe essere di circa 500 km).
Eravamo partite con il sogno in cuore, continuare il cammino da dove ora termina fino alla sua conclusione più gloriosa.
Una ricognizione in vista di un percorso per tutti o solo un nostro magnifico cammino?
Il sogno in cuore c’era ma dovevamo verificare se valeva la pena di tracciarlo per gli altri.
diquipassofrancesco.it
Come è nata l’idea
Per quanto ci pensiamo non viene in mente ne a Bruno ne a me (Angela), come sia venuta l’idea di dedicare a Tullio la guida a questo nuovo cammino.
Ero andata a Treviso invitata a presentare “La via di Francesco”, era solo qualche mese che Marisa ed io avevamo percorso 430 km da Poggio Bustone a Monte Sant’Angelo (avevamo saltato una tappa perché mi ero infortunata, ma il percorso dovrebbe essere di circa 500 km).
Eravamo partite con il sogno in cuore, continuare il cammino da dove ora termina fino alla sua conclusione più gloriosa.
Una ricognizione in vista di un percorso per tutti o solo un nostro magnifico cammino?
Il sogno in cuore c’era ma dovevamo verificare se valeva la pena di tracciarlo per gli altri.
2 luglio 2016
Il Conte Verde e Stefano Stefano, oggi frazione di Campobasso, dove morì
Di Franco Valente
22 giugno 2014
francovalente.it
Il paese di S. Stefano è famoso soprattutto perché qui, il 1° marzo 1383, moriva di peste Amedeo VI di Savoia, meglio conosciuto come il Conte Verde per la sua predilezione per questo colore che usò non solo per i suoi vestiti, ma anche per le divise dei suoi soldati e per gli arredi delle sue stanze.
Amedeo VI di Savoia, il Conte Verde, era nato a Chambéry il 4 gennaio 1334. Signore della Savoia, aveva combattuto i Turchi su invito di papa Urbano V. Dopo una serie di imprese militari nel bacino mediterraneo arrivò con le sue navi fino a Costantinopoli che occupò. Si spostò sul mar Nero e poi ad Anchialo, Mesembria, Varna e Sozopoli per tornare nel 1367 a Costantinopoli stabilendosi nel palazzo imperiale.
22 giugno 2014
francovalente.it
Il paese di S. Stefano è famoso soprattutto perché qui, il 1° marzo 1383, moriva di peste Amedeo VI di Savoia, meglio conosciuto come il Conte Verde per la sua predilezione per questo colore che usò non solo per i suoi vestiti, ma anche per le divise dei suoi soldati e per gli arredi delle sue stanze.
Amedeo VI di Savoia, il Conte Verde, era nato a Chambéry il 4 gennaio 1334. Signore della Savoia, aveva combattuto i Turchi su invito di papa Urbano V. Dopo una serie di imprese militari nel bacino mediterraneo arrivò con le sue navi fino a Costantinopoli che occupò. Si spostò sul mar Nero e poi ad Anchialo, Mesembria, Varna e Sozopoli per tornare nel 1367 a Costantinopoli stabilendosi nel palazzo imperiale.
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