Senza dubbio è il frate cappuccino più amato nella storia; la mitezza e la sapienza lo resero beato ancor prima del suo transito. Padre Pio da Pietrelcina soggiornò in alcuni conventi del Molise.
A Campobasso, sul monte che sovrasta la città, sorge l’antico santuario dedicato alla Madonna del Monte. In pietra locale, è ad un’unica navata, artisticamente affrescato da dipinti del Trivisonno. Di fianco alla chiesa la cella dove, nel 1905, da giovane neo-professo, soggiornò il santo di Pietrelcina. Oggi il sito è una cappella che ricorda la permanenza del frate. Nel 1909 vi ritornò per respirare l’aria salubre della città.
Il Convento dei Padri Cappuccini di Sant’Elia a Pianisi, raggiungibile dalla Strada Statale di collegamento tra Campobasso e Foggia, è posizionato all’ingresso del paese, sul lato sinistro per chi proviene dal vicino centro di Pietracatella.
Qui, nel Convento, San Pio da Pietralcina, arriva nel pieno della sua giovinezza. Viene infatti ospitato in terra di Sant’Elia dal gennaio del 1904 al 1907, subito dopo il noviziato di Morcone, in provincia di Benevento. Il 22 gennaio di quell’anno infatti nella cittadina beneventana aveva emesso i voti semplici ed il 25 dello stesso mese, tre giorni dopo, era entrato nel Convento di Sant’Elia per gli studi ginnasiali e di preparazione al sacerdozio. Qui studia la Retorica, la Filosofia ed in parte la Teologia. Il 27 gennaio del 1907, nella Chiesa del Convento dedicata a San Francesco emette la professione dei voti solenni perpetui, impegnandosi a seguire, per tutta la vita, la regola di San Francesco, scandita dalla povertà, dalla castità e dall’obbedienza.
Nella cella del convento a lui destinata, si narra, che cominciarono le sue prime lotte contro il Demonio. Ne abbiamo traccia nei suoi scritti. “Iss” si presenta per la prima volta, nell’estate del 1905 sul davanzale della celletta sotto le spoglie di un cane feroce dalla cui bocca usciva fumo dall’odore di zolfo. Da quel momento comincia la lotta personale con il male che continuerà in vari modi per tutta la durata della sua vita.
Da vedere, oltre la cella del Convento che ospitò Padre Pio con l’arredamento originale ed alcune reliquie del Santo, il complesso ligneo dell’Altare Maggiore, risalente all’incirca al 1740, con un polittico attribuito a Paolo Gamba. Sono raffigurati al centro San Francesco che riceve le stimmate, il Battesimo di Gesù, e San Lorenzo da Brindisi. In cima al polittico invece l’Eterno Padre in atto benedicente, mentre con la mano sinistra sorregge il Mondo. La lunetta destra di chi guarda l’altare maggiore è del Maestro Amedeo Trivisonno, del 1930, mentre gli altri affreschi a tempera di Leo Paglione. All’esterno un monumento di Padre Pio in atteggiamento benedicente con il rosario in mano.
Al convento, in origine extra-moenia, la cui costruzione fu iniziata tra il 1607 e il 1608 per ospitare i Padri Cappuccini è annessa la chiesa dedicata a S. Francesco, recentemente riaperta al culto e pesantemente danneggiata dal terremoto dell’ottobre del 2002. Il lavoro di restauro, in verità molto meticoloso, ha restituito luce e bellezza ai capolavori artistici in essa conservati. Nel complesso religioso sono collocate, come già detto, importanti opere del Gamba, che lavorò a Sant’Elia in tempi diversi: la prima volta nel 1740, per eseguire gli affreschi della chiesa della sacrestia del convento (queste opere sono andate perdute in seguito ad alcuni lavori di restauro); la seconda volta nel 1746, per dipingere le due lunette su tela, nel refettorio del convento, che raffigurano l’Ultima Cena e l’Annunciazione. Nella chiesa si trova un pregevole altare in legno riccamente intarsiato e datato 1741: l’altare è ornato da sette tele attribuite al Gamba, di cui cinque rifatte e falsate e due in ottimo stato di conservazione.
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Un altro luogo che ha conosciuto la sua presenza è Venafro. Il convento di San Nicandro ospitò il beato. Padre Pio arriva al convento verso la fine di ottobre del 1911, proveniente da Napoli. E’ ammalato gravemente, i medici capiscono poco della sua malattia.Il grande medico Antonio Cardarelli suggerisce di accompagnarlo al convento più vicino. Secondo il clinico il giovane frate non può viaggiare a lungo ed ha i giorni contati.
Soffre e gode: tormenti diabolici ed estasi. Si nutre solo di eucaristia. La cameretta occupata da Padre Pio è la terza del secondo piano, partendo dalla chiesa. La celletta, dove il santo fu assalito ripetutamente dal demonio, è stata trasformata in un luogo di preghiera e di meditazione. Nel 1976 fu benedetta dal vescovo di Isernia-Venafro. Otto acquerelli, del pittore Franco Rossi, illustrano le estasi e le esperienze mistiche vissute dal santo di Pietrelcina in questa stanzetta. La chiesa annessa al convento ha un portale romanico-gotico ed un rosone a ruota ad archetti ogivali sormontato da una statua moderna del santo titolare, un campanile moderno a cuspide, con una statua della Madonna in bronzo dorato.
All’interno si trovano: un altare maggiore ligneo di fra’ Bernardino da Mentone (al secolo Pietro Campana), cappuccino morto nella seconda metà del ’700, autore di altre opere nei conventi di Riccia, S. Elia a Pianisi, Frosolone e Montefalcone del Sannio; una grande pala sull’altare raffigurante la Madonna col bambino, angeli e i SS. Nicandro, Marciano e Francesco di Teodoro D’Errico della prima metà del Seicento; nella navata destra, un crocifisso ligneo della fine del secolo XV. Nella cripta circolare c’è un sarcofago con le spoglie dei santi Nicandro, Marciano e Daria, protettori di Venafro. Nell’orto del convento sono invece conservate numerose iscrizioni in latino e frammenti archeologici provenienti per lo più da monumenti funerari di età imperiale che fiancheggiavano la via verso Isernia. Gli ultimi restauri sono terminati nel 2000.
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