Coerentemente inserita nel contesto urbano, al centro del borgo, la chiesa affaccia su una piazzetta; si presenta in pianta con evidenti anomalie visibilmente determinate da preesistenti architetture e dalla situazione urbanistica.
Sulla facciata a salienti sono osservabili in alto, seguendo le linee degli spioventi del tetto, una serie di archetti con rilievi aggettanti, che si ritrovano anche, murati, nel cortile adiacente alla chiesa. I soggetti delle sculture contenute negli archetti spaziano in un vasto repertorio iconografico in cui dominano le protomi umane e le figure di animali. Il rilievo è talvolta piatto, talvolta modellato.
Il finestrone posto al centro della facciata in luogo del rosone è stato realizzato con pilastrini e un archivolto di reimpiego, dal momento che il pilastrino destro presenta un intreccio tra due tralci sinuosi con foglie fortemente incavate e fiori, ed è più largo degli altri pezzi che, omogeneamente, mostrano un tralcio sinuoso con fiori e foglie a sei petali o multipetali.
L'architrave del portale principale della chiesa è decorato con motivi vegetali piuttosto ricorrenti in Abruzzo, mentre sulla lunetta è rappresentata, con un rilievo piatto ed una disposizione spaziale piuttosto confusa, la vicenda di Giona; dall'inserzione sulla lunetta del portale si evince che l'autore è stato MAGISTER EPIDIDIUS; inoltre è incisa la data 1211.
Gli elementi formali delle decorazioni dello pseudoprotiro del portale principale si ritrovano in quelle del fianco destro della chiesa: al centro, è di notevole interesse il portale che presenta decorazioni sull'architrave, sulla lunetta e sui due piedritti. Il rilievo è schiacciato e la composizione è, nell'insieme, abbastanza armoniosa.
Il portale della fiancata sinistra presenta decorazioni sull'architrave, sull'archivolto e sulla lunetta che è decorata da un gruppo di cinque animali: un rapace, due cinghiali, un coniglio ed un cane. (cfr. Incollingo B. 1991).
Il campanile di epoca medioevale è staccato dalla chiesa; a pianta quadrata nella parte bassa (che è anche la più antica), in alto assume forma ottogonale con cuspide rivestita in maiolica (dovuta agli interventi settecenteschi).
La chiesa è chiusa posteriormente dalle tre absidi, con pareti lisce, ornate da colonnine coronate da archetti pensili. Le tre navate interne sono divise da pilastri cruciformi coronati da capitelli riccamente ornati con motivi zoomorfi, vegetali e figurati (cui lavorano visibilmente più maestri di diversa perizia); ad essi corrispondono, sulle pareti laterali, dei semipilastri.
Oltre alle decorazioni a rilievo dei capitelli, alcune più comuni, altre meno, si conserva all'interno un fonte battesimale monolitico, emisferico, decorato a bassorilievo con serie di girali, foglie e rosette. Non mancano delle lastre, inserite nella muratura, decorate con motivo ad intreccio, risalenti ad epoca anteriore alla costruzione della chiesa. (cfr. Trombetta 1984).
All'ingresso della chiesa c'è una pregevole acquasantiera, a forma di conchiglia sostenuta da una balaustra ad anfora con la parte inferiore di foglie. Il pavimento della chiesa nel 1700 era in cotto, fu in seguito sostituito da pietra viva.
Nel muro della navata sinistra troviamo la tomba ducale, dove riposano le spoglie di Antonio e Alfonso Carafa ultimi feudatari di Petrella Tifernina. La presenza di una cripta denominata “Cripta di S. Giorgio”, risalente al sec. IX-X e di un ambiente rettangolare costituito da campate quadrate coperte da voltine a crociera, ha fatto ipotizzare che alcuni elementi lavorati di quella costruzione fossero stati riutilizzati nella chiesa attuale, giustificando così la presenza di due differenti tipi di lavorazione, (dovuto all'alternarsi, nell'esecuzione delle decorazioni, di due maestranze diverse).
Il Carano (Carano 1979, p. 278) sostiene che tutto il complesso delle sculture sia opera di maestranze regionali, mentre secondo il Di Paolo (Di Paolo 1950, p. 40) sarebbe presente anche un influsso tedesco (cfr. Incollingo B. 1911) associato anche a quello normanno.
La cripta, in tempi più recenti, è stata chiamata dagli abitanti “Cantina di S. Giorgio” perché fino a qualche anno fa fu adibita a deposito del vino offerto al Santo Patrono.
La chiesa risale al 1211, se è esatta l'interpretazione dell'epigrafe posta alla base della lunetta del portale principale.
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