31 dicembre 2016
30 dicembre 2016
28 dicembre 2016
Museo Internazionale delle Guerre Mondiali
moli.se
Sorto nel 2010 in un antico frantoio, il Museo Internazionale delle Guerre Mondiali è uno spazio espositivo di 900 mq dove si ripercorre la storia, non solo militare, di un periodo che ha sconvolto e cambiato il mondo.
Una ricca collezione di cimeli, alcuni rarissimi. Pezzi autentici conservati con cura e appartenenti principalmente agli eserciti di Italia, Germania, Regno Unito, Francia, Stati Uniti. Una ricostruzione storica che permette di conoscere la vita da campo, il clima propagandistico, la tecnologia e la scienza medica a disposizione all’epoca. Storia che si racconta attraverso oggetti come elmetti, attrezzature radio, medicine, libri, medaglie, manifesti di propaganda, fotografie, bandiere, documenti, prime pagine di quotidiani.
Particolare attenzione è data alle divise. Ve ne sono di ogni tipo: dei soldati semplici e degli ufficiali, alte uniformi e divise di gala, estive e invernali, della marina e della fanteria, del personale medico e dei cappellani, passando per quelle dei corpi speciali. Un’intera stanza è dedicata all’armeria, dove si possono osservare da vicino fucili, pistole e mitragliette utilizzate durante i conflitti.
Il Museo Internazionale delle Guerre Mondiali non è solo un luogo espositivo ma è anche uno spazio dove vengono organizzate presentazioni di libri, studi, dibattiti e ricerche storiche. Perché ciò che è stato e ciò che è la guerra sia sempre vivo nella memoria.
Sorto nel 2010 in un antico frantoio, il Museo Internazionale delle Guerre Mondiali è uno spazio espositivo di 900 mq dove si ripercorre la storia, non solo militare, di un periodo che ha sconvolto e cambiato il mondo.
Una ricca collezione di cimeli, alcuni rarissimi. Pezzi autentici conservati con cura e appartenenti principalmente agli eserciti di Italia, Germania, Regno Unito, Francia, Stati Uniti. Una ricostruzione storica che permette di conoscere la vita da campo, il clima propagandistico, la tecnologia e la scienza medica a disposizione all’epoca. Storia che si racconta attraverso oggetti come elmetti, attrezzature radio, medicine, libri, medaglie, manifesti di propaganda, fotografie, bandiere, documenti, prime pagine di quotidiani.
Particolare attenzione è data alle divise. Ve ne sono di ogni tipo: dei soldati semplici e degli ufficiali, alte uniformi e divise di gala, estive e invernali, della marina e della fanteria, del personale medico e dei cappellani, passando per quelle dei corpi speciali. Un’intera stanza è dedicata all’armeria, dove si possono osservare da vicino fucili, pistole e mitragliette utilizzate durante i conflitti.
Il Museo Internazionale delle Guerre Mondiali non è solo un luogo espositivo ma è anche uno spazio dove vengono organizzate presentazioni di libri, studi, dibattiti e ricerche storiche. Perché ciò che è stato e ciò che è la guerra sia sempre vivo nella memoria.
26 dicembre 2016
Molise on the road: da Agnone a Castropignano
18 novembre 2016
viaggiascrittori.com
Torniamo a parlare del Molise! Vi ricordate di me? Sono Elisabetta, l’amica dei vostri viaggiascrittori preferiti. Qualche giorno fa vi avevo parlato di Venafro, della valle del Volturno e di tutte le bellezze che ignoravo. Anche oggi voglio parlarvi della mia misteriosa regione. Ora che anche Robert De Niro vuole trasferirsi in questa terra magica, tocca anche a voi scoprirla. Siete pronti?
Molise, si parte.
È sabato mattina e, nonostante la brutta pioggia e il fortissimo vento degli ultimi giorni, il tempo sembra aver dato una tregua. Dopo un lungo ragionare, riguardare, riflettere, siamo riusciti a metter su un itinerario. Un po’ schizofrenico, ma abbastanza sensato. Partiremo dal Molise Centrale, arriveremo nel principale comune dell’Alto Molise per poi ritornare nel Molise Centrale.
Nei giorni precedenti abbiamo contattato chiunque per avere informazioni su eventuali aperture dei castelli che vogliamo visitare. Niente da fare. Nessuno sa, nessuno può, nessuno fa. In ogni caso sono le 7:50 e siamo a Termoli, pronti a partire.
La valle del Trigno: Madonna del Canneto e Bagnoli
La prima tappa del nostro rocambolesco tour è il Santuario della Madonna del Canneto. Poco nota, molto bella e facilissima da raggiungere. Si trova al confine tra il Molise e l’Abruzzo, lungo una delle arterie principali della regione, la fondovalle del Trigno.
viaggiascrittori.com
Torniamo a parlare del Molise! Vi ricordate di me? Sono Elisabetta, l’amica dei vostri viaggiascrittori preferiti. Qualche giorno fa vi avevo parlato di Venafro, della valle del Volturno e di tutte le bellezze che ignoravo. Anche oggi voglio parlarvi della mia misteriosa regione. Ora che anche Robert De Niro vuole trasferirsi in questa terra magica, tocca anche a voi scoprirla. Siete pronti?
Molise, si parte.
È sabato mattina e, nonostante la brutta pioggia e il fortissimo vento degli ultimi giorni, il tempo sembra aver dato una tregua. Dopo un lungo ragionare, riguardare, riflettere, siamo riusciti a metter su un itinerario. Un po’ schizofrenico, ma abbastanza sensato. Partiremo dal Molise Centrale, arriveremo nel principale comune dell’Alto Molise per poi ritornare nel Molise Centrale.
Nei giorni precedenti abbiamo contattato chiunque per avere informazioni su eventuali aperture dei castelli che vogliamo visitare. Niente da fare. Nessuno sa, nessuno può, nessuno fa. In ogni caso sono le 7:50 e siamo a Termoli, pronti a partire.
La valle del Trigno: Madonna del Canneto e Bagnoli
La prima tappa del nostro rocambolesco tour è il Santuario della Madonna del Canneto. Poco nota, molto bella e facilissima da raggiungere. Si trova al confine tra il Molise e l’Abruzzo, lungo una delle arterie principali della regione, la fondovalle del Trigno.
24 dicembre 2016
La Faglia, il 24 Dicembre a Oratino (Campobasso)
Ogni anno la sera del 24 Dicembre si rievoca a Oratino l’antico rituale de La Faglia:
un enorme torcia composta da canne, lunga 13 metri, con un diametro di oltre un metro e dal peso che varia dai 25 ai 30 quintali, a seconda della qualità delle canne, viene trasportato a spalla da oltre cinquanta Oratinesi lungo un percorso tutto in salita che ha inizio all'entrata del paese e termina dinanzi al Sagrato della Chiesa Madre di Santa Maria Assunta in Cielo dove viene issata e quindi accesa come fosse un cero.
Dalle certe e evidenti origini pagane questo rito si ricollega a quella vasta famiglia di tradizioni molisane legate al fuoco e più precisamente a quelle dedicate al Solstizio d'Inverno, il preciso momento dell'anno solare che da sempre è stato caratterizzato nel corso della storia da festeggiamenti in onore del Sole e della sua Invincibilità e della sua capacità di generare e rigenerare la vita, affinché la sua rinascita sia anche buon auspicio e possa portare fertilità e abbondanza nell'anno venturo. Una fertilità che non è solo della terra e della Natura ma anche dell’Uomo, non a caso in passato il rituale era un vero e proprio rito di iniziazione per i ragazzi che entravano in pubertà e dovevano dar prova di poter essere chiamati Uomini.
La Faglia // Film from Marco Ramacciato Films on Vimeo.
L’iniziazione consisteva in un atto di coraggio: i giovani dovevano, nelle ore notturne, rubare le canne per realizzare la Faglia nelle campagne dei paesi circostanti affrontando spesso l’ira, le minacce, e spesso e volentieri le “schioppettate” dei padroni. Rubate le canne venivano nascoste in un posto noto solo agli iniziati e lì veniva realizzata la Faglia, che già dalle origini del nome (phallus, fallo) può rendere l’idea del implicito significato che porta con sé questa tradizione: un elogio alla fertilità maschile e in particolare quella degli iniziati.
Oggi le cose sono cambiate, con l’imporsi delle usanze cristiane e cattoliche il rito è finito col simbolizzare un enorme cero che illumina la notte in cui si rivive la nascita di Gesù Bambino. Anche la fase di realizzazione si è palesata e le canne, ma non sempre, non si rubano più.
Ma anche se i simbolismi passano e si trasformano la maestosità e la suggestione restano e si rievocano ogni vigilia di Natale
La partenza è, come sempre, prevista per le ore 15:00 del 24 Dicembre all’entrata del paese in località Casette.
Testo di Fabrizio Mastrangelo
un enorme torcia composta da canne, lunga 13 metri, con un diametro di oltre un metro e dal peso che varia dai 25 ai 30 quintali, a seconda della qualità delle canne, viene trasportato a spalla da oltre cinquanta Oratinesi lungo un percorso tutto in salita che ha inizio all'entrata del paese e termina dinanzi al Sagrato della Chiesa Madre di Santa Maria Assunta in Cielo dove viene issata e quindi accesa come fosse un cero.
Dalle certe e evidenti origini pagane questo rito si ricollega a quella vasta famiglia di tradizioni molisane legate al fuoco e più precisamente a quelle dedicate al Solstizio d'Inverno, il preciso momento dell'anno solare che da sempre è stato caratterizzato nel corso della storia da festeggiamenti in onore del Sole e della sua Invincibilità e della sua capacità di generare e rigenerare la vita, affinché la sua rinascita sia anche buon auspicio e possa portare fertilità e abbondanza nell'anno venturo. Una fertilità che non è solo della terra e della Natura ma anche dell’Uomo, non a caso in passato il rituale era un vero e proprio rito di iniziazione per i ragazzi che entravano in pubertà e dovevano dar prova di poter essere chiamati Uomini.
La Faglia // Film from Marco Ramacciato Films on Vimeo.
L’iniziazione consisteva in un atto di coraggio: i giovani dovevano, nelle ore notturne, rubare le canne per realizzare la Faglia nelle campagne dei paesi circostanti affrontando spesso l’ira, le minacce, e spesso e volentieri le “schioppettate” dei padroni. Rubate le canne venivano nascoste in un posto noto solo agli iniziati e lì veniva realizzata la Faglia, che già dalle origini del nome (phallus, fallo) può rendere l’idea del implicito significato che porta con sé questa tradizione: un elogio alla fertilità maschile e in particolare quella degli iniziati.
Oggi le cose sono cambiate, con l’imporsi delle usanze cristiane e cattoliche il rito è finito col simbolizzare un enorme cero che illumina la notte in cui si rivive la nascita di Gesù Bambino. Anche la fase di realizzazione si è palesata e le canne, ma non sempre, non si rubano più.
Ma anche se i simbolismi passano e si trasformano la maestosità e la suggestione restano e si rievocano ogni vigilia di Natale
La partenza è, come sempre, prevista per le ore 15:00 del 24 Dicembre all’entrata del paese in località Casette.
Testo di Fabrizio Mastrangelo
22 dicembre 2016
La “Mezza Canna” in via Cannavina (già via Borgo) a Campobasso
Di Paolo Giordano
19 ottobre 2016
paologiordanocb.blogspot.it
Se come nelle fiabe gli oggetti parlassero, chi sa quanto potrebbe raccontare l’apparentemente insignificante barra di ferro murata in via Cannavina al civico 7.
In realtà si presenta da sola: su di essa è scritto “mezza canna”.
Era l’unità di misura di riferimento per il mercato di Campobasso inserita in Porta Borgo, anche detta Porta San Leonardo.
Di questa struttura oltre ad essere ancora visibile, all’interno di una vetrina, l’emiciclo di un torrazzo esistono i due stemmi un tempo incastonati nell’architrave.
Il più antico è quello del Conte Cola, l’altro è della città di Campobasso, ed oggi sono entrambi conservati nell’atrio del Municipio.
19 ottobre 2016
paologiordanocb.blogspot.it
Se come nelle fiabe gli oggetti parlassero, chi sa quanto potrebbe raccontare l’apparentemente insignificante barra di ferro murata in via Cannavina al civico 7.
In realtà si presenta da sola: su di essa è scritto “mezza canna”.
Era l’unità di misura di riferimento per il mercato di Campobasso inserita in Porta Borgo, anche detta Porta San Leonardo.
Di questa struttura oltre ad essere ancora visibile, all’interno di una vetrina, l’emiciclo di un torrazzo esistono i due stemmi un tempo incastonati nell’architrave.
Il più antico è quello del Conte Cola, l’altro è della città di Campobasso, ed oggi sono entrambi conservati nell’atrio del Municipio.
20 dicembre 2016
“Ecclesia Sanctae Mariae” di Campobasso: la storia.
parrocchiasacrocuore-cb.jimdo.com
Anno di fondazione cappuccina: 25 maggio 1905.
Funzione del convento: Santuario Mariano, attualmente accorpato al Convento “Sacro Cuore”.
Storia: la prima attestazione storica della Chiesa Santa Maria del Monte si torva nel Codice Vaticano Latino 8222, parte I, fogli 2/4, dove si fa riferimento alla diocesi di Boiano. Il documento riporta l’elenco delle principali chiese campobassane esistenti in data 20 agosto 1241.
La chiesa dei “Monti” era nominata “Ecclesia Sanctae Mariae”; il contesto del documento riferisce che Federico II diede ordine a tal Andrea di Cicala, capitano e maestro giustiziere, di requisire i beni appartenenti alle chiese di alcune diocesi, tra cui quella di Boiano.
La “Ecclesia Sanctae Mariae” fu privata di una minutam unam de zendato oricellato, pro tarenis duobus, cioè un piccolo drappo di seta violacea del valore di due tari - e oricello, una sostanza usata un tempo per tingere lana e seta di viola – (Cfr. E. Jamison, L’amministrazione della contea del Molise nel XII e XIII sec., «Samnium» 1991, p.118, nota 23).
Il 19 settembre 1903, mons. Felice Gianfelice, Vescovo diocesano, per scarsità di clero e per desiderio del popolo, aveva chiesto per iscritto al Padre Generale il ritorno dei Cappuccini in Campobasso.
Per mancanza di locali adatti all’abitazione dei Religiosi, non fu possibile accontentarlo. Il 15 dicembre 1904, contemporaneamente, l’arciprete don Carlo Pistilli e mons. Gianfelice scrissero al Provinciale, Padre Pio da Benevento, proponendogli la custodia e l’officiatura della chiesetta posta fuori dell’abitato, in cima al monte sovrastante la città, che era stata in precedenza cappella funeraria dei Monforte e poi chiesa arcipretale dal titolo “Santa Maria Maggiore” e Santuario dedicato alla “Madonna del Monte”, incoronata solennemente con decreto Vaticano, il 15 giugno di quello stesso anno 1904. Il Vescovo proponeva pure sette condizioni, alle quali subordinava l’affidamento del Santuario.
Il 3 febbraio 1905, il Provinciale accettò sia la cura della chiesetta, sia le sette condizioni, alle quali, però, furono apportati alcuni ritocchi notificati al Vescovo e da questi accolti. Il ricorso di un canonico locale alla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari bloccò l’auspicato ritorno dei Cappuccini in Campobasso ed il 15 febbraio 1905, mons. Gianfelice, con un lungo esposto al Cardinale Prefetto della suddetta Congregazione, difese e motivò la sua decisione. Il ricorso venne archiviato, ed il 25 maggio dello stesso anno, tre Cappuccini, tra cui lo stesso Provinciale, Padre Pio da Benevento, presero possesso del Santuario.
Dopo la presa di possesso, pensarono di restaurare e di abbellire la chiesetta, affidandone la decorazione ad Abele Valerio. Il 30 maggio 1911, ci fu la solenne inaugurazione; il giorno dopo, seguì la solennissima processione di fine maggio, che annualmente si ripete.
Un Rescritto pontificio del 18 maggio 1921 ratificò ed approvò la cessione perpetua del 1905 del Santuario del Monte ai Cappuccini, con la clausola a beneplacito della Sede Apostolica, in maniera che né l’Ordinario diocesano può riprenderne il possesso, né i Cappuccini possono lasciarlo senza il beneplacito della Santa Sede.
Un altro Rescritto della Sacra Congregazione dei Religiosi del 26 luglio 1921, concesse alla religiosa Provincia la facoltà di assumere in perpetuo l’impegno di officiare la suddetta chiesa.
Quando nell’ottobre 1931 si aprì il grande convento del “Sacro Cuore”, per una disposizione della Congregazione Capitolare (dell’agosto precedente), la piccola fraternità del Santuario divenne Ospizio dipendente dal Superiore del suddetto convento; tale restò fino al 1954, quando venne dichiarata indipendente. Attualmente il Santuario è accorpato al convento del Sacro Cuore collocato in città.
Arte: statua della Madonna del Monte, con abiti ottocenteschi, restaurata nel 1824 ma risalente al 1334, come si legge scolpito sul piedistallo ligneo. Nel 1945, il prof. Amedeo Trivisonno, affrescò le pareti della chiesa rappresentando i 15 Misteri del Rosario, con al centro la Gloria di Maria, e ai lati il Cantico delle Creature e l’Assunzione di Maria al Cielo.
Fonti e bibliografia
- Di Iorio (Padre) Antonino da Sant’Elia a Pianisi, La Chiesa della Madonna del Monte in Campobasso e i Padri Cappuccini - Campobasso 1969;
- Di Iorio (Padre) Eduardo, I Cappuccini nel Molise: 1530-1975. Arte e ricordi storici nelle loro chiese e Conventi, Campobasso 1976;
- Ibid., I Cappuccini della religiosa provincia di Foggia o di Sant’Angelo in Puglia (1530-1986), Tomo I-II, Campobasso 1986;
- Fabiano (Padre) Riccardo, Bassorilievo della Madonna della Pace nella Chiesa del Monte di Campobasso in Voce di Padre Pio, Anno II, n. 6, 1971;
- Minadfo N. M., La squilla di Maria SS. del Monte. 1904;
- Tarantino N., Il devoto della Madonna del Monte di Campobasso, Campobasso 1927;
- Triggiani Leonardo, I Conventi dei Cappuccini di Foggia, storia e cronaca, ed. Voce di Padre Pio, San Giovanni Rotondo (FG) 1979.
Orario Sante Messe
Da Settembre a Giugno
FERIALE
7:15
FESTIVO
9:00 – 11:00 - 17:30
Nei mesi di Luglio e Agosto
FERIALE
18:00
FESTIVO
9:00 – 11:00
Anno di fondazione cappuccina: 25 maggio 1905.
Funzione del convento: Santuario Mariano, attualmente accorpato al Convento “Sacro Cuore”.
Storia: la prima attestazione storica della Chiesa Santa Maria del Monte si torva nel Codice Vaticano Latino 8222, parte I, fogli 2/4, dove si fa riferimento alla diocesi di Boiano. Il documento riporta l’elenco delle principali chiese campobassane esistenti in data 20 agosto 1241.
La chiesa dei “Monti” era nominata “Ecclesia Sanctae Mariae”; il contesto del documento riferisce che Federico II diede ordine a tal Andrea di Cicala, capitano e maestro giustiziere, di requisire i beni appartenenti alle chiese di alcune diocesi, tra cui quella di Boiano.
La “Ecclesia Sanctae Mariae” fu privata di una minutam unam de zendato oricellato, pro tarenis duobus, cioè un piccolo drappo di seta violacea del valore di due tari - e oricello, una sostanza usata un tempo per tingere lana e seta di viola – (Cfr. E. Jamison, L’amministrazione della contea del Molise nel XII e XIII sec., «Samnium» 1991, p.118, nota 23).
Il 19 settembre 1903, mons. Felice Gianfelice, Vescovo diocesano, per scarsità di clero e per desiderio del popolo, aveva chiesto per iscritto al Padre Generale il ritorno dei Cappuccini in Campobasso.
Per mancanza di locali adatti all’abitazione dei Religiosi, non fu possibile accontentarlo. Il 15 dicembre 1904, contemporaneamente, l’arciprete don Carlo Pistilli e mons. Gianfelice scrissero al Provinciale, Padre Pio da Benevento, proponendogli la custodia e l’officiatura della chiesetta posta fuori dell’abitato, in cima al monte sovrastante la città, che era stata in precedenza cappella funeraria dei Monforte e poi chiesa arcipretale dal titolo “Santa Maria Maggiore” e Santuario dedicato alla “Madonna del Monte”, incoronata solennemente con decreto Vaticano, il 15 giugno di quello stesso anno 1904. Il Vescovo proponeva pure sette condizioni, alle quali subordinava l’affidamento del Santuario.
Il 3 febbraio 1905, il Provinciale accettò sia la cura della chiesetta, sia le sette condizioni, alle quali, però, furono apportati alcuni ritocchi notificati al Vescovo e da questi accolti. Il ricorso di un canonico locale alla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari bloccò l’auspicato ritorno dei Cappuccini in Campobasso ed il 15 febbraio 1905, mons. Gianfelice, con un lungo esposto al Cardinale Prefetto della suddetta Congregazione, difese e motivò la sua decisione. Il ricorso venne archiviato, ed il 25 maggio dello stesso anno, tre Cappuccini, tra cui lo stesso Provinciale, Padre Pio da Benevento, presero possesso del Santuario.
Dopo la presa di possesso, pensarono di restaurare e di abbellire la chiesetta, affidandone la decorazione ad Abele Valerio. Il 30 maggio 1911, ci fu la solenne inaugurazione; il giorno dopo, seguì la solennissima processione di fine maggio, che annualmente si ripete.
Un Rescritto pontificio del 18 maggio 1921 ratificò ed approvò la cessione perpetua del 1905 del Santuario del Monte ai Cappuccini, con la clausola a beneplacito della Sede Apostolica, in maniera che né l’Ordinario diocesano può riprenderne il possesso, né i Cappuccini possono lasciarlo senza il beneplacito della Santa Sede.
Un altro Rescritto della Sacra Congregazione dei Religiosi del 26 luglio 1921, concesse alla religiosa Provincia la facoltà di assumere in perpetuo l’impegno di officiare la suddetta chiesa.
Quando nell’ottobre 1931 si aprì il grande convento del “Sacro Cuore”, per una disposizione della Congregazione Capitolare (dell’agosto precedente), la piccola fraternità del Santuario divenne Ospizio dipendente dal Superiore del suddetto convento; tale restò fino al 1954, quando venne dichiarata indipendente. Attualmente il Santuario è accorpato al convento del Sacro Cuore collocato in città.
Arte: statua della Madonna del Monte, con abiti ottocenteschi, restaurata nel 1824 ma risalente al 1334, come si legge scolpito sul piedistallo ligneo. Nel 1945, il prof. Amedeo Trivisonno, affrescò le pareti della chiesa rappresentando i 15 Misteri del Rosario, con al centro la Gloria di Maria, e ai lati il Cantico delle Creature e l’Assunzione di Maria al Cielo.
Fonti e bibliografia
- Di Iorio (Padre) Antonino da Sant’Elia a Pianisi, La Chiesa della Madonna del Monte in Campobasso e i Padri Cappuccini - Campobasso 1969;
- Di Iorio (Padre) Eduardo, I Cappuccini nel Molise: 1530-1975. Arte e ricordi storici nelle loro chiese e Conventi, Campobasso 1976;
- Ibid., I Cappuccini della religiosa provincia di Foggia o di Sant’Angelo in Puglia (1530-1986), Tomo I-II, Campobasso 1986;
- Fabiano (Padre) Riccardo, Bassorilievo della Madonna della Pace nella Chiesa del Monte di Campobasso in Voce di Padre Pio, Anno II, n. 6, 1971;
- Minadfo N. M., La squilla di Maria SS. del Monte. 1904;
- Tarantino N., Il devoto della Madonna del Monte di Campobasso, Campobasso 1927;
- Triggiani Leonardo, I Conventi dei Cappuccini di Foggia, storia e cronaca, ed. Voce di Padre Pio, San Giovanni Rotondo (FG) 1979.
Orario Sante Messe
Da Settembre a Giugno
FERIALE
7:15
FESTIVO
9:00 – 11:00 - 17:30
Nei mesi di Luglio e Agosto
FERIALE
18:00
FESTIVO
9:00 – 11:00
18 dicembre 2016
Un Picasso inedito. Dal 20 dicembre 2016 a Campobasso.
fondazionecultura.it
Dal 20 dicembre 2016 al 17 aprile 2017 lo spazio espositivo del Palazzo Gil (Via Gorizia, Campobasso) ospiterà un’eccezionale mostra di ceramiche e grafiche di Picasso, con circa 200 opere in mostra.
Un Picasso inedito, sorprendente, intimo.
La mostra in arrivo a Campobasso celebrerà il più grande artista del ‘900 attraverso una incredibile quantità di opere provenienti da collezioni private: grafiche, incisioni e ceramiche del fondatore del cubismo, in un’esposizione che forse si può considerare la più prestigiosa che il Molise abbia mai ospitato. Il 20 dicembre aprirà al pubblico e proseguirà fino al 17 aprile 2017 negli spazi espositivi di Palazzo Gil, che da anni sta promuovendo una programmazione culturale ed espositiva che sta guadagnando un posto di tutto rispetto nel panorama nazionale.
L’attività di Picasso come ceramista, disegnatore e come incisore è una delle più importanti della sua carriera, forse perché rappresenta la colonna vertebrale di tutte le altre sfaccettature e di tutte le sue tappe o perché rappresenta come nessun’altra il talento inquieto, tenace e appassionato che lo caratterizzò fino alla sua morte. La sua mano, quasi come estensione della sua mente, era incapace di stare tranquilla. Per lui i disegni rappresentavano in molti casi meditazioni di per sé, ma anche passi preliminari di dipinti o incisioni. Sulle pagine di un libro, sul giornale, sui tovaglioli o riempiendo le pagine di quaderni, i numerosi disegni nacquero da matite colorate, dagli abissi dell'inchiostro, dei pennelli e della penna. Qualsiasi supporto o strumento poi, persino piatti e vasi, era all’altezza delle sue aspettative al momento di realizzare le sue opere.
L’esposizione, curata da Stefano Cecchetto con Piernicola Maria Di Iorio, è prodotta dalla Fondazione Molise Cultura con il Patrocinio della Regione Molise e il sostegno di BPER Banca. L’organizzazione è di Arthemisia Group. Sky Arte HD è il media partner d’eccezione della mostra. Il catalogo edito da Pacini Editore.
16 dicembre 2016
Natale per caso con i Neri per Caso
amicidellamusicacb.it
22 dicembre 2016 ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
Programma musicale
Jingle Bells (canto tradizionale)
Oh, Happy Day (gospel tradizionale)
White Christmas (Irving Berlin)
We Wish You A Merry Christmas (canto tradizionale)
God Rest You Merry Gentlemen (canto tradizionale)
Happy Xmas (John Lennon & Yoko Ono)
Brani dal repertorio dei Neri per Caso
22 dicembre 2016 ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
Programma musicale
Jingle Bells (canto tradizionale)
Oh, Happy Day (gospel tradizionale)
White Christmas (Irving Berlin)
We Wish You A Merry Christmas (canto tradizionale)
God Rest You Merry Gentlemen (canto tradizionale)
Happy Xmas (John Lennon & Yoko Ono)
Brani dal repertorio dei Neri per Caso
14 dicembre 2016
Francesco Bucci
ugodugo.it
Nato a Campobasso il 24 maggio 1845 da Giuseppe e Giulia de Rubertis, Francesco Bucci si è distinto per le sue alte qualità morali di amministratore attento e capace, ma soprattutto onesto. Nel 1881 fu eletto sindaco della città di Campobasso e mantenne la carica fino al 1891, anno in cui venne eletto al Consiglio Provinciale.
Nel 1894 fu rieletto sindaco, distinguendosi in questo secondo mandato per l’attuazione di molte opere pubbliche, nonostante il periodo segnato da una forte crisi economica. Stipulò con il comune di Mirabello Sannitico una convenzione per la realizzazione dell’acquedotto di Monteverde, opera che portò nelle case dei campobassani l’acqua potabile.
L’opera fu inaugurata il 9 novembre 1899; nello stesso giorno fu inaugurata anche la bella fontana di Piazza Municipio.
Il Bucci fu molto amato dai cittadini, sia per il carattere bonario e disponibile, sia per la grande dirittura morale. Di lui si dice (come riferisce il canonico Don Giuseppe Di Fabio) che uscendo dal palazzo di città (oggi Palazzo San Giorgio) pare che agli amici che lo accompagnavano abbia detto: “Sono entrato ricco in questo palazzo, ora ne esco povero”. Espressione che la dice lunga agli amministratori odierni.
La città di Campobasso, riconoscente, gli ha dedicato il Corso che va da Piazza Gabriele Pepe a Via Cavour (di fronte al Carcere Giudiziario).
Corso Bucci in precedenza ha avuto le seguenti denominazioni: Via Carcere Nuovo, poi Corso Margherita, poi Corso Garibaldi, poi Via XXVIII Ottobre.
Nato a Campobasso il 24 maggio 1845 da Giuseppe e Giulia de Rubertis, Francesco Bucci si è distinto per le sue alte qualità morali di amministratore attento e capace, ma soprattutto onesto. Nel 1881 fu eletto sindaco della città di Campobasso e mantenne la carica fino al 1891, anno in cui venne eletto al Consiglio Provinciale.
Nel 1894 fu rieletto sindaco, distinguendosi in questo secondo mandato per l’attuazione di molte opere pubbliche, nonostante il periodo segnato da una forte crisi economica. Stipulò con il comune di Mirabello Sannitico una convenzione per la realizzazione dell’acquedotto di Monteverde, opera che portò nelle case dei campobassani l’acqua potabile.
L’opera fu inaugurata il 9 novembre 1899; nello stesso giorno fu inaugurata anche la bella fontana di Piazza Municipio.
Il Bucci fu molto amato dai cittadini, sia per il carattere bonario e disponibile, sia per la grande dirittura morale. Di lui si dice (come riferisce il canonico Don Giuseppe Di Fabio) che uscendo dal palazzo di città (oggi Palazzo San Giorgio) pare che agli amici che lo accompagnavano abbia detto: “Sono entrato ricco in questo palazzo, ora ne esco povero”. Espressione che la dice lunga agli amministratori odierni.
La città di Campobasso, riconoscente, gli ha dedicato il Corso che va da Piazza Gabriele Pepe a Via Cavour (di fronte al Carcere Giudiziario).
Corso Bucci in precedenza ha avuto le seguenti denominazioni: Via Carcere Nuovo, poi Corso Margherita, poi Corso Garibaldi, poi Via XXVIII Ottobre.
12 dicembre 2016
Alda Caiello, soprano e André Gallo, pianoforte
amicidellamusicacb.it
17 dicembre 2016 ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
Programma musicale
XAVIER MONTSALVATGE - Cinco canciones negras
MAURICE RAVEL - Cinq Mélodies populaires grecques
CLAUDE DEBUSSY - Ballade
JAN SIBELIUS - 4 Lieder
MANUEL de FALLA - Sietes canciones populares espanolas
ALBERTO GINASTERA - Danzas argentinas op. 2
LICIANO BERIO - Quattro canzoni popolari
MARCO DI BARI - (Un)heavenly lullaby
17 dicembre 2016 ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
Programma musicale
XAVIER MONTSALVATGE - Cinco canciones negras
MAURICE RAVEL - Cinq Mélodies populaires grecques
CLAUDE DEBUSSY - Ballade
JAN SIBELIUS - 4 Lieder
MANUEL de FALLA - Sietes canciones populares espanolas
ALBERTO GINASTERA - Danzas argentinas op. 2
LICIANO BERIO - Quattro canzoni popolari
MARCO DI BARI - (Un)heavenly lullaby
10 dicembre 2016
Sana, genuina e sincera: il “boom” della cucina molisana, che si fa largo tra le “Guide”
31 ottobre 2016
molisanissimo.it
Una cucina vera, sincera, genuina. Buona e soprattutto sana. Chef preparati e innovativi. Prodotti del territorio straordinari, ancorati a una tradizione agricola, contadina. Mani che li lavorano con passione e competenza, un lavoro incessante sulla qualità e poi, eccoli qui, i riconoscimenti che arrivano. Sono tanti i ristoranti del Molise recensiti e consigliati da 3 delle maggiori guide nazionali di settore: “I ristoranti d’Italia 2017 – Le guide de L’Espresso”, “Ristoranti d’Italia 2017” del Gambero Rosso, “Osterie d’Italia 2017” di Slow Food.
Una panoramica del gusto che spazia dalle alte vette di Capracotta (IS) alle spiagge della costa di Termoli (CB) o di Campomarino (CB). Un segno che il Molise è sia in fase di scoperta dall’esterno che in fase di crescita dell’offerta gastronomica interna. Tanti sono i passi avanti fatti in direzione di qualità. I ristoranti premiati lavorano scegliendo la qualità, privilegiando prodotti del territorio, oli extravergini di qualità e vini locali.
I ristoranti d’Italia 2017 – Le guide de L’Espresso
Per la guida de L’Espresso il “Miglior ristorante del Molise” è “La Risorta Locanda del Castello“, situato a Civita Superiore, una piccolissima località abbarbicata sopra Bojano (CB). Una cucina dal “passo sicuro”, così viene definita da “L’Espresso”, che spicca per creatività con “attenzione estrema alla materia prima” e “strizzate d’occhio vintage”.
Sempre a Bojano c’è “Da Filomena“, con pasta di casa ai legumi, carni e freschissime trote.
rendendo la strada verso l’Alto Molise tappa obbligata per la guida è la “Locanda Mammì“, gestita da una chef crescuta alla corte dello stellato Niko Romito.
A Campobasso vengono recensiti “La Grotta da Concetta” e “Miseria e Nobiltà“, mentre “Aciniello” viene solo segnalato.
Rimanendo in Alto Molise immancabile è una capatina a “L’Elfo” a Capracotta (IS), mentre scendendo dalle alte vette verso la collina ci si può fermare a pranzo da “O’ Pizzaiuolo“, a Isernia.
A Oratino (CB) c’è “Olmicello“, mentre dirigendosi verso il Basso Molise, prima di arrivare sulla costa, ci si può fermare per un pasto all'”Osteria del Borgo” di Larino (CB) o a “La Nostrana” di Montelongo (CB).
Una volta avvistato il mare adriatico all’orizzonte c’è un’ampia scelta: “da Nonna Rosa” a Campomarino (CB) e ben 5 ristoranti a Termoli: “Da Adele“, “Federico II“, “Osteria dentro le mura“, “Svevia” e “Don Giovanni“, che viene solo segnalato.
Tra le migliori pizzerie è segnalata “La Taverna dei Re“, di Vinchiaturo (CB)”.
Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso
Il ristorante “L’Elfo“, di Capracotta viene posto dal “Gambero Rosso” tra i 21 migliori ristoranti d’Italia che hanno ricevuto un premio nel rapporto qualità/prezzo.
Vengono poi segnalati la “Locanda Mammì” di Agnone, “Da Filomena” di Bojano, “La Risorta Locanda del Castello” di Bojano, “Miseria e nobiltà” di Campobasso, “Da Nonna Rosa” di Campomarino, “Gold” di Castelmauro (CB), “Ribo” a Guglionesi (CB), “Le Panche” di Pescopennataro (IS), la “Locanda Belvedere” di Rocchetta al Volturno (fraz. Castelnuovo) (IS), la “Locanda Monaco” a San Martino in Pensilis (CB), “Perbacco” di Sant’Angelo Limosano (CB), “L’Opera” di Termoli, “Z’ Bass“, sempre a Termoli e infine il “Quadrifoglio” a Venafro (IS).
Osterie d’Italia 2017 – Slow food
Sono inserite nella guida di “Slow Food”: la “Locanda Mammì” di Agnone, “Borgo Antico” di Bojano, “Da Filomena” di Bojano, “Aciniello” di Campobasso, “La Grotta da Concetta” di Campobasso, “Da Nonna Rosa” a Campomarino, “Guado Cannavina” a Capracotta, “L’Elfo” a Capracotta, “Da Adriano” a Carovilli (IS), “Osteria del Borgo” di Larino e “Osteria dentro le Mura” di Termoli.
Le “chiocciole”, speciali riconoscimenti sono stati assegnati a “La Grotta da Concetta” e a “Osteria dentro le Mura“.
molisanissimo.it
Una cucina vera, sincera, genuina. Buona e soprattutto sana. Chef preparati e innovativi. Prodotti del territorio straordinari, ancorati a una tradizione agricola, contadina. Mani che li lavorano con passione e competenza, un lavoro incessante sulla qualità e poi, eccoli qui, i riconoscimenti che arrivano. Sono tanti i ristoranti del Molise recensiti e consigliati da 3 delle maggiori guide nazionali di settore: “I ristoranti d’Italia 2017 – Le guide de L’Espresso”, “Ristoranti d’Italia 2017” del Gambero Rosso, “Osterie d’Italia 2017” di Slow Food.
Una panoramica del gusto che spazia dalle alte vette di Capracotta (IS) alle spiagge della costa di Termoli (CB) o di Campomarino (CB). Un segno che il Molise è sia in fase di scoperta dall’esterno che in fase di crescita dell’offerta gastronomica interna. Tanti sono i passi avanti fatti in direzione di qualità. I ristoranti premiati lavorano scegliendo la qualità, privilegiando prodotti del territorio, oli extravergini di qualità e vini locali.
I ristoranti d’Italia 2017 – Le guide de L’Espresso
Per la guida de L’Espresso il “Miglior ristorante del Molise” è “La Risorta Locanda del Castello“, situato a Civita Superiore, una piccolissima località abbarbicata sopra Bojano (CB). Una cucina dal “passo sicuro”, così viene definita da “L’Espresso”, che spicca per creatività con “attenzione estrema alla materia prima” e “strizzate d’occhio vintage”.
Sempre a Bojano c’è “Da Filomena“, con pasta di casa ai legumi, carni e freschissime trote.
rendendo la strada verso l’Alto Molise tappa obbligata per la guida è la “Locanda Mammì“, gestita da una chef crescuta alla corte dello stellato Niko Romito.
A Campobasso vengono recensiti “La Grotta da Concetta” e “Miseria e Nobiltà“, mentre “Aciniello” viene solo segnalato.
Rimanendo in Alto Molise immancabile è una capatina a “L’Elfo” a Capracotta (IS), mentre scendendo dalle alte vette verso la collina ci si può fermare a pranzo da “O’ Pizzaiuolo“, a Isernia.
A Oratino (CB) c’è “Olmicello“, mentre dirigendosi verso il Basso Molise, prima di arrivare sulla costa, ci si può fermare per un pasto all'”Osteria del Borgo” di Larino (CB) o a “La Nostrana” di Montelongo (CB).
Una volta avvistato il mare adriatico all’orizzonte c’è un’ampia scelta: “da Nonna Rosa” a Campomarino (CB) e ben 5 ristoranti a Termoli: “Da Adele“, “Federico II“, “Osteria dentro le mura“, “Svevia” e “Don Giovanni“, che viene solo segnalato.
Tra le migliori pizzerie è segnalata “La Taverna dei Re“, di Vinchiaturo (CB)”.
Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso
Il ristorante “L’Elfo“, di Capracotta viene posto dal “Gambero Rosso” tra i 21 migliori ristoranti d’Italia che hanno ricevuto un premio nel rapporto qualità/prezzo.
Vengono poi segnalati la “Locanda Mammì” di Agnone, “Da Filomena” di Bojano, “La Risorta Locanda del Castello” di Bojano, “Miseria e nobiltà” di Campobasso, “Da Nonna Rosa” di Campomarino, “Gold” di Castelmauro (CB), “Ribo” a Guglionesi (CB), “Le Panche” di Pescopennataro (IS), la “Locanda Belvedere” di Rocchetta al Volturno (fraz. Castelnuovo) (IS), la “Locanda Monaco” a San Martino in Pensilis (CB), “Perbacco” di Sant’Angelo Limosano (CB), “L’Opera” di Termoli, “Z’ Bass“, sempre a Termoli e infine il “Quadrifoglio” a Venafro (IS).
Osterie d’Italia 2017 – Slow food
Sono inserite nella guida di “Slow Food”: la “Locanda Mammì” di Agnone, “Borgo Antico” di Bojano, “Da Filomena” di Bojano, “Aciniello” di Campobasso, “La Grotta da Concetta” di Campobasso, “Da Nonna Rosa” a Campomarino, “Guado Cannavina” a Capracotta, “L’Elfo” a Capracotta, “Da Adriano” a Carovilli (IS), “Osteria del Borgo” di Larino e “Osteria dentro le Mura” di Termoli.
Le “chiocciole”, speciali riconoscimenti sono stati assegnati a “La Grotta da Concetta” e a “Osteria dentro le Mura“.
8 dicembre 2016
Orchestra Sinfonica Abruzzese
amicidellamusicacb.it
10 dicembre 2016 ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
ULRICH WINDFUHR direttore
MARTINA FILJAK pianoforte
Programma musicale
PROGETTO BRAHMS
JOHANNES BRAHMS - Sinfonia in fa maggiore op. 90 n. 3
JOHANNES BRAHMS - Concerto per pianoforte e orchestra in si bemolle maggiore op. 83 n. 2
10 dicembre 2016 ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
ULRICH WINDFUHR direttore
MARTINA FILJAK pianoforte
Programma musicale
PROGETTO BRAHMS
JOHANNES BRAHMS - Sinfonia in fa maggiore op. 90 n. 3
JOHANNES BRAHMS - Concerto per pianoforte e orchestra in si bemolle maggiore op. 83 n. 2
6 dicembre 2016
4 dicembre 2016
La ciarancella “strumento unico al mondo”. A Montorio si ode il “Coro degli Angeli”
Di Maurizio Cavaliere
4 novembre 2016
primonumero.it
Se vi stuzzica l’interessante idea di visitare Montorio nei Frentani, paesino dall’aria dolce, a pochi chilometri da Larino, ricordatevi che il giorno di Natale, a Pasqua e il 12 giugno nella suggestiva celebrazione di San Costanzo Patrono, potrete sentire anche voi il canto degli Angeli riempire di gloria la chiesa di Santa Maria Assunta.
Nell’edificio ecclesiastico noto in tutta Italia, e oltre, per la pala d’altare raffigurante l’Annunciazione della Vergine, realizzata dall’olandese Teodoro d’Errico nel 1581, ed esposta a Expo 2015 tra le meraviglie selezionate da Vittorio Sgarbi, c’è anche uno strumento musicale che gli storici del posto ritengono essere unico al mondo (si accettano smentite, naturalmente). È la Ciarancella, “I Ciarangelle” nel dialetto locale, che riproduce in maniera del tutto sorprendente, quasi celestiale il cosiddetto “coro degli Angeli”.
4 novembre 2016
primonumero.it
Se vi stuzzica l’interessante idea di visitare Montorio nei Frentani, paesino dall’aria dolce, a pochi chilometri da Larino, ricordatevi che il giorno di Natale, a Pasqua e il 12 giugno nella suggestiva celebrazione di San Costanzo Patrono, potrete sentire anche voi il canto degli Angeli riempire di gloria la chiesa di Santa Maria Assunta.
Nell’edificio ecclesiastico noto in tutta Italia, e oltre, per la pala d’altare raffigurante l’Annunciazione della Vergine, realizzata dall’olandese Teodoro d’Errico nel 1581, ed esposta a Expo 2015 tra le meraviglie selezionate da Vittorio Sgarbi, c’è anche uno strumento musicale che gli storici del posto ritengono essere unico al mondo (si accettano smentite, naturalmente). È la Ciarancella, “I Ciarangelle” nel dialetto locale, che riproduce in maniera del tutto sorprendente, quasi celestiale il cosiddetto “coro degli Angeli”.
2 dicembre 2016
Campobasso, Sant’Elia a Pianisi e Venafro: i luoghi di Padre Pio in Molise.
moliseturismo.eu
Senza dubbio è il frate cappuccino più amato nella storia; la mitezza e la sapienza lo resero beato ancor prima del suo transito. Padre Pio da Pietrelcina soggiornò in alcuni conventi del Molise.
A Campobasso, sul monte che sovrasta la città, sorge l’antico santuario dedicato alla Madonna del Monte. In pietra locale, è ad un’unica navata, artisticamente affrescato da dipinti del Trivisonno. Di fianco alla chiesa la cella dove, nel 1905, da giovane neo-professo, soggiornò il beato di Pietrelcina. Oggi il sito è una cappella che ricorda la permanenza del frate. Nel 1909 vi ritornò per respirare l’aria salubre della città.
Il Convento dei Padri Cappuccini di Sant’Elia a Pianisi, raggiungibile dalla Strada Statale di collegamento tra Campobasso e Foggia, è posizionato all’ingresso del paese, sul lato sinistro per chi proviene dal vicino centro di Pietracatella. Qui, nel Convento, San Pio da Pietralcina, arriva nel pieno della sua giovinezza. Viene infatti ospitato in terra di Sant’Elia dal gennaio del 1904 al 1907, subito dopo il noviziato di Morcone, in provincia di Benevento. Il 22 gennaio di quell’anno infatti nella cittadina beneventana aveva emesso i voti semplici ed il 25 dello stesso mese, tre giorni dopo, era entrato nel Convento di Sant’Elia per gli studi ginnasiali e di preparazione al sacerdozio. Qui studia la Retorica, la Filosofia ed in parte la Teologia. Il 27 gennaio del 1907, nella Chiesa del Convento dedicata a San Francesco emette la professione dei voti solenni perpetui, impegnandosi a seguire, per tutta la vita, la regola di San Francesco, scandita dalla povertà, dalla castità e dall’obbedienza.
Senza dubbio è il frate cappuccino più amato nella storia; la mitezza e la sapienza lo resero beato ancor prima del suo transito. Padre Pio da Pietrelcina soggiornò in alcuni conventi del Molise.
A Campobasso, sul monte che sovrasta la città, sorge l’antico santuario dedicato alla Madonna del Monte. In pietra locale, è ad un’unica navata, artisticamente affrescato da dipinti del Trivisonno. Di fianco alla chiesa la cella dove, nel 1905, da giovane neo-professo, soggiornò il beato di Pietrelcina. Oggi il sito è una cappella che ricorda la permanenza del frate. Nel 1909 vi ritornò per respirare l’aria salubre della città.
Il Convento dei Padri Cappuccini di Sant’Elia a Pianisi, raggiungibile dalla Strada Statale di collegamento tra Campobasso e Foggia, è posizionato all’ingresso del paese, sul lato sinistro per chi proviene dal vicino centro di Pietracatella. Qui, nel Convento, San Pio da Pietralcina, arriva nel pieno della sua giovinezza. Viene infatti ospitato in terra di Sant’Elia dal gennaio del 1904 al 1907, subito dopo il noviziato di Morcone, in provincia di Benevento. Il 22 gennaio di quell’anno infatti nella cittadina beneventana aveva emesso i voti semplici ed il 25 dello stesso mese, tre giorni dopo, era entrato nel Convento di Sant’Elia per gli studi ginnasiali e di preparazione al sacerdozio. Qui studia la Retorica, la Filosofia ed in parte la Teologia. Il 27 gennaio del 1907, nella Chiesa del Convento dedicata a San Francesco emette la professione dei voti solenni perpetui, impegnandosi a seguire, per tutta la vita, la regola di San Francesco, scandita dalla povertà, dalla castità e dall’obbedienza.
30 novembre 2016
Domenico Codisposti, Pianoforte
amicidellamusicacb.it
3 dicembre 2016 ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
Programma musicale
FIORENZO PASCALUCCI - Preludio (prima esecuzione assoluta)
FRYDERYK CHOPIN - 24 Preludi op. 28
FRYDERYK CHOPIN - 4 Mazurche op. 30
FRYDERYK CHOPIN - Sonata in si minore op. 58
3 dicembre 2016 ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
Programma musicale
FIORENZO PASCALUCCI - Preludio (prima esecuzione assoluta)
FRYDERYK CHOPIN - 24 Preludi op. 28
FRYDERYK CHOPIN - 4 Mazurche op. 30
FRYDERYK CHOPIN - Sonata in si minore op. 58
28 novembre 2016
Molise on the road: dal Volturno a Venafro
4 novembre 2016
Gita di 1 giorno Italia Molise
viaggiascrittori.com
Il Molise non esiste. Quante volte lo avete sentito dire? E quante volte l’avete detto voi stessi? Ebbene, i viaggiascrittori sono qui per smentire questo falso mito. Anzi, non proprio i viaggiascrittori. A scrivere è Elisabetta, una loro amica. Da oggi, infatti, comincia una collaborazione piccina-picciò alla scoperta di una regione piccina-picciò: il Molise.
Molisn’t? Ma anche no.
Partiamo dal presupposto che voi non sappiate niente, ma proprio niente del Molise. Cosa non del tutto improbabile. Ecco i dati che vi occorrono: nasce nel 1963, conta appena 300mila abitanti, è la seconda regione italiana più piccola ed è divisa in 2 province: Isernia e Campobasso. Ci siamo?
Inoltre, siccome a noi molisani questo territorio sembrava troooppo vasto per essere contenuto in appena 2 province, siamo soliti dividerlo in 3 macro-aree: Basso Molise, la zona costiera e collinare; Molise Centrale, la zona intorno a Campobasso; Alto Molise, sostanzialmente individuabile nella provincia di Isernia. Chi scrive è di Larino, uno dei principali comuni del Basso Molise. Vi porterò a scoprire tutte zone e le peculiarità della mia regione. Pronti?
Pronti, partenza, via.
È il primo novembre, giorno di festa, c’è un bel sole, una temperatura amichevole… e allora si parte. Voglio scoprire qualcosa di nuovo della provincia di Isernia, che scandalosamente ignoro. I panini con la frittata – vero must per ogni terrone che si rispetti – sono nello zainetto, l’itinerario è stato studiato, ci siamo.
Gita di 1 giorno Italia Molise
viaggiascrittori.com
Il Molise non esiste. Quante volte lo avete sentito dire? E quante volte l’avete detto voi stessi? Ebbene, i viaggiascrittori sono qui per smentire questo falso mito. Anzi, non proprio i viaggiascrittori. A scrivere è Elisabetta, una loro amica. Da oggi, infatti, comincia una collaborazione piccina-picciò alla scoperta di una regione piccina-picciò: il Molise.
Molisn’t? Ma anche no.
Partiamo dal presupposto che voi non sappiate niente, ma proprio niente del Molise. Cosa non del tutto improbabile. Ecco i dati che vi occorrono: nasce nel 1963, conta appena 300mila abitanti, è la seconda regione italiana più piccola ed è divisa in 2 province: Isernia e Campobasso. Ci siamo?
Inoltre, siccome a noi molisani questo territorio sembrava troooppo vasto per essere contenuto in appena 2 province, siamo soliti dividerlo in 3 macro-aree: Basso Molise, la zona costiera e collinare; Molise Centrale, la zona intorno a Campobasso; Alto Molise, sostanzialmente individuabile nella provincia di Isernia. Chi scrive è di Larino, uno dei principali comuni del Basso Molise. Vi porterò a scoprire tutte zone e le peculiarità della mia regione. Pronti?
Pronti, partenza, via.
È il primo novembre, giorno di festa, c’è un bel sole, una temperatura amichevole… e allora si parte. Voglio scoprire qualcosa di nuovo della provincia di Isernia, che scandalosamente ignoro. I panini con la frittata – vero must per ogni terrone che si rispetti – sono nello zainetto, l’itinerario è stato studiato, ci siamo.
26 novembre 2016
Francesco Pietrunto
ugodugo.it
Francesco Pietrunto nacque a Campobasso il 3 aprile 1785 da Nicola e da Ippolita Colucci. Bisogna dire che il cognome registrato sul certificato di battesimo è Petrunti, mentre il cognome vero, registrato all’anagrafe è Pietrunto, come indicato nello stradario.
Compì i primi studi a Campobasso fino al 1800; all’età di quindici anni si recò a Napoli, dove si laureò in medicina e chirurgia.
Fu discepolo del Barba, del Sementini padre e del Sementini figlio, del Cotugno, del Santoro e del de Horatiis (altro grande medico molisano nativo di Caccavone, oggi Poggio Sannita) prima e dell’Amantea dopo, che fu uno dei più bravi chirurghi dell’epoca.
Come chirurgo entrò nel 1812 all’Ospedale degli “Incurabili”, dove poco dopo diventerà professore e primo chirurgo.
Francesco Pietrunto nacque a Campobasso il 3 aprile 1785 da Nicola e da Ippolita Colucci. Bisogna dire che il cognome registrato sul certificato di battesimo è Petrunti, mentre il cognome vero, registrato all’anagrafe è Pietrunto, come indicato nello stradario.
Compì i primi studi a Campobasso fino al 1800; all’età di quindici anni si recò a Napoli, dove si laureò in medicina e chirurgia.
Fu discepolo del Barba, del Sementini padre e del Sementini figlio, del Cotugno, del Santoro e del de Horatiis (altro grande medico molisano nativo di Caccavone, oggi Poggio Sannita) prima e dell’Amantea dopo, che fu uno dei più bravi chirurghi dell’epoca.
Come chirurgo entrò nel 1812 all’Ospedale degli “Incurabili”, dove poco dopo diventerà professore e primo chirurgo.
24 novembre 2016
22 novembre 2016
Trio di Parma
amicidellamusicacb.it
26 novembre 2016 ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
Alberto Miodini pianoforte
Ivan Rabaglia violino
Enrico Bronzi violoncello
Programma musicale
ROBERT SCHUMANN - Trio in fa maggiore n. 2 op. 80
GIANLUCA CASCIOLI - Secondo Trio (Brano vincitore del 2° Concorso nazionale di Composizione "Francesco Agnello" 2015)
JOHANNES BRAHMS - Trio in do maggiore n. 2 op. 87
26 novembre 2016 ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
Alberto Miodini pianoforte
Ivan Rabaglia violino
Enrico Bronzi violoncello
Programma musicale
ROBERT SCHUMANN - Trio in fa maggiore n. 2 op. 80
GIANLUCA CASCIOLI - Secondo Trio (Brano vincitore del 2° Concorso nazionale di Composizione "Francesco Agnello" 2015)
JOHANNES BRAHMS - Trio in do maggiore n. 2 op. 87
20 novembre 2016
Il Molise in tavola. La pampanella
luglio 2015
molisebedandbreakfast.com
La pampanella è un piatto tipico molisano oggi diffuso anche nel Gargano, l’area nord della Puglia.
La pampanella è fatta con la carne di maiale opportunamente speziata con aglio e peperoncino. Dopo la cottura in forno essa si presenta di un rosso vivo, è molto morbida e ha un gusto piccante.
Non si sa molto riguardo alla sua origine, ma il suo nome deriva dalla parola pàmpino indicante le foglie dove la carne veniva cotta anticamente; la denominazione esatta sarebbe, infatti, carne di maiale cotta alla pampanella.
San Martino in Pensilis, specialmente, ma anche i comuni confinanti come Portocannone e Ururi sono tradizionalmente legati a questa ricetta perché i venditori di pampanella, nelle grandi feste locali, erano esclusivamente sanmartinesi o portocannonesi o ururesi.
Presumibilmente essa, una volta, veniva prodotta in casa e consumata nel ristretto ambito familiare, poi si iniziò a commercializzarla e a venderla nelle feste e sagre paesane locali, nella zona del Basso Molise.
Attualmente, ci sono diversi produttori e venditori di questo prodotto nei paesi basso molisani sopra citati ma anche in altre parti del Molise. Tuttavia la più antica testimonianza storica documentaria la si ritrova ne “La fisica appula” dove si descrive l’antico metodo di cottura nella terra e dove il piatto viene indicato come tipico dei pastori garganici; ancora oggi in alcuni paesi del Gargano la pampanella è un piatto tipico. Questo farebbe pensare ad un prodotto legato alla transumanza, dato che la pampanella (ma di formaggio) esiste anche in Abruzzo.
Ricetta della “Pampanella” all’uso di San Martino in Pensilis
Un filetto di maiale completo di costate
4 spicchi di aglio
q. b. di peperoncino dolce e piccante
q. b. di aceto di vino bianco
q. b. di sale
Depezzate il filetto, senza intaccare le ossa, mettetelo in una capace terrina e conditelo con un composto ottenuto amalgamando sale, aglio tritato e abbondante peperoncino, sia dolce sia piccante.
Sistemate la carne in una teglia, ricopritela con un foglio di carta paglia inumidita e infornate a 180° per circa due ore.
Dieci minuti prima della piena cottura, togliete la carne dal forno, eliminate carta, acqua e grasso, spruzzatela con aceto e rimettetela in forno per ultimare la cottura.
Diversamente, dopo aver condito la carne con sale, aglio, peperoncino, lasciatela insaporire per 5/6 ore.
Trascorso questo tempo, disponete i pezzi di carne in una teglia, coperti con un foglio di carta paglia, precedentemente bagnato con acqua, per evitare che il peperoncino diventi nero.
Fate cuocere in forno preriscaldato, a 270°, circa per due ore, avendo l’accortezza a fine cottura di irrorare il tutto con una spruzzata di aceto bianco.
Buon appetito.
molisebedandbreakfast.com
La pampanella è un piatto tipico molisano oggi diffuso anche nel Gargano, l’area nord della Puglia.
La pampanella è fatta con la carne di maiale opportunamente speziata con aglio e peperoncino. Dopo la cottura in forno essa si presenta di un rosso vivo, è molto morbida e ha un gusto piccante.
Non si sa molto riguardo alla sua origine, ma il suo nome deriva dalla parola pàmpino indicante le foglie dove la carne veniva cotta anticamente; la denominazione esatta sarebbe, infatti, carne di maiale cotta alla pampanella.
San Martino in Pensilis, specialmente, ma anche i comuni confinanti come Portocannone e Ururi sono tradizionalmente legati a questa ricetta perché i venditori di pampanella, nelle grandi feste locali, erano esclusivamente sanmartinesi o portocannonesi o ururesi.
Presumibilmente essa, una volta, veniva prodotta in casa e consumata nel ristretto ambito familiare, poi si iniziò a commercializzarla e a venderla nelle feste e sagre paesane locali, nella zona del Basso Molise.
Attualmente, ci sono diversi produttori e venditori di questo prodotto nei paesi basso molisani sopra citati ma anche in altre parti del Molise. Tuttavia la più antica testimonianza storica documentaria la si ritrova ne “La fisica appula” dove si descrive l’antico metodo di cottura nella terra e dove il piatto viene indicato come tipico dei pastori garganici; ancora oggi in alcuni paesi del Gargano la pampanella è un piatto tipico. Questo farebbe pensare ad un prodotto legato alla transumanza, dato che la pampanella (ma di formaggio) esiste anche in Abruzzo.
Ricetta della “Pampanella” all’uso di San Martino in Pensilis
Un filetto di maiale completo di costate
4 spicchi di aglio
q. b. di peperoncino dolce e piccante
q. b. di aceto di vino bianco
q. b. di sale
Depezzate il filetto, senza intaccare le ossa, mettetelo in una capace terrina e conditelo con un composto ottenuto amalgamando sale, aglio tritato e abbondante peperoncino, sia dolce sia piccante.
Sistemate la carne in una teglia, ricopritela con un foglio di carta paglia inumidita e infornate a 180° per circa due ore.
Dieci minuti prima della piena cottura, togliete la carne dal forno, eliminate carta, acqua e grasso, spruzzatela con aceto e rimettetela in forno per ultimare la cottura.
Diversamente, dopo aver condito la carne con sale, aglio, peperoncino, lasciatela insaporire per 5/6 ore.
Trascorso questo tempo, disponete i pezzi di carne in una teglia, coperti con un foglio di carta paglia, precedentemente bagnato con acqua, per evitare che il peperoncino diventi nero.
Fate cuocere in forno preriscaldato, a 270°, circa per due ore, avendo l’accortezza a fine cottura di irrorare il tutto con una spruzzata di aceto bianco.
Buon appetito.
18 novembre 2016
Melosonoperso 2: la rassegna che recupera il cinema invisibile. A Campobasso
http://www.fondazionecultura.it/?q=node/1264
Da giovedì 17 novembre 2016 torna “Melosonoperso!”, la seconda edizione della rassegna cinematografica che riporta il grande cinema al centro del capoluogo regionale, reinterpretando attraverso una programmazione eterogenea e mai commerciale, il ruolo e la funzione dello storico cinema Odeon nella struttura del Palazzo Gil.
Da giovedì 17 novembre 2016 torna “Melosonoperso!”, la seconda edizione della rassegna cinematografica che riporta il grande cinema al centro del capoluogo regionale, reinterpretando attraverso una programmazione eterogenea e mai commerciale, il ruolo e la funzione dello storico cinema Odeon nella struttura del Palazzo Gil.
16 novembre 2016
“Transiberiana d’Italia”: gli appuntamenti di fine 2016
fondazionefs.it
Programmati già venti viaggi in treno storico sulla linea che, con le sue numerose opere d’arte ad alto valore tecnico e ferroviario, attraversa i paesaggi mozzafiato di Molise e Abruzzo
Dopo i continui e crescenti successi dalla data di riapertura a scopi turistici avvenuta a maggio del 2014, anche nel 2016 sono organizzati numerosi viaggi in treno storico sulla “Transiberiana d’Italia”, la suggestiva linea che, unendo il viaggio in carrozze d’epoca e la bellezza di vallate e montagne abruzzesi e molisane, fa registrare sempre il tutto esaurito ad ogni evento.
Offrendo lo spettacolo di paesaggi e luoghi unici che mutano ad ogni stagione, prima bianchissimi per le nevicate, poi verdissimi grazie ai tepori della primavera, durante il viaggio volutamente lento, turisti ed appassionati potranno ammirare panorami mozzafiato.
I viaggi sulla “Transiberiana d’Italia” sono organizzati dalla Fondazione FS con il supporto dell’Associazione Culturale Amici della Ferrovia Le Rotaie Molise che, dopo un anno di intensa attività per favorire lo sviluppo del turismo ferroviario nelle due regioni, entra a far parte ufficialmente delle associazioni convenzionate con la Fondazione FS.
Programmati già venti viaggi in treno storico sulla linea che, con le sue numerose opere d’arte ad alto valore tecnico e ferroviario, attraversa i paesaggi mozzafiato di Molise e Abruzzo
Dopo i continui e crescenti successi dalla data di riapertura a scopi turistici avvenuta a maggio del 2014, anche nel 2016 sono organizzati numerosi viaggi in treno storico sulla “Transiberiana d’Italia”, la suggestiva linea che, unendo il viaggio in carrozze d’epoca e la bellezza di vallate e montagne abruzzesi e molisane, fa registrare sempre il tutto esaurito ad ogni evento.
Offrendo lo spettacolo di paesaggi e luoghi unici che mutano ad ogni stagione, prima bianchissimi per le nevicate, poi verdissimi grazie ai tepori della primavera, durante il viaggio volutamente lento, turisti ed appassionati potranno ammirare panorami mozzafiato.
I viaggi sulla “Transiberiana d’Italia” sono organizzati dalla Fondazione FS con il supporto dell’Associazione Culturale Amici della Ferrovia Le Rotaie Molise che, dopo un anno di intensa attività per favorire lo sviluppo del turismo ferroviario nelle due regioni, entra a far parte ufficialmente delle associazioni convenzionate con la Fondazione FS.
14 novembre 2016
I Solisti di Milano
amicidellamusicacb.it
sabato 19 novembre 2016 - ore 18.30
Auditorium Ex Gil - Campobasso
Nicolas Krauze direttore
Laura Marzadori violino
Programma musicale
FELIX MENDELSSHON BARTHOLDY - Sinfonia in si minore per archi n.10
FELIX MENDELSSHON BARTHOLDY - Concerto in re minore per violino e orchestra
EDWARD ELGAR - Serenata per archi in mi minore op. 20
EDVARD GRIEG - Holberg Suite
sabato 19 novembre 2016 - ore 18.30
Auditorium Ex Gil - Campobasso
Nicolas Krauze direttore
Laura Marzadori violino
Programma musicale
FELIX MENDELSSHON BARTHOLDY - Sinfonia in si minore per archi n.10
FELIX MENDELSSHON BARTHOLDY - Concerto in re minore per violino e orchestra
EDWARD ELGAR - Serenata per archi in mi minore op. 20
EDVARD GRIEG - Holberg Suite
12 novembre 2016
Amedeo Trivisonno: il “pittore degli Angeli”
Campobasso, 1904 - Firenze, 1995
regione.molise.it
Dopo il diploma in belle arti conseguito a Roma, si specializza in pittura a Roma e a Firenze (1919-24). Nella capitale prima e a Firenze poi, è particolarmente affascinato dall’arte dei massimi esponenti del Rinascimento, Michelangelo, Raffaello, Tiziano, Tintoretto, che studia con passione, non limitandosi all’aspetto formale della loro espressione artistica, ma cercando di penetrare nelle motivazioni profonde della loro arte. Rimarrà, da questo periodo, intimamente legato alla concezione classica della pittura.
La difficoltà di sistemazione nel capoluogo toscano lo riconduce a Campobasso, dove comincia subito l’attività di pittore, decoratore e affrescatore, molto richiesto soprattutto per i soggetti sacri.
Nel 1927 sposa Maria Rosaria Barletta, trasferendosi a Isernia per qualche tempo. Ritorna poi a Campobasso e a Roma, dove ha uno studio e da dove si sposta per affrescare le chiese delle vicinanze.
Perduta una figlia, decide di tornare a Campobasso, dove continua a lavorare senza sosta ad opere monumentali, come gli affreschi della Cattedrale, ai quali lavora dal 1935 al 1938, tranne la parentesi di Napoli, dove l’amico Emilio Notte lo vuole suo assistente alla cattedra di affresco all’Accademia di Belle Arti di Napoli nel 1936-37.
Rientra nella città nativa, dove inizia la carriera di docente di materie artistiche nelle scuole superiori. Lo scoppio della seconda guerra mondiale limita l’espansione fuori regione dell’attività pittorica di Trivisonno, che dopo il 1945 soggiorna in Liguria e Toscana lavorando intensamente.
Spinto da amici e da estimatori, allestisce a Milano, nel ’46 e nel ’47, due personali che gli valgono buoni riconoscimenti di critica e di pubblico. Tornato nel Molise, riprende l’insegnamento, continua a dipingere, finché, nel ‘52, ottiene l’incarico di insegnare materie artistiche al Cairo, nella scuola d’arte “Leonardo da Vinci”. In Egitto vive e lavora per quattordici anni, sedimentando le più varie esperienze. Partecipa alla mostra italo-egiziana (1952), alla Biennale di Alessandria d’Egitto (1956), allestisce una personale promossa dalla Società Dante Alighieri (1957) e, lo stesso anno, organizza un’altra personale a Firenze, città in cui decide di stabilirsi, una volta rientrato in Italia.
regione.molise.it
Dopo il diploma in belle arti conseguito a Roma, si specializza in pittura a Roma e a Firenze (1919-24). Nella capitale prima e a Firenze poi, è particolarmente affascinato dall’arte dei massimi esponenti del Rinascimento, Michelangelo, Raffaello, Tiziano, Tintoretto, che studia con passione, non limitandosi all’aspetto formale della loro espressione artistica, ma cercando di penetrare nelle motivazioni profonde della loro arte. Rimarrà, da questo periodo, intimamente legato alla concezione classica della pittura.
La difficoltà di sistemazione nel capoluogo toscano lo riconduce a Campobasso, dove comincia subito l’attività di pittore, decoratore e affrescatore, molto richiesto soprattutto per i soggetti sacri.
Nel 1927 sposa Maria Rosaria Barletta, trasferendosi a Isernia per qualche tempo. Ritorna poi a Campobasso e a Roma, dove ha uno studio e da dove si sposta per affrescare le chiese delle vicinanze.
Perduta una figlia, decide di tornare a Campobasso, dove continua a lavorare senza sosta ad opere monumentali, come gli affreschi della Cattedrale, ai quali lavora dal 1935 al 1938, tranne la parentesi di Napoli, dove l’amico Emilio Notte lo vuole suo assistente alla cattedra di affresco all’Accademia di Belle Arti di Napoli nel 1936-37.
Rientra nella città nativa, dove inizia la carriera di docente di materie artistiche nelle scuole superiori. Lo scoppio della seconda guerra mondiale limita l’espansione fuori regione dell’attività pittorica di Trivisonno, che dopo il 1945 soggiorna in Liguria e Toscana lavorando intensamente.
Spinto da amici e da estimatori, allestisce a Milano, nel ’46 e nel ’47, due personali che gli valgono buoni riconoscimenti di critica e di pubblico. Tornato nel Molise, riprende l’insegnamento, continua a dipingere, finché, nel ‘52, ottiene l’incarico di insegnare materie artistiche al Cairo, nella scuola d’arte “Leonardo da Vinci”. In Egitto vive e lavora per quattordici anni, sedimentando le più varie esperienze. Partecipa alla mostra italo-egiziana (1952), alla Biennale di Alessandria d’Egitto (1956), allestisce una personale promossa dalla Società Dante Alighieri (1957) e, lo stesso anno, organizza un’altra personale a Firenze, città in cui decide di stabilirsi, una volta rientrato in Italia.
10 novembre 2016
8 novembre 2016
“Piccolo Teatro Gil”: dodici spettacoli a Campbasso
25 ottobre 2016
fondazionecultura.it
L’auditorium “Giovannitti” del Palazzo Gil in Via Milano a Campobasso da giovedì 27 ottobre diventa luogo di sintesi privilegiato delle esperienze teatrali molisane, coordinato dall’associazione culturale I.N.C.A.S. di Campobasso che, in collaborazione con la Fondazione Molise Cultura, ha realizzato una ricca programmazione composta da dodici spettacoli.
Fino al 4 febbraio prossimo la rassegna “Piccolo Teatro Gil” ospiterà compagnie, associazioni, attori, registi e autori teatrali molisani in uno spazio condiviso in grado di diventare laboratorio, luogo di confronto e vetrina delle produzioni locali che, sempre più spesso, valicano i confini regionali per raggiungere notorietà sui palchi nazionali.
Programma spettacoli Piccolo Teatro
fondazionecultura.it
L’auditorium “Giovannitti” del Palazzo Gil in Via Milano a Campobasso da giovedì 27 ottobre diventa luogo di sintesi privilegiato delle esperienze teatrali molisane, coordinato dall’associazione culturale I.N.C.A.S. di Campobasso che, in collaborazione con la Fondazione Molise Cultura, ha realizzato una ricca programmazione composta da dodici spettacoli.
Fino al 4 febbraio prossimo la rassegna “Piccolo Teatro Gil” ospiterà compagnie, associazioni, attori, registi e autori teatrali molisani in uno spazio condiviso in grado di diventare laboratorio, luogo di confronto e vetrina delle produzioni locali che, sempre più spesso, valicano i confini regionali per raggiungere notorietà sui palchi nazionali.
Programma spettacoli Piccolo Teatro
6 novembre 2016
Stefan Milenkovic violino
amicidellamusicacb.it
sabato 12 novembre 2016 - ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
Programma musicale
JOHANN SEBASTIAN BACH - Partita in mi maggiore BWV 1006
EUGENE YSAYE - Sonata in la minore op. 27 n. 2
CAMILLO SIVORI - Caprice in sol minore op. 25 n. 9
NICCOLÒ PAGANINI - Capriccio in si bemolle maggiore op. 1 n. 13
PIERRE RODE - Caprice in la minore n. 2
NICCOLÒ PAGANINI - Capriccio in si bemolle maggiore op. 1 n. 14
NICCOLÒ PAGANINI - Capriccio in sol minore op. 1 n. 16
FRITZ KREISLER - Recitativo e Scherzo-Caprice in re minore op. 6
NICCOLÒ PAGANINI - Introduzione e variazioni in sol maggiore sul tema "Nel cor più non mi sento" op. 38, da “La molinara” di Giovanni Paisiello
sabato 12 novembre 2016 - ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
Programma musicale
JOHANN SEBASTIAN BACH - Partita in mi maggiore BWV 1006
EUGENE YSAYE - Sonata in la minore op. 27 n. 2
CAMILLO SIVORI - Caprice in sol minore op. 25 n. 9
NICCOLÒ PAGANINI - Capriccio in si bemolle maggiore op. 1 n. 13
PIERRE RODE - Caprice in la minore n. 2
NICCOLÒ PAGANINI - Capriccio in si bemolle maggiore op. 1 n. 14
NICCOLÒ PAGANINI - Capriccio in sol minore op. 1 n. 16
FRITZ KREISLER - Recitativo e Scherzo-Caprice in re minore op. 6
NICCOLÒ PAGANINI - Introduzione e variazioni in sol maggiore sul tema "Nel cor più non mi sento" op. 38, da “La molinara” di Giovanni Paisiello
4 novembre 2016
Gabriele Pepe
Di Ugo D’Ugo
ugodugo.it
Gabriele Pepe, nacque a Civitacampomarano (CB) il 7 dicembre 1779 da Carlo Marcello e da Angela Maria Cuoco, zia del più noto Vincenzo Cuoco.
Ricevette i primi insegnamenti dal padre e poi dallo zio il sacerdote don Francesco Maria Pepe, discepolo del Genovesi e da Attanasio Tozzi, altro maestro della scuola del Genovesi, i quali, insieme aprirono una vera e propria scuola in Civitacampomarano, la quale ebbe allievi sia Gabriele con i fratelli Raffaele e Carlo, sia il Cuoco, sia Nazario Colaneri, che, in seguito, ebbe a sposare la sorella di Gabriele, Angelamaria.
Il Colaneri, cognato del Pepe, fu fondatore della prima loggia massonica molisana e ne divenne pure il capo.
Nel 1795 il padre Carlo Marcello, frequentatore del salotto giacobino della contessa Olimpia Frangipane di Castelbottaccio, fu arrestato insieme ad altri patrioti; condotto nelle carceri di Lucera, dopo due anni fu condannato ad un duro esilio in Francia, a Marsiglia, dove ebbe a trascorrere una vita di stenti e di dolore, soprattutto per la lontananza dalla famiglia, la moglie Angela Maria e i figli Raffaele, Gabriele, Carlo e Angelamaria.
ugodugo.it
Gabriele Pepe, nacque a Civitacampomarano (CB) il 7 dicembre 1779 da Carlo Marcello e da Angela Maria Cuoco, zia del più noto Vincenzo Cuoco.
Ricevette i primi insegnamenti dal padre e poi dallo zio il sacerdote don Francesco Maria Pepe, discepolo del Genovesi e da Attanasio Tozzi, altro maestro della scuola del Genovesi, i quali, insieme aprirono una vera e propria scuola in Civitacampomarano, la quale ebbe allievi sia Gabriele con i fratelli Raffaele e Carlo, sia il Cuoco, sia Nazario Colaneri, che, in seguito, ebbe a sposare la sorella di Gabriele, Angelamaria.
Il Colaneri, cognato del Pepe, fu fondatore della prima loggia massonica molisana e ne divenne pure il capo.
Nel 1795 il padre Carlo Marcello, frequentatore del salotto giacobino della contessa Olimpia Frangipane di Castelbottaccio, fu arrestato insieme ad altri patrioti; condotto nelle carceri di Lucera, dopo due anni fu condannato ad un duro esilio in Francia, a Marsiglia, dove ebbe a trascorrere una vita di stenti e di dolore, soprattutto per la lontananza dalla famiglia, la moglie Angela Maria e i figli Raffaele, Gabriele, Carlo e Angelamaria.
2 novembre 2016
Da “Di Niro” a “De Niro”: il grande schermo ha un volto di origini molisane
forchecaudine.com
ROMA – Presenza in due tempi per Robert De Niro sul palco di Sanremo (2011). Nella prima “apparizione” l'attore italoamericano ha affiancato Monica Bellucci per promuovere il film “Manuale d'amore 3” di Giovanni Veronesi, del quale l'attore è protagonista. La comparsata, in effetti, rientra nella campagna di lancio nel circuito italiano. Non a caso dopo il Festival di Sanremo, il premio Oscar sarà ospite di Fabio Fazio nella puntata di “Che tempo che fa” in onda domenica prossima su Raitre dalle 20.10. Nello studio del presentatore ligure, l'attore italoamericano avrà anche modo di rivedere Carlo Verdone, che ha recitato insieme a lui nel film di Veronesi.
Nel corso della seconda parte dell'incontro sul palco dell'Ariston, a mezzora dalla prima, De Niro è stato intervistato sulla sua “italianità” da Gianni Morandi, mentre Elisabetta Canalis ha fatto da traduttrice (con un inglese non proprio impeccabile).
ROMA – Presenza in due tempi per Robert De Niro sul palco di Sanremo (2011). Nella prima “apparizione” l'attore italoamericano ha affiancato Monica Bellucci per promuovere il film “Manuale d'amore 3” di Giovanni Veronesi, del quale l'attore è protagonista. La comparsata, in effetti, rientra nella campagna di lancio nel circuito italiano. Non a caso dopo il Festival di Sanremo, il premio Oscar sarà ospite di Fabio Fazio nella puntata di “Che tempo che fa” in onda domenica prossima su Raitre dalle 20.10. Nello studio del presentatore ligure, l'attore italoamericano avrà anche modo di rivedere Carlo Verdone, che ha recitato insieme a lui nel film di Veronesi.
Nel corso della seconda parte dell'incontro sul palco dell'Ariston, a mezzora dalla prima, De Niro è stato intervistato sulla sua “italianità” da Gianni Morandi, mentre Elisabetta Canalis ha fatto da traduttrice (con un inglese non proprio impeccabile).
30 ottobre 2016
Quartetto Noûs
amicidellamusicacb.it
sabato 5 novembre 2016 - ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
Tiziano Baviera violino
Alberto Franchin violino
Sara Dambruoso viola
Tommaso Tesini violoncello
Programma musicale
ANTON WEBERN - Langsamer Satz
LEOṦ JANÁCĔK - Quartetto n. 2 "Lettere intime"
JOHANNES BRAHAMS - Quartetto in do minore op. 51 n. 1
sabato 5 novembre 2016 - ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
Tiziano Baviera violino
Alberto Franchin violino
Sara Dambruoso viola
Tommaso Tesini violoncello
Programma musicale
ANTON WEBERN - Langsamer Satz
LEOṦ JANÁCĔK - Quartetto n. 2 "Lettere intime"
JOHANNES BRAHAMS - Quartetto in do minore op. 51 n. 1
28 ottobre 2016
L’Arca Sannita: tesori agroalimentari del Molise
A cura di Antonino Pitta
9 maggio 2014
gamberorosso.it
Più di trenta anni alla ricerca delle varietà antiche di frutta per salvarle dall’estinzione. Così l’agronomo Michele Tanno ha creato una banca genetica per custodire i tesori agroalimentari di un Molise tutto da scoprire e da gustare.
Rare, delicate, spesso ignote al grande pubblico, sempre meritevoli di attenzione, le varietà antiche di frutta, cereali e ortaggi sono un patrimonio da conoscere, tutelare e valorizzare. Frutto della selezione operata per secoli dagli agricoltori, col tempo sono state relegate alle cure occasionali di pochi produttori e oggi rischiano di venire dimenticate e sparire del tutto. Una minaccia contro cui combatte l’associazione Arca Sannita, fondata dall’agronomo Michele Tanno.
9 maggio 2014
gamberorosso.it
Più di trenta anni alla ricerca delle varietà antiche di frutta per salvarle dall’estinzione. Così l’agronomo Michele Tanno ha creato una banca genetica per custodire i tesori agroalimentari di un Molise tutto da scoprire e da gustare.
Rare, delicate, spesso ignote al grande pubblico, sempre meritevoli di attenzione, le varietà antiche di frutta, cereali e ortaggi sono un patrimonio da conoscere, tutelare e valorizzare. Frutto della selezione operata per secoli dagli agricoltori, col tempo sono state relegate alle cure occasionali di pochi produttori e oggi rischiano di venire dimenticate e sparire del tutto. Una minaccia contro cui combatte l’associazione Arca Sannita, fondata dall’agronomo Michele Tanno.
26 ottobre 2016
Wiener Concert-Verein Orchestra da Camera
amicidellamusicacb.it
lunedì 31 ottobre 2016 - ore 21.00
Teatro Savoia - Campobasso
Ulf Schirmer direttore
Patrick De Ritis fagotto
Davide Di Ienno chitarra
Programma musicale
FRANZ JOSEPH HAYDN - Sinfonia n. 44 in mi minore "Trauer"
RAFFAELE BELLAFRONTE - Suite n. 2 per fagotto, chitarra e orchestra d’archi (prima esecuzione assoluta)
CARL PHILIPP EMANUEL BACH - Concerto in la minore per fagotto, archi e basso continuo Wq 170
WOLFGANG AMADEUS MOZART - Sinfonia n. 29 in la maggiore KV 201
lunedì 31 ottobre 2016 - ore 21.00
Teatro Savoia - Campobasso
Ulf Schirmer direttore
Patrick De Ritis fagotto
Davide Di Ienno chitarra
Programma musicale
FRANZ JOSEPH HAYDN - Sinfonia n. 44 in mi minore "Trauer"
RAFFAELE BELLAFRONTE - Suite n. 2 per fagotto, chitarra e orchestra d’archi (prima esecuzione assoluta)
CARL PHILIPP EMANUEL BACH - Concerto in la minore per fagotto, archi e basso continuo Wq 170
WOLFGANG AMADEUS MOZART - Sinfonia n. 29 in la maggiore KV 201
24 ottobre 2016
Gianlonardo Palumbo
Di Ugo D’Ugo
ugodugo.it
Tale è il cognome che risulta dal certificato di nascita e di battesimo di Gianleonardo Palombo.
È nato a Campobasso il 23 luglio 1749 da Nicola e da Lucia Cancellario, appartenenti a stimate famiglie campobassane. Dopo gli studi elementari e medi, conseguì la maturità classica e si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli.
Laureatosi brillantemente in giurisprudenza, svolse con successo la professione di avvocato a Napoli, dove aprì uno studio molto frequentato dalla borghesia e dalla finanza napoletana.
Di animo nobile, non rimase insensibile allo spirito patriottico ed aderì subito alle idee giacobine, schierandosi coi francesi quando nel 1799, sotto la guida del generale Championnet, entrarono a Napoli e proclamarono la prima Repubblica Partenopea. Fu nominato membro della Commissione di Finanza della repubblica predetta.
ugodugo.it
Tale è il cognome che risulta dal certificato di nascita e di battesimo di Gianleonardo Palombo.
È nato a Campobasso il 23 luglio 1749 da Nicola e da Lucia Cancellario, appartenenti a stimate famiglie campobassane. Dopo gli studi elementari e medi, conseguì la maturità classica e si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli.
Laureatosi brillantemente in giurisprudenza, svolse con successo la professione di avvocato a Napoli, dove aprì uno studio molto frequentato dalla borghesia e dalla finanza napoletana.
Di animo nobile, non rimase insensibile allo spirito patriottico ed aderì subito alle idee giacobine, schierandosi coi francesi quando nel 1799, sotto la guida del generale Championnet, entrarono a Napoli e proclamarono la prima Repubblica Partenopea. Fu nominato membro della Commissione di Finanza della repubblica predetta.
22 ottobre 2016
I Tratturi nel Molise
moliseturismo.eu
Nel periodo di massimo sviluppo della Transumanza, i Tratturi abbracciavano ben cinque regioni: Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Campania, estendendosi praticamente dall’Abruzzo settentrionale alle province meridionali della Puglia.
Questa enorme rete viaria, presente ancora nel 1960, comprendeva ben 14 Tratturi, 70 Tratturelli, 14 Bracci e 9 posizioni di riposo. Ricordiamo che i Tratturelli ed i Bracci erano tratturi di minore grandezza ed in genere di collegamento tra le arterie principali.
I più antichi ed importanti erano il Celano-Foggia, di circa 200 chilometri, il Castel di Sangro-Lucera, di 127 chilometri, ed il Pescasseroli-Candela, di 211 chilometri e in Molise sono ben conservati molti di questi tracciati.
Ma il Tratturo che forse meglio rappresenta la società della Transumanza nel periodo Aragonese è il “Tratturo del Re”, il percorso lungo ben 243 chilometri e largo fino a 111,6 metri che collegava L’Aquila a Foggia. Una vera e propria meraviglia della natura, un’antica strada naturale nel cuore di una regione che fa del verde incontaminato una caratteristica fondamentale del proprio patrimonio turistico.
Altro Tratturo importante era il Centurelle-Montesecco, quasi parallelo a quello tra L'Aquila e Foggia, ma più interno, e che contava circa un centinaio di chilometri.
Per ciò che riguarda i Tratturelli, in ambito molisano, va segnalato sicuramente il Castel del Giudice-Sprondasino-Pescolanciano, che con i suoi quaranta chilometri collega i Tratturi Ateleta-Biferno, Celano-Foggia e Castel di Sangro-Lucera. Ricordiamo anche il Braccio Centocelle-Cortile, che dalla vecchia stazione ferroviaria di Ripabottoni collega il Celano-Foggia al Castel di Sangro-Lucera.
Solo nel Molise, ancora oggi, è possibile ammirare per lunghi tratti gli antichi Tratturi in tutta la loro bellezza; solo in questa regione è possibile ancora andare a cavallo per decine di chilometri attraverso questi “Giganti Verdi” ed ammirarli nella loro ampiezza originale di 111,6 metri con relativi limiti in pietra ai lati; solo nel Molise è possibile percorrere nel cuore della natura un itinerario che unisce il Parco Nazionale del Gargano a quello dell'Abruzzo.
Un esempio? Nei pressi di Pescolanciano, in Provincia di Isernia, all'uscita nord del paese, è possibile percorre il Castel di Sangro-Lucera in tutta la sua maestosità, ancora integro nei sui 111,6 metri di ampiezza. Uno spettacolo unico al mondo, a portata di mano, dove poter immergersi per un istante nella storia del Molise e nella storia della Civiltà della Transumanza.
Lo stesso Tratturo è ben visibile anche nel tratto che collega i Comuni di Lucito e Castelbottaccio, in Provincia di Campobasso, e sale poi verso Trivento. Il Pescasserroli-Candela, invece, corre lungo la Piana del Matese, all'altezza dei Comuni di San Massimo, Campochiaro e Sepino.
Ricordiamo infine che nel 1976, con Decreto del Ministero per i Beni Culturali, i Tratturi sono stati dichiarati di “… particolare interesse per l’archeologia e per la storia politica, economica, sociale e culturale della Regione Molise”, ponendo di fatto i Tratturi sotto la stessa giurisdizione delle opere d’arte. La Regione Molise, nel 1997, ha istituito il Parco dei Tratturi, per meglio salvaguardare tutti i tracciati esistenti e recuperabili sul suolo regionale.
20 ottobre 2016
Padre Pio al Convento Santa Maria del Monte a Campobasso
giubileo.molise.it
Padre Pio da Pietrelcina, da studente, si recò a Campobasso più di una volta per motivi vari. Nell’aprile del 1968, pochi mesi prima della sua morte, raccontava che, da giovane neo-professo, nel 1905 da Sant’Elia a Pianisi si portò a Campobasso al Santuario del Monte, affidato in quell’anno alla custodia dei cappuccini, assieme ad altri studenti, al fine di prestare servizio liturgico in occasione dell’inaugurazione del Santuario dei Monti e vi si trattenne per alcuni giorni.
Per la mancanza assoluta di locali adatti, fra Pio assieme agli studenti fu costretto a scendere nell’antico convento della “Pace”, mutato in ospizio per i vecchi, e passare qualche notte sotto i portici del chiostrino. Quando potè dormire alla Chiesa dei Monti, il suo angolo era quello della stessa chiesa, chiuso con recinto di tavole nell’ottobre del 1909 dal padre provinciale Benedetto da San Marco in Lamis; fra Pio, la cui malferma salute richiedeva “aria all’aperto, salubre e montanina”, fu mandato al “Monte” di Campobasso.
La stanzetta di fortuna di fra Pio era a destra della chiesetta ed il fatto oggi è ricordato da una tela del pittore Amedeo Trivisonno, eseguita nel 1972.
La Madonna è circondata da quattro angeli, due in ginocchio e due, dietro la Vergine, nell’atto di indicare a fra Pio, con alla sua destra l’Angelo Custode, la visione di Cristo che porta la Croce, in profonda prospettiva.
Da una piccola finestra si intravede il castello, come simbolo di una forza fisica, una virtù morale, espressa nell’atteggiamento del religioso dalle braccia allargate in piena disponibilità al volere divino. Una sedia, una stola ed un inginocchiatoio sono simbolo del suo futuro ministero di confessore. Al visitatore colpisce in modo particolare la giovanile figura di fra Pio.
Il Santuario del Monte ci fa senz’altro parlare della grande devozione di Padre Pio alla Madonna. Gli attributi con cui si rivolgeva a lei sono “mammina buona”, la “nostra cara madre”. Ai figli spirituali ed in qualche lettera dice che la Madonna è stata la sua grande mamma spirituale.
Padre Pio aveva una grande devozione per il rosario. Alcuni figli spirituali affermano che dicesse fino a sessanta rosari al giorno. Non sappiamo se la cifra sia precisa, certo però possiamo dire che la corona del Rosario lo accompagnava ogni momento. Un giorno chiese a Padre Eusebio di prendergli “l’arma”. Lui non capiva e Padre Pio gli indicò la tasca del saio dove si trovava la sua corona.
Possiamo veramente affermare che il Santo Rosario per Padre Pio sia stata l’arma con la quale ha ottenuto tante grazie, la pace nelle famiglie e la conversione di tanti peccatori.
Padre Pio da Pietrelcina, da studente, si recò a Campobasso più di una volta per motivi vari. Nell’aprile del 1968, pochi mesi prima della sua morte, raccontava che, da giovane neo-professo, nel 1905 da Sant’Elia a Pianisi si portò a Campobasso al Santuario del Monte, affidato in quell’anno alla custodia dei cappuccini, assieme ad altri studenti, al fine di prestare servizio liturgico in occasione dell’inaugurazione del Santuario dei Monti e vi si trattenne per alcuni giorni.
Per la mancanza assoluta di locali adatti, fra Pio assieme agli studenti fu costretto a scendere nell’antico convento della “Pace”, mutato in ospizio per i vecchi, e passare qualche notte sotto i portici del chiostrino. Quando potè dormire alla Chiesa dei Monti, il suo angolo era quello della stessa chiesa, chiuso con recinto di tavole nell’ottobre del 1909 dal padre provinciale Benedetto da San Marco in Lamis; fra Pio, la cui malferma salute richiedeva “aria all’aperto, salubre e montanina”, fu mandato al “Monte” di Campobasso.
La stanzetta di fortuna di fra Pio era a destra della chiesetta ed il fatto oggi è ricordato da una tela del pittore Amedeo Trivisonno, eseguita nel 1972.
La Madonna è circondata da quattro angeli, due in ginocchio e due, dietro la Vergine, nell’atto di indicare a fra Pio, con alla sua destra l’Angelo Custode, la visione di Cristo che porta la Croce, in profonda prospettiva.
Da una piccola finestra si intravede il castello, come simbolo di una forza fisica, una virtù morale, espressa nell’atteggiamento del religioso dalle braccia allargate in piena disponibilità al volere divino. Una sedia, una stola ed un inginocchiatoio sono simbolo del suo futuro ministero di confessore. Al visitatore colpisce in modo particolare la giovanile figura di fra Pio.
Il Santuario del Monte ci fa senz’altro parlare della grande devozione di Padre Pio alla Madonna. Gli attributi con cui si rivolgeva a lei sono “mammina buona”, la “nostra cara madre”. Ai figli spirituali ed in qualche lettera dice che la Madonna è stata la sua grande mamma spirituale.
Padre Pio aveva una grande devozione per il rosario. Alcuni figli spirituali affermano che dicesse fino a sessanta rosari al giorno. Non sappiamo se la cifra sia precisa, certo però possiamo dire che la corona del Rosario lo accompagnava ogni momento. Un giorno chiese a Padre Eusebio di prendergli “l’arma”. Lui non capiva e Padre Pio gli indicò la tasca del saio dove si trovava la sua corona.
Possiamo veramente affermare che il Santo Rosario per Padre Pio sia stata l’arma con la quale ha ottenuto tante grazie, la pace nelle famiglie e la conversione di tanti peccatori.
18 ottobre 2016
11 problemi che devi affrontare se hai l'accento molisano
Di Valentina Ciannamea
cosmopolitan.it
#ilmolisenonesiste o forse sì? Non beccano mai il tuo accento perché potresti sembrare napoletana, laziale, pugliese, abruzzese. La verità? Il Molise è come la Contea degli Hobbit c'è ma non si vede
1. Non beccano mai il tuo accento al primo colpo. Ma forse neanche al secondo o al terzo perché a seconda della zona del Molise da cui provieni il tuo accento potrebbe sembrare campano, laziale, abruzzese, pugliese e persino albanese o croato e questo perché il Molise è una regione che mette insieme paesi di origine diversissime tra loro.
2. Molise chi? Ecco la reazione della gente quando scopre che provieni da quella mitologica regione che hanno sentito nominare alle elementari a una lezione di geografia. Quante volte hai visto l'espressione alla confused Travolta sul viso del tuo interlocutore?
3. Se ti ostini a dire che il Molise esiste! passi per complottista. Sono molte le evidenze scientifiche riportate dai sostenitori della teoria che il Molise non esiste: 1) Nessuno ricorda il capoluogo; 2) Nessuno ricorda un piatto tipico; 3) C'è una pagina Facebook che lo conferma: Il Molise non esiste.
cosmopolitan.it
#ilmolisenonesiste o forse sì? Non beccano mai il tuo accento perché potresti sembrare napoletana, laziale, pugliese, abruzzese. La verità? Il Molise è come la Contea degli Hobbit c'è ma non si vede
1. Non beccano mai il tuo accento al primo colpo. Ma forse neanche al secondo o al terzo perché a seconda della zona del Molise da cui provieni il tuo accento potrebbe sembrare campano, laziale, abruzzese, pugliese e persino albanese o croato e questo perché il Molise è una regione che mette insieme paesi di origine diversissime tra loro.
2. Molise chi? Ecco la reazione della gente quando scopre che provieni da quella mitologica regione che hanno sentito nominare alle elementari a una lezione di geografia. Quante volte hai visto l'espressione alla confused Travolta sul viso del tuo interlocutore?
3. Se ti ostini a dire che il Molise esiste! passi per complottista. Sono molte le evidenze scientifiche riportate dai sostenitori della teoria che il Molise non esiste: 1) Nessuno ricorda il capoluogo; 2) Nessuno ricorda un piatto tipico; 3) C'è una pagina Facebook che lo conferma: Il Molise non esiste.
16 ottobre 2016
Il Museo del Grano di Jelsi (Campobasso)
comune.jelsi.cb.it
Le collezioni
Il Museo del Grano è legato alla “Festa del grano”, manifestazione che si svolge ogni 26 luglio in onore di Sant’Anna, e che trasforma il piccolo abitato di Jelsi in un centro internazionale in cui si confrontano diversi artisti carristi.
Il Museo conserva numerose testimonianze della Festa; in esso sono esposti solo alcuni dei tanti carri realizzati nel corso degli anni che, attraverso la loro unicità, risultano essere di enorme interesse storico artistico - contemporaneo.
Le collezioni
Il Museo del Grano è legato alla “Festa del grano”, manifestazione che si svolge ogni 26 luglio in onore di Sant’Anna, e che trasforma il piccolo abitato di Jelsi in un centro internazionale in cui si confrontano diversi artisti carristi.
Il Museo conserva numerose testimonianze della Festa; in esso sono esposti solo alcuni dei tanti carri realizzati nel corso degli anni che, attraverso la loro unicità, risultano essere di enorme interesse storico artistico - contemporaneo.
14 ottobre 2016
12 ottobre 2016
Il Convitto Nazionale Mario Pagano di Campobasso
convittonazionalemariopagano.it
Il Convitto Nazionale Mario Pagano di Campobasso è un Convitto Nazionale che ospita all’interno una scuola primaria, una scuola secondaria di primo grado ed un liceo scientifico, tutte statali.
La Storia
La scuola prestigiosa ha iniziato l’attività ai primi del Novecento, ma ha origini ben più lontane. Già dal 1340 al suo posto sorgeva il convento di San Francesco della Scarpa, che fu pesantemente danneggiato dal terremoto del 1805 e – ristrutturato dall’architetto Bernardino Musenga – divenne sede nel 1817 del Real Collegio Sannitico.
All’inizio fu denominato “Collegio Sannitico” con decreto del 12 marzo 1816, con sede presso il monastero degli Antoniani poiché non idoneo ad edificio scolastico. Compiuti i necessari lavori di adattamento del locale, il collegio venne inaugurato il 16 novembre del 1817, assumendo il prefisso Real con regio decreto del 25 gennaio 1854.
La direzione del Real Collegio Sannitico fu affidata ai Padri Barnabiti che portarono avanti un progetto per la costruzione di un nuovo edificio per le scuole e per il convitto. Ottenute le nuove strutture, chiesero ed ottennero di lasciare la gestione dell’Istituto. Il collegio rimase chiuso fino al principio dell’anno 1857, quando venne chiamato a dirigerlo il canonico Berardo Palombieri, sotto la cui amministrazione in quell’anno stesso il collegio venne elevato a Liceo.
Il 4 marzo del 1865, sotto proposta del Ministero della Pubblica Istruzione, con decreto firmato a Milano dal re Vittorio Emanuele II, il collegio prese l’attuale denominazione di Convitto Nazionale “Mario Pagano”, in onore del giurista, politico e patriota italiano Mario Pagano.
La Struttura
All’inizio fu denominato “Collegio Sannitico” con decreto del 12 marzo 1816, con sede presso il monastero degli Antoniani poiché non idoneo ad edificio scolastico. Compiuti i necessari lavori di adattamento del locale, il collegio venne inaugurato il 16 novembre del 1817, assumendo il prefisso Real con regio decreto del 25 gennaio 1854.
La direzione del Real Collegio Sannitico fu affidata ai Padri Barnabiti che portarono avanti un progetto per la costruzione di un nuovo edificio per le scuole e per il convitto. Ottenute le nuove strutture, chiesero ed ottennero di lasciare la gestione dell’Istituto. Il collegio rimase chiuso fino al principio dell’anno 1857, quando venne chiamato a dirigerlo il canonico Berardo Palombieri, sotto la cui amministrazione in quell’anno stesso il collegio venne elevato a Liceo.
Il 4 marzo del 1865, sotto proposta del Ministero della Pubblica Istruzione, con decreto firmato a Milano dal re Vittorio Emanuele II, il collegio prese l’attuale denominazione di Convitto Nazionale “Mario Pagano”, in onore del giurista, politico e patriota italiano Mario Pagano.
La Struttura
L’edificio, di mole imponente, si sviluppa su tre piani nel corpo centrale e su due nelle sezioni laterali. La facciata presenta al piano terra un ampio portale centrale e una serie di finestre leggermente arcuate. L’imponente costruzione ha un prospetto di 61 metri.
Il primo livello ospita i seguenti locali: portineria; economato; rettorato; sala mensa; palestra; cortile esterno; aule della scuola primaria; biblioteca; sala riunioni; laboratorio informatico; infermeria; sala informatica; aule per attività extracurriculari.
Il secondo livello ospita: Aula Magna – che contiene numerosi dipinti di Romeo Musa e Marcello Scarano, riproducenti usi e costumi della Regione; laboratorio di informatica; sala per visualizzazione di materiale video; aule del liceo scientifico e della scuola secondaria di primo grado; sale docenti; aule laboratorio liceo; camere e locali del settore convitto; cappella, in cui si trovano tre grandi affreschi di Amedeo Trivisonno e alcune preziose tele provenienti dalla Galleria Pitti di Firenze.
Il terzo livello ospita l’appartamento del Rettore, la foresteria e locali privati.
Il giardino
Il primo livello ospita i seguenti locali: portineria; economato; rettorato; sala mensa; palestra; cortile esterno; aule della scuola primaria; biblioteca; sala riunioni; laboratorio informatico; infermeria; sala informatica; aule per attività extracurriculari.
Il secondo livello ospita: Aula Magna – che contiene numerosi dipinti di Romeo Musa e Marcello Scarano, riproducenti usi e costumi della Regione; laboratorio di informatica; sala per visualizzazione di materiale video; aule del liceo scientifico e della scuola secondaria di primo grado; sale docenti; aule laboratorio liceo; camere e locali del settore convitto; cappella, in cui si trovano tre grandi affreschi di Amedeo Trivisonno e alcune preziose tele provenienti dalla Galleria Pitti di Firenze.
Il terzo livello ospita l’appartamento del Rettore, la foresteria e locali privati.
Il giardino
L’edificio si affaccia su un giardino, impiantato alla fine del XIX secolo, che è considerato un vero tesoro botanico grazie alla presenza di specie pregiate e rare. Tra gli alberi primeggia la sequoia gigante che ben si è adattata al clima della città raggiungendo un’altezza imponente.
Altra vera rarità è il Ginkgo biloba originario della Cina noto per la forma a ventaglio delle sue foglie e per il colore verde intenso in primavera e giallo oro in autunno.
Il Cedro del Libano crea infine un angolo caratteristico con i suoi lunghi rami che si sporgono oltre l’inferriata.
Curiosità ed eventi particolari
Tanti sono i personaggi illustri che hanno avuto i loro trascorsi di vita nel “Mario Pagano”. Tra le figure più note è da indicare quella di Giovanni Gentile, massimo filosofo italiano del fascismo, che tenne una cattedra presso il ginnasio di questo istituto.
Altra vera rarità è il Ginkgo biloba originario della Cina noto per la forma a ventaglio delle sue foglie e per il colore verde intenso in primavera e giallo oro in autunno.
Il Cedro del Libano crea infine un angolo caratteristico con i suoi lunghi rami che si sporgono oltre l’inferriata.
Curiosità ed eventi particolari
Tanti sono i personaggi illustri che hanno avuto i loro trascorsi di vita nel “Mario Pagano”. Tra le figure più note è da indicare quella di Giovanni Gentile, massimo filosofo italiano del fascismo, che tenne una cattedra presso il ginnasio di questo istituto.
10 ottobre 2016
Giuseppe Altobello: medico e naturalista
Di Ugo D’Ugo
ugodugo.it
Nato a Campobasso il 4 novembre 1869, dopo aver conseguito la licenza liceale presso il regio Liceo Sannitico (oggi Liceo “M. Pagano”), si recò a Bologna e si iscrisse alla facoltà di Medicina e Chirurgia.
Dopo la laurea, esercitò la sua professione di chirurgo nella città emiliana per alcuni anni, acquisendo una notevole esperienza medica.
Tornato nella città natale, aprì una clinica privata denominata appunto “Clinica Altobello” con sede nei pressi dell’Ospedale Civile Cardarelli, in fondo alla Via Roma e precisamente nell’area in cui oggi sorgono il palazzo Di Penta e il palazzo Falcione.
Esercitò la sua professione di chirurgo con competenza e ammirazione.
Appassionato naturalista, dedicò molto del suo tempo agli studi di zoologia ed in particolare alla fauna locale, legando il suo nome, alla definizione delle note specie dell’Orso bruno marsicano e del Lupo appenninico.
Appassionato ricercatore naturalista, si guadagnò fama internazionale nel mondo scientifico dopo la pubblicazione degli scritti sulla fauna appenninica, con riferimento particolare a quella dell’Abruzzo e del Molise: I Mammiferi (4 Volumi: insettivori, chirotteri, rosicanti, carnivori) pubblicati dalla Tipografia Colitti tra il 1920 e il 1921; e i numerosi studi sugli uccelli pubblicato ad Acqui nel 1920 per i Tipi Tirelli, tra i quali i Le penne e la loro struttura e il Saggio di ornitologia italiana e i Rapaci.
L’Altobello, rappresentò molti degli esemplari in via di estinzione o scomparsi dal territorio molisano o presenti in altre regioni, disegnandoli e colorando ad acquerello il piumaggio ed altri particolari, nei loro colori naturali; del totale degli uccelli trattati, oltre 500 esemplari esemplari sono presentii nella nostra regione. Tutto il materiale originale è custodito presso l’Università di Bologna.
Giuseppe Altobello è stato anche consigliere e segretario dell’Ordine dei Medici ed amministratore della prima Banca Popolare del Molise, la quale fallì, ma non per colpa sua. Questo fatto lo amareggiò tanto più che avveniva dopo aver speso lui una lunga vita operosa e dignitosa.
Campobasso lo ricorda innanzi tutto come poeta dialettale, autore delle belle poesie campobassane e delle canzoni raccolte nei Sonetti Molisani, opera che contiene anche un attento ed autorevole studio sul dialetto della sua città, che farebbero bene a leggerselo alcuni sedicenti studiosi di dialettologia dell’ultima ora.
Si spense in Campobasso il 9 novembre 1931 e l’Amministrazione comunale gli ha dedicato una strada, al Quartiere CEP, che congiunge Via De Gasperi con Caccia Pesci.
Per chi voglia saperne di più sulla vita di Giuseppe Altobello consigliamo di consultare la biografia riportata alla ristampa del Saggio di Orntologia Italiana – I Rapaci – a cura di Corradino Guacci, ristampa edita da Marinelli Editore, Isernia 1990.
ugodugo.it
Nato a Campobasso il 4 novembre 1869, dopo aver conseguito la licenza liceale presso il regio Liceo Sannitico (oggi Liceo “M. Pagano”), si recò a Bologna e si iscrisse alla facoltà di Medicina e Chirurgia.
Dopo la laurea, esercitò la sua professione di chirurgo nella città emiliana per alcuni anni, acquisendo una notevole esperienza medica.
Tornato nella città natale, aprì una clinica privata denominata appunto “Clinica Altobello” con sede nei pressi dell’Ospedale Civile Cardarelli, in fondo alla Via Roma e precisamente nell’area in cui oggi sorgono il palazzo Di Penta e il palazzo Falcione.
Esercitò la sua professione di chirurgo con competenza e ammirazione.
Appassionato naturalista, dedicò molto del suo tempo agli studi di zoologia ed in particolare alla fauna locale, legando il suo nome, alla definizione delle note specie dell’Orso bruno marsicano e del Lupo appenninico.
Appassionato ricercatore naturalista, si guadagnò fama internazionale nel mondo scientifico dopo la pubblicazione degli scritti sulla fauna appenninica, con riferimento particolare a quella dell’Abruzzo e del Molise: I Mammiferi (4 Volumi: insettivori, chirotteri, rosicanti, carnivori) pubblicati dalla Tipografia Colitti tra il 1920 e il 1921; e i numerosi studi sugli uccelli pubblicato ad Acqui nel 1920 per i Tipi Tirelli, tra i quali i Le penne e la loro struttura e il Saggio di ornitologia italiana e i Rapaci.
L’Altobello, rappresentò molti degli esemplari in via di estinzione o scomparsi dal territorio molisano o presenti in altre regioni, disegnandoli e colorando ad acquerello il piumaggio ed altri particolari, nei loro colori naturali; del totale degli uccelli trattati, oltre 500 esemplari esemplari sono presentii nella nostra regione. Tutto il materiale originale è custodito presso l’Università di Bologna.
Giuseppe Altobello è stato anche consigliere e segretario dell’Ordine dei Medici ed amministratore della prima Banca Popolare del Molise, la quale fallì, ma non per colpa sua. Questo fatto lo amareggiò tanto più che avveniva dopo aver speso lui una lunga vita operosa e dignitosa.
Campobasso lo ricorda innanzi tutto come poeta dialettale, autore delle belle poesie campobassane e delle canzoni raccolte nei Sonetti Molisani, opera che contiene anche un attento ed autorevole studio sul dialetto della sua città, che farebbero bene a leggerselo alcuni sedicenti studiosi di dialettologia dell’ultima ora.
Si spense in Campobasso il 9 novembre 1931 e l’Amministrazione comunale gli ha dedicato una strada, al Quartiere CEP, che congiunge Via De Gasperi con Caccia Pesci.
Per chi voglia saperne di più sulla vita di Giuseppe Altobello consigliamo di consultare la biografia riportata alla ristampa del Saggio di Orntologia Italiana – I Rapaci – a cura di Corradino Guacci, ristampa edita da Marinelli Editore, Isernia 1990.
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