6 Maggio 2011
loccidentale.it
La storia di Sacco e Vanzetti è uno dei casi più emblematici di come la giustizia, se amministrata in mala fede, possa diventare, nelle mani sbagliate, un’arma terribile. I due immigrati italiani furono accusati ingiustamente di omicidio e giustiziati negli Stati Uniti sulla sedia elettrica. Era il 1927 e solo cinquant’anni dopo è arrivata la loro completa riabilitazione attraverso la decisione del governatore americano Michael Dukakis. Vittime di un’ingiustizia, come tante ve ne sono anche oggi.
Ma la vicenda di Sacco e Vanzetti è legata ad un’altra storia giudiziaria, questa volta a lieto fine. Il protagonista è un immigrato molisano: Arturo Giovannitti.
I primi del Novecento erano tempi duri per i nostri connazionali all’estero. Il movimento operaio in America aveva bisogno di un leader che riuscisse nel tentativo di difendere i diritti dei lavoratori. Questo leader è stato proprio il sindacalista e poeta molisano Arturo Giovannitti, forse uno dei più grandi oratori che il movimento operaio americano abbia mai avuto. In migliaia lo seguivano durante le manifestazioni. [...]
Una figura affascinante quella di Giovannitti, nato a Ripabottoni, in provincia di Campobasso, il 7 gennaio 1884 e morto a New York il 31 dicembre 1959. Iniziò giovanissimo a frequentare i movimenti sociali di inizio Novecento. La famiglia, benestante, cercò di allontanarlo dal suo attivismo politico mandandolo in America. Si formò a Montreal, in un seminario protestante, poi passò alla Columbia University di New York. Fu anche giornalista ed editore, scrivendo e fondando diversi giornali in lingua inglese e italiana.
Il 1912 fu l’anno che portò il nome di Giovannitti ad essere conosciuto in tutto il mondo. L’intellettuale fu coinvolto in un caso giudiziario, insieme a Joseph Ettor, che anticipò la vicenda di Sacco e Vanzetti. Giovannitti fu accusato ingiustamente della morte di un’operaia tessile durante gli scontri avvenuti con le forze dell’ordine nello sciopero di Lawrence, nel Massachusetts. Fu proprio in carcere che Giovannitti scrisse il poema “The Walker”, una della sue opere più conosciute. Il poema è stato inserito anche nel volume “Gli ambasciatori molisani nel mondo” pubblicato a dicembre 2009. Il progetto editoriale è di Anna Carmen Perrella, ideatrice del “Premio Ambassad’or”, il prestigioso riconoscimento internazionale consegnato agli italiani emigrati che si sono distinti nei vari campi del sapere.
La storia di Sacco e Vanzetti è uno dei casi più emblematici di come la giustizia, se amministrata in mala fede, possa diventare, nelle mani sbagliate, un’arma terribile. I due immigrati italiani furono accusati ingiustamente di omicidio e giustiziati negli Stati Uniti sulla sedia elettrica. Era il 1927 e solo cinquant’anni dopo è arrivata la loro completa riabilitazione attraverso la decisione del governatore americano Michael Dukakis. Vittime di un’ingiustizia, come tante ve ne sono anche oggi.
Ma la vicenda di Sacco e Vanzetti è legata ad un’altra storia giudiziaria, questa volta a lieto fine. Il protagonista è un immigrato molisano: Arturo Giovannitti.
I primi del Novecento erano tempi duri per i nostri connazionali all’estero. Il movimento operaio in America aveva bisogno di un leader che riuscisse nel tentativo di difendere i diritti dei lavoratori. Questo leader è stato proprio il sindacalista e poeta molisano Arturo Giovannitti, forse uno dei più grandi oratori che il movimento operaio americano abbia mai avuto. In migliaia lo seguivano durante le manifestazioni. [...]
Una figura affascinante quella di Giovannitti, nato a Ripabottoni, in provincia di Campobasso, il 7 gennaio 1884 e morto a New York il 31 dicembre 1959. Iniziò giovanissimo a frequentare i movimenti sociali di inizio Novecento. La famiglia, benestante, cercò di allontanarlo dal suo attivismo politico mandandolo in America. Si formò a Montreal, in un seminario protestante, poi passò alla Columbia University di New York. Fu anche giornalista ed editore, scrivendo e fondando diversi giornali in lingua inglese e italiana.
Il 1912 fu l’anno che portò il nome di Giovannitti ad essere conosciuto in tutto il mondo. L’intellettuale fu coinvolto in un caso giudiziario, insieme a Joseph Ettor, che anticipò la vicenda di Sacco e Vanzetti. Giovannitti fu accusato ingiustamente della morte di un’operaia tessile durante gli scontri avvenuti con le forze dell’ordine nello sciopero di Lawrence, nel Massachusetts. Fu proprio in carcere che Giovannitti scrisse il poema “The Walker”, una della sue opere più conosciute. Il poema è stato inserito anche nel volume “Gli ambasciatori molisani nel mondo” pubblicato a dicembre 2009. Il progetto editoriale è di Anna Carmen Perrella, ideatrice del “Premio Ambassad’or”, il prestigioso riconoscimento internazionale consegnato agli italiani emigrati che si sono distinti nei vari campi del sapere.
Per la liberazione dell’intellettuale molisano si mossero le associazioni di mezzo mondo, ma fu con la celebre “autodifesa” in tribunale che riuscì a convincere la giuria di essere innocente. Giovannitti parlò in aula in perfetto inglese, da uomo di cultura com’era.
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