18 settembre 2016

Una pagina di storia sommersa in località “Aspro”, nel mare di Termoli

Di Lucia Checchia
23 ottobre 2012
panoramitalia.com/it



Quando si parla di Termoli, un piccolo centro molisano che si affaccia sul Mare Adriatico, ci si accorge di quanto sia difficile ripercorrerne a ritroso la storia, partendo dalle sue origini, a causa della totale mancanza di documenti scritti.

Il bisogno di conoscere le proprie origini è sempre stato insito nell’uomo sin dagli albori della civiltà e lo è ancor di più oggi, nell’era della globalizzazione. Le risultanze archeologiche e le tradizioni orali canalizzano sempre più l’attenzione degli studiosi locali e no, verso i fondali marini.
Tante e varie sono le “voci” che si susseguono circa la presenza di un sito subacqueo di rilevanza archeologica in località “Aspro”, situato nel tratto di mare compreso tra la Torre del Sinarca e il rudere di quella di Petacciato, con una estensione di circa un miglio.

I primi studi compiuti in loco risalgono al 1975 quando l’arch. Luigi Marino, docente di Architettura presso l’Università di Firenze, avviò una ricerca nell’ambito delle attività predisposte dall’Istituto di Restauro dei Monumenti. Gli esiti permisero di localizzare due grosse “macchie” sottocosta, di forma pressappoco triangolare, separate da un “canale” e due barriere parallele alla riva.

Il fondo, sabbioso e regolare in vicinanza della costa, diventava fangoso a largo in prossimità di “scogli” caratterizzati da pareti alte e profondamente tagliate. Inoltre con l’ausilio di una sorbona si era potuto accertare la presenza di abbondante materiale da diporto.

Alla fine degli anni ’70 il prof. Filippo di Donato, dell'Università di Pescara, avvalendosi di alcune fotografie aeree a raggi infrarossi scattate sul litorale nord di Termoli, comunicava la possibile esistenza di una città sommersa per il fenomeno del bradisismo.

Un’altra indagine fu avviata negli anni ’90 da Piergiorgio Data, professore ordinario di Fisiologia e titolare della cattedra di Medicina Subacquea ed Iperbarica presso l’Università di Chieti. Le immagini video delle immersioni, girate dal dott. Sergio Cipolla, istruttore responsabile dell’Associazione di P.C. “Insieme nel Blu” di Pescara, andarono in onda sulle reti televisive nazionali e locali abruzzesi.
L’esplorazione riguardò una superficie totale di ca. 1000 mq. e portò alla localizzazione di resti di muri perimetrali di varia altezza, da pochi centimetri sino a 4 metri; diversi muri in mattonato o di calcare al basamento; tre basamenti di costruzioni quadrangolari; una costruzione in laterizio; svariate lastre di diverse dimensioni; una colonna dorica e materiale fittile di vario genere.

Secondo il prof. Data l’inabissamento del tratto di costa potrebbe essere stato causato da una frana o da un evento sismico; sempre secondo il prof. Data doveva trattarsi, al 99%, dell’antico oppidum frentano di Buca, importante scalo marittimo all’epoca di Augusto, citato da Strabone, Tolomeo, Plinio e Mela e d’un tratto misteriosamente scomparso dalle carte geografiche.

Il tutto potrebbe essere avvalorato dal ritrovamento, in località Porticone, di una necropoli di epoca frentana rinvenuta a circa 2 km. dalla costa, i cui saggi di scavo hanno preso avvio nel 1978 ad opera della Soprintendenza Archeologica per i Beni Architettonici e Storici del Molise. Le tombe, oltre un centinaio, dislocate lungo il costone sovrastante il lato meridionale della valle del torrente Sinarca, sono collocabili intorno alla seconda metà del VI secolo a.C..

Sembrerebbe esserci stata una interruzione nella frequentazione della zona nel V sec. a.C., frequentazione che sembra poi ricomparire alla fine dello stesso secolo aumentando, seppur di poco, tra la seconda metà del IV e del III secolo a.C., allorché la zona sembra avere esaurito la sua funzione di necropoli.

Alcuni elementi rinvenuti (strada pavimentata, scarti di lavorazione di argilla tra cui frammenti di vasi, pesi da telaio, grumi di argilla) nelle immediate vicinanze della necropoli lasciano comunque presupporre che, tra il II e il I sec. a.C., sia stata attiva una fornace per laterizi.

Gli amanti del mare e della pesca subacquea conoscono bene l’Aspro, un vero e proprio vivaio di dentici e spigole che in quella zona riescono a riprodursi tranquillamente negli anfratti di stanze nascoste dalla scogliera e dalla vista dell’uomo. Gli stessi marinai, conoscendo l’asperità della zona, immergono le proprie reti in mare solo quando avvistano i monti di Guglionesi per paura che le stesse restino intricate negli “scogli”. Sono stati proprio i marinai e i pescatori subacquei ad aver riportato spesso alla luce anfore e tegoloni.

Altre testimonianze riferiscono dell’esistenza di una strada in lastricato che, partendo dalla spiaggia, si inabissa nel mare. Il litorale nord di Termoli è inoltre ricco di argilla e, da qualche tempo a questa parte, ha visto riaffiorare sorgenti di acqua dolce a ridosso della riva.

Dal 2010 le ricerche in mare proseguono con il “Progetto Atlantide”, ideato e curato dalla prof.ssa Rosalia Laura Ruggiero con la collaborazione del Preside Antonio Mucciaccio, della dott.ssa Lucia Checchia e del tecnico foto-video Maurizio Perrotta. Nell’ambito dei lavori di tale progetto, realizzato con gli studenti di alcuni Istituti molisani, nel maggio 2011 è stato recuperato dagli esperti subacquei un ceppo in piombo di ancora romana del peso di ca. 300 kg. e di 174 cm. di lunghezza.

Un secondo recupero, avvenuto nel mese di giugno 2012, ha portato alla luce un altro ceppo, del peso di ca. 400 kg. e di 185 cm. di lunghezza. Tale reperto si colloca, come l’altro, tra il I sec. a.C. e il II sec. d.C.. Entrambi appartenevano, con molta probabilità, a una nave oneraria d’epoca romana. Un terzo ceppo è stato già segnalato da un subacqueo alla Capitaneria di Porto di Termoli. Tutti questi ritrovamenti provano che la zona dell’Aspro era un tempo molto frequentata e rimane per noi oggi la pagina di un libro di storia che aspetta soltanto di essere letta.

Come in un puzzle, i singoli pezzi rimangono in attesa di essere incastrati tra loro … ed il gioco dovrebbe essere fatto!



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