31 dicembre 2016
30 dicembre 2016
28 dicembre 2016
Museo Internazionale delle Guerre Mondiali
moli.se
Sorto nel 2010 in un antico frantoio, il Museo Internazionale delle Guerre Mondiali è uno spazio espositivo di 900 mq dove si ripercorre la storia, non solo militare, di un periodo che ha sconvolto e cambiato il mondo.
Una ricca collezione di cimeli, alcuni rarissimi. Pezzi autentici conservati con cura e appartenenti principalmente agli eserciti di Italia, Germania, Regno Unito, Francia, Stati Uniti. Una ricostruzione storica che permette di conoscere la vita da campo, il clima propagandistico, la tecnologia e la scienza medica a disposizione all’epoca. Storia che si racconta attraverso oggetti come elmetti, attrezzature radio, medicine, libri, medaglie, manifesti di propaganda, fotografie, bandiere, documenti, prime pagine di quotidiani.
Particolare attenzione è data alle divise. Ve ne sono di ogni tipo: dei soldati semplici e degli ufficiali, alte uniformi e divise di gala, estive e invernali, della marina e della fanteria, del personale medico e dei cappellani, passando per quelle dei corpi speciali. Un’intera stanza è dedicata all’armeria, dove si possono osservare da vicino fucili, pistole e mitragliette utilizzate durante i conflitti.
Il Museo Internazionale delle Guerre Mondiali non è solo un luogo espositivo ma è anche uno spazio dove vengono organizzate presentazioni di libri, studi, dibattiti e ricerche storiche. Perché ciò che è stato e ciò che è la guerra sia sempre vivo nella memoria.
Sorto nel 2010 in un antico frantoio, il Museo Internazionale delle Guerre Mondiali è uno spazio espositivo di 900 mq dove si ripercorre la storia, non solo militare, di un periodo che ha sconvolto e cambiato il mondo.
Una ricca collezione di cimeli, alcuni rarissimi. Pezzi autentici conservati con cura e appartenenti principalmente agli eserciti di Italia, Germania, Regno Unito, Francia, Stati Uniti. Una ricostruzione storica che permette di conoscere la vita da campo, il clima propagandistico, la tecnologia e la scienza medica a disposizione all’epoca. Storia che si racconta attraverso oggetti come elmetti, attrezzature radio, medicine, libri, medaglie, manifesti di propaganda, fotografie, bandiere, documenti, prime pagine di quotidiani.
Particolare attenzione è data alle divise. Ve ne sono di ogni tipo: dei soldati semplici e degli ufficiali, alte uniformi e divise di gala, estive e invernali, della marina e della fanteria, del personale medico e dei cappellani, passando per quelle dei corpi speciali. Un’intera stanza è dedicata all’armeria, dove si possono osservare da vicino fucili, pistole e mitragliette utilizzate durante i conflitti.
Il Museo Internazionale delle Guerre Mondiali non è solo un luogo espositivo ma è anche uno spazio dove vengono organizzate presentazioni di libri, studi, dibattiti e ricerche storiche. Perché ciò che è stato e ciò che è la guerra sia sempre vivo nella memoria.
26 dicembre 2016
Molise on the road: da Agnone a Castropignano
18 novembre 2016
viaggiascrittori.com
Torniamo a parlare del Molise! Vi ricordate di me? Sono Elisabetta, l’amica dei vostri viaggiascrittori preferiti. Qualche giorno fa vi avevo parlato di Venafro, della valle del Volturno e di tutte le bellezze che ignoravo. Anche oggi voglio parlarvi della mia misteriosa regione. Ora che anche Robert De Niro vuole trasferirsi in questa terra magica, tocca anche a voi scoprirla. Siete pronti?
Molise, si parte.
È sabato mattina e, nonostante la brutta pioggia e il fortissimo vento degli ultimi giorni, il tempo sembra aver dato una tregua. Dopo un lungo ragionare, riguardare, riflettere, siamo riusciti a metter su un itinerario. Un po’ schizofrenico, ma abbastanza sensato. Partiremo dal Molise Centrale, arriveremo nel principale comune dell’Alto Molise per poi ritornare nel Molise Centrale.
Nei giorni precedenti abbiamo contattato chiunque per avere informazioni su eventuali aperture dei castelli che vogliamo visitare. Niente da fare. Nessuno sa, nessuno può, nessuno fa. In ogni caso sono le 7:50 e siamo a Termoli, pronti a partire.
La valle del Trigno: Madonna del Canneto e Bagnoli
La prima tappa del nostro rocambolesco tour è il Santuario della Madonna del Canneto. Poco nota, molto bella e facilissima da raggiungere. Si trova al confine tra il Molise e l’Abruzzo, lungo una delle arterie principali della regione, la fondovalle del Trigno.
viaggiascrittori.com
Torniamo a parlare del Molise! Vi ricordate di me? Sono Elisabetta, l’amica dei vostri viaggiascrittori preferiti. Qualche giorno fa vi avevo parlato di Venafro, della valle del Volturno e di tutte le bellezze che ignoravo. Anche oggi voglio parlarvi della mia misteriosa regione. Ora che anche Robert De Niro vuole trasferirsi in questa terra magica, tocca anche a voi scoprirla. Siete pronti?
Molise, si parte.
È sabato mattina e, nonostante la brutta pioggia e il fortissimo vento degli ultimi giorni, il tempo sembra aver dato una tregua. Dopo un lungo ragionare, riguardare, riflettere, siamo riusciti a metter su un itinerario. Un po’ schizofrenico, ma abbastanza sensato. Partiremo dal Molise Centrale, arriveremo nel principale comune dell’Alto Molise per poi ritornare nel Molise Centrale.
Nei giorni precedenti abbiamo contattato chiunque per avere informazioni su eventuali aperture dei castelli che vogliamo visitare. Niente da fare. Nessuno sa, nessuno può, nessuno fa. In ogni caso sono le 7:50 e siamo a Termoli, pronti a partire.
La valle del Trigno: Madonna del Canneto e Bagnoli
La prima tappa del nostro rocambolesco tour è il Santuario della Madonna del Canneto. Poco nota, molto bella e facilissima da raggiungere. Si trova al confine tra il Molise e l’Abruzzo, lungo una delle arterie principali della regione, la fondovalle del Trigno.
24 dicembre 2016
La Faglia, il 24 Dicembre a Oratino (Campobasso)
Ogni anno la sera del 24 Dicembre si rievoca a Oratino l’antico rituale de La Faglia:
un enorme torcia composta da canne, lunga 13 metri, con un diametro di oltre un metro e dal peso che varia dai 25 ai 30 quintali, a seconda della qualità delle canne, viene trasportato a spalla da oltre cinquanta Oratinesi lungo un percorso tutto in salita che ha inizio all'entrata del paese e termina dinanzi al Sagrato della Chiesa Madre di Santa Maria Assunta in Cielo dove viene issata e quindi accesa come fosse un cero.
Dalle certe e evidenti origini pagane questo rito si ricollega a quella vasta famiglia di tradizioni molisane legate al fuoco e più precisamente a quelle dedicate al Solstizio d'Inverno, il preciso momento dell'anno solare che da sempre è stato caratterizzato nel corso della storia da festeggiamenti in onore del Sole e della sua Invincibilità e della sua capacità di generare e rigenerare la vita, affinché la sua rinascita sia anche buon auspicio e possa portare fertilità e abbondanza nell'anno venturo. Una fertilità che non è solo della terra e della Natura ma anche dell’Uomo, non a caso in passato il rituale era un vero e proprio rito di iniziazione per i ragazzi che entravano in pubertà e dovevano dar prova di poter essere chiamati Uomini.
La Faglia // Film from Marco Ramacciato Films on Vimeo.
L’iniziazione consisteva in un atto di coraggio: i giovani dovevano, nelle ore notturne, rubare le canne per realizzare la Faglia nelle campagne dei paesi circostanti affrontando spesso l’ira, le minacce, e spesso e volentieri le “schioppettate” dei padroni. Rubate le canne venivano nascoste in un posto noto solo agli iniziati e lì veniva realizzata la Faglia, che già dalle origini del nome (phallus, fallo) può rendere l’idea del implicito significato che porta con sé questa tradizione: un elogio alla fertilità maschile e in particolare quella degli iniziati.
Oggi le cose sono cambiate, con l’imporsi delle usanze cristiane e cattoliche il rito è finito col simbolizzare un enorme cero che illumina la notte in cui si rivive la nascita di Gesù Bambino. Anche la fase di realizzazione si è palesata e le canne, ma non sempre, non si rubano più.
Ma anche se i simbolismi passano e si trasformano la maestosità e la suggestione restano e si rievocano ogni vigilia di Natale
La partenza è, come sempre, prevista per le ore 15:00 del 24 Dicembre all’entrata del paese in località Casette.
Testo di Fabrizio Mastrangelo
un enorme torcia composta da canne, lunga 13 metri, con un diametro di oltre un metro e dal peso che varia dai 25 ai 30 quintali, a seconda della qualità delle canne, viene trasportato a spalla da oltre cinquanta Oratinesi lungo un percorso tutto in salita che ha inizio all'entrata del paese e termina dinanzi al Sagrato della Chiesa Madre di Santa Maria Assunta in Cielo dove viene issata e quindi accesa come fosse un cero.
Dalle certe e evidenti origini pagane questo rito si ricollega a quella vasta famiglia di tradizioni molisane legate al fuoco e più precisamente a quelle dedicate al Solstizio d'Inverno, il preciso momento dell'anno solare che da sempre è stato caratterizzato nel corso della storia da festeggiamenti in onore del Sole e della sua Invincibilità e della sua capacità di generare e rigenerare la vita, affinché la sua rinascita sia anche buon auspicio e possa portare fertilità e abbondanza nell'anno venturo. Una fertilità che non è solo della terra e della Natura ma anche dell’Uomo, non a caso in passato il rituale era un vero e proprio rito di iniziazione per i ragazzi che entravano in pubertà e dovevano dar prova di poter essere chiamati Uomini.
La Faglia // Film from Marco Ramacciato Films on Vimeo.
L’iniziazione consisteva in un atto di coraggio: i giovani dovevano, nelle ore notturne, rubare le canne per realizzare la Faglia nelle campagne dei paesi circostanti affrontando spesso l’ira, le minacce, e spesso e volentieri le “schioppettate” dei padroni. Rubate le canne venivano nascoste in un posto noto solo agli iniziati e lì veniva realizzata la Faglia, che già dalle origini del nome (phallus, fallo) può rendere l’idea del implicito significato che porta con sé questa tradizione: un elogio alla fertilità maschile e in particolare quella degli iniziati.
Oggi le cose sono cambiate, con l’imporsi delle usanze cristiane e cattoliche il rito è finito col simbolizzare un enorme cero che illumina la notte in cui si rivive la nascita di Gesù Bambino. Anche la fase di realizzazione si è palesata e le canne, ma non sempre, non si rubano più.
Ma anche se i simbolismi passano e si trasformano la maestosità e la suggestione restano e si rievocano ogni vigilia di Natale
La partenza è, come sempre, prevista per le ore 15:00 del 24 Dicembre all’entrata del paese in località Casette.
Testo di Fabrizio Mastrangelo
22 dicembre 2016
La “Mezza Canna” in via Cannavina (già via Borgo) a Campobasso
Di Paolo Giordano
19 ottobre 2016
paologiordanocb.blogspot.it
Se come nelle fiabe gli oggetti parlassero, chi sa quanto potrebbe raccontare l’apparentemente insignificante barra di ferro murata in via Cannavina al civico 7.
In realtà si presenta da sola: su di essa è scritto “mezza canna”.
Era l’unità di misura di riferimento per il mercato di Campobasso inserita in Porta Borgo, anche detta Porta San Leonardo.
Di questa struttura oltre ad essere ancora visibile, all’interno di una vetrina, l’emiciclo di un torrazzo esistono i due stemmi un tempo incastonati nell’architrave.
Il più antico è quello del Conte Cola, l’altro è della città di Campobasso, ed oggi sono entrambi conservati nell’atrio del Municipio.
19 ottobre 2016
paologiordanocb.blogspot.it
Se come nelle fiabe gli oggetti parlassero, chi sa quanto potrebbe raccontare l’apparentemente insignificante barra di ferro murata in via Cannavina al civico 7.
In realtà si presenta da sola: su di essa è scritto “mezza canna”.
Era l’unità di misura di riferimento per il mercato di Campobasso inserita in Porta Borgo, anche detta Porta San Leonardo.
Di questa struttura oltre ad essere ancora visibile, all’interno di una vetrina, l’emiciclo di un torrazzo esistono i due stemmi un tempo incastonati nell’architrave.
Il più antico è quello del Conte Cola, l’altro è della città di Campobasso, ed oggi sono entrambi conservati nell’atrio del Municipio.
20 dicembre 2016
“Ecclesia Sanctae Mariae” di Campobasso: la storia.
parrocchiasacrocuore-cb.jimdo.com
Anno di fondazione cappuccina: 25 maggio 1905.
Funzione del convento: Santuario Mariano, attualmente accorpato al Convento “Sacro Cuore”.
Storia: la prima attestazione storica della Chiesa Santa Maria del Monte si torva nel Codice Vaticano Latino 8222, parte I, fogli 2/4, dove si fa riferimento alla diocesi di Boiano. Il documento riporta l’elenco delle principali chiese campobassane esistenti in data 20 agosto 1241.
La chiesa dei “Monti” era nominata “Ecclesia Sanctae Mariae”; il contesto del documento riferisce che Federico II diede ordine a tal Andrea di Cicala, capitano e maestro giustiziere, di requisire i beni appartenenti alle chiese di alcune diocesi, tra cui quella di Boiano.
La “Ecclesia Sanctae Mariae” fu privata di una minutam unam de zendato oricellato, pro tarenis duobus, cioè un piccolo drappo di seta violacea del valore di due tari - e oricello, una sostanza usata un tempo per tingere lana e seta di viola – (Cfr. E. Jamison, L’amministrazione della contea del Molise nel XII e XIII sec., «Samnium» 1991, p.118, nota 23).
Il 19 settembre 1903, mons. Felice Gianfelice, Vescovo diocesano, per scarsità di clero e per desiderio del popolo, aveva chiesto per iscritto al Padre Generale il ritorno dei Cappuccini in Campobasso.
Per mancanza di locali adatti all’abitazione dei Religiosi, non fu possibile accontentarlo. Il 15 dicembre 1904, contemporaneamente, l’arciprete don Carlo Pistilli e mons. Gianfelice scrissero al Provinciale, Padre Pio da Benevento, proponendogli la custodia e l’officiatura della chiesetta posta fuori dell’abitato, in cima al monte sovrastante la città, che era stata in precedenza cappella funeraria dei Monforte e poi chiesa arcipretale dal titolo “Santa Maria Maggiore” e Santuario dedicato alla “Madonna del Monte”, incoronata solennemente con decreto Vaticano, il 15 giugno di quello stesso anno 1904. Il Vescovo proponeva pure sette condizioni, alle quali subordinava l’affidamento del Santuario.
Il 3 febbraio 1905, il Provinciale accettò sia la cura della chiesetta, sia le sette condizioni, alle quali, però, furono apportati alcuni ritocchi notificati al Vescovo e da questi accolti. Il ricorso di un canonico locale alla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari bloccò l’auspicato ritorno dei Cappuccini in Campobasso ed il 15 febbraio 1905, mons. Gianfelice, con un lungo esposto al Cardinale Prefetto della suddetta Congregazione, difese e motivò la sua decisione. Il ricorso venne archiviato, ed il 25 maggio dello stesso anno, tre Cappuccini, tra cui lo stesso Provinciale, Padre Pio da Benevento, presero possesso del Santuario.
Dopo la presa di possesso, pensarono di restaurare e di abbellire la chiesetta, affidandone la decorazione ad Abele Valerio. Il 30 maggio 1911, ci fu la solenne inaugurazione; il giorno dopo, seguì la solennissima processione di fine maggio, che annualmente si ripete.
Un Rescritto pontificio del 18 maggio 1921 ratificò ed approvò la cessione perpetua del 1905 del Santuario del Monte ai Cappuccini, con la clausola a beneplacito della Sede Apostolica, in maniera che né l’Ordinario diocesano può riprenderne il possesso, né i Cappuccini possono lasciarlo senza il beneplacito della Santa Sede.
Un altro Rescritto della Sacra Congregazione dei Religiosi del 26 luglio 1921, concesse alla religiosa Provincia la facoltà di assumere in perpetuo l’impegno di officiare la suddetta chiesa.
Quando nell’ottobre 1931 si aprì il grande convento del “Sacro Cuore”, per una disposizione della Congregazione Capitolare (dell’agosto precedente), la piccola fraternità del Santuario divenne Ospizio dipendente dal Superiore del suddetto convento; tale restò fino al 1954, quando venne dichiarata indipendente. Attualmente il Santuario è accorpato al convento del Sacro Cuore collocato in città.
Arte: statua della Madonna del Monte, con abiti ottocenteschi, restaurata nel 1824 ma risalente al 1334, come si legge scolpito sul piedistallo ligneo. Nel 1945, il prof. Amedeo Trivisonno, affrescò le pareti della chiesa rappresentando i 15 Misteri del Rosario, con al centro la Gloria di Maria, e ai lati il Cantico delle Creature e l’Assunzione di Maria al Cielo.
Fonti e bibliografia
- Di Iorio (Padre) Antonino da Sant’Elia a Pianisi, La Chiesa della Madonna del Monte in Campobasso e i Padri Cappuccini - Campobasso 1969;
- Di Iorio (Padre) Eduardo, I Cappuccini nel Molise: 1530-1975. Arte e ricordi storici nelle loro chiese e Conventi, Campobasso 1976;
- Ibid., I Cappuccini della religiosa provincia di Foggia o di Sant’Angelo in Puglia (1530-1986), Tomo I-II, Campobasso 1986;
- Fabiano (Padre) Riccardo, Bassorilievo della Madonna della Pace nella Chiesa del Monte di Campobasso in Voce di Padre Pio, Anno II, n. 6, 1971;
- Minadfo N. M., La squilla di Maria SS. del Monte. 1904;
- Tarantino N., Il devoto della Madonna del Monte di Campobasso, Campobasso 1927;
- Triggiani Leonardo, I Conventi dei Cappuccini di Foggia, storia e cronaca, ed. Voce di Padre Pio, San Giovanni Rotondo (FG) 1979.
Orario Sante Messe
Da Settembre a Giugno
FERIALE
7:15
FESTIVO
9:00 – 11:00 - 17:30
Nei mesi di Luglio e Agosto
FERIALE
18:00
FESTIVO
9:00 – 11:00
Anno di fondazione cappuccina: 25 maggio 1905.
Funzione del convento: Santuario Mariano, attualmente accorpato al Convento “Sacro Cuore”.
Storia: la prima attestazione storica della Chiesa Santa Maria del Monte si torva nel Codice Vaticano Latino 8222, parte I, fogli 2/4, dove si fa riferimento alla diocesi di Boiano. Il documento riporta l’elenco delle principali chiese campobassane esistenti in data 20 agosto 1241.
La chiesa dei “Monti” era nominata “Ecclesia Sanctae Mariae”; il contesto del documento riferisce che Federico II diede ordine a tal Andrea di Cicala, capitano e maestro giustiziere, di requisire i beni appartenenti alle chiese di alcune diocesi, tra cui quella di Boiano.
La “Ecclesia Sanctae Mariae” fu privata di una minutam unam de zendato oricellato, pro tarenis duobus, cioè un piccolo drappo di seta violacea del valore di due tari - e oricello, una sostanza usata un tempo per tingere lana e seta di viola – (Cfr. E. Jamison, L’amministrazione della contea del Molise nel XII e XIII sec., «Samnium» 1991, p.118, nota 23).
Il 19 settembre 1903, mons. Felice Gianfelice, Vescovo diocesano, per scarsità di clero e per desiderio del popolo, aveva chiesto per iscritto al Padre Generale il ritorno dei Cappuccini in Campobasso.
Per mancanza di locali adatti all’abitazione dei Religiosi, non fu possibile accontentarlo. Il 15 dicembre 1904, contemporaneamente, l’arciprete don Carlo Pistilli e mons. Gianfelice scrissero al Provinciale, Padre Pio da Benevento, proponendogli la custodia e l’officiatura della chiesetta posta fuori dell’abitato, in cima al monte sovrastante la città, che era stata in precedenza cappella funeraria dei Monforte e poi chiesa arcipretale dal titolo “Santa Maria Maggiore” e Santuario dedicato alla “Madonna del Monte”, incoronata solennemente con decreto Vaticano, il 15 giugno di quello stesso anno 1904. Il Vescovo proponeva pure sette condizioni, alle quali subordinava l’affidamento del Santuario.
Il 3 febbraio 1905, il Provinciale accettò sia la cura della chiesetta, sia le sette condizioni, alle quali, però, furono apportati alcuni ritocchi notificati al Vescovo e da questi accolti. Il ricorso di un canonico locale alla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari bloccò l’auspicato ritorno dei Cappuccini in Campobasso ed il 15 febbraio 1905, mons. Gianfelice, con un lungo esposto al Cardinale Prefetto della suddetta Congregazione, difese e motivò la sua decisione. Il ricorso venne archiviato, ed il 25 maggio dello stesso anno, tre Cappuccini, tra cui lo stesso Provinciale, Padre Pio da Benevento, presero possesso del Santuario.
Dopo la presa di possesso, pensarono di restaurare e di abbellire la chiesetta, affidandone la decorazione ad Abele Valerio. Il 30 maggio 1911, ci fu la solenne inaugurazione; il giorno dopo, seguì la solennissima processione di fine maggio, che annualmente si ripete.
Un Rescritto pontificio del 18 maggio 1921 ratificò ed approvò la cessione perpetua del 1905 del Santuario del Monte ai Cappuccini, con la clausola a beneplacito della Sede Apostolica, in maniera che né l’Ordinario diocesano può riprenderne il possesso, né i Cappuccini possono lasciarlo senza il beneplacito della Santa Sede.
Un altro Rescritto della Sacra Congregazione dei Religiosi del 26 luglio 1921, concesse alla religiosa Provincia la facoltà di assumere in perpetuo l’impegno di officiare la suddetta chiesa.
Quando nell’ottobre 1931 si aprì il grande convento del “Sacro Cuore”, per una disposizione della Congregazione Capitolare (dell’agosto precedente), la piccola fraternità del Santuario divenne Ospizio dipendente dal Superiore del suddetto convento; tale restò fino al 1954, quando venne dichiarata indipendente. Attualmente il Santuario è accorpato al convento del Sacro Cuore collocato in città.
Arte: statua della Madonna del Monte, con abiti ottocenteschi, restaurata nel 1824 ma risalente al 1334, come si legge scolpito sul piedistallo ligneo. Nel 1945, il prof. Amedeo Trivisonno, affrescò le pareti della chiesa rappresentando i 15 Misteri del Rosario, con al centro la Gloria di Maria, e ai lati il Cantico delle Creature e l’Assunzione di Maria al Cielo.
Fonti e bibliografia
- Di Iorio (Padre) Antonino da Sant’Elia a Pianisi, La Chiesa della Madonna del Monte in Campobasso e i Padri Cappuccini - Campobasso 1969;
- Di Iorio (Padre) Eduardo, I Cappuccini nel Molise: 1530-1975. Arte e ricordi storici nelle loro chiese e Conventi, Campobasso 1976;
- Ibid., I Cappuccini della religiosa provincia di Foggia o di Sant’Angelo in Puglia (1530-1986), Tomo I-II, Campobasso 1986;
- Fabiano (Padre) Riccardo, Bassorilievo della Madonna della Pace nella Chiesa del Monte di Campobasso in Voce di Padre Pio, Anno II, n. 6, 1971;
- Minadfo N. M., La squilla di Maria SS. del Monte. 1904;
- Tarantino N., Il devoto della Madonna del Monte di Campobasso, Campobasso 1927;
- Triggiani Leonardo, I Conventi dei Cappuccini di Foggia, storia e cronaca, ed. Voce di Padre Pio, San Giovanni Rotondo (FG) 1979.
Orario Sante Messe
Da Settembre a Giugno
FERIALE
7:15
FESTIVO
9:00 – 11:00 - 17:30
Nei mesi di Luglio e Agosto
FERIALE
18:00
FESTIVO
9:00 – 11:00
18 dicembre 2016
Un Picasso inedito. Dal 20 dicembre 2016 a Campobasso.
fondazionecultura.it
Dal 20 dicembre 2016 al 17 aprile 2017 lo spazio espositivo del Palazzo Gil (Via Gorizia, Campobasso) ospiterà un’eccezionale mostra di ceramiche e grafiche di Picasso, con circa 200 opere in mostra.
Un Picasso inedito, sorprendente, intimo.
La mostra in arrivo a Campobasso celebrerà il più grande artista del ‘900 attraverso una incredibile quantità di opere provenienti da collezioni private: grafiche, incisioni e ceramiche del fondatore del cubismo, in un’esposizione che forse si può considerare la più prestigiosa che il Molise abbia mai ospitato. Il 20 dicembre aprirà al pubblico e proseguirà fino al 17 aprile 2017 negli spazi espositivi di Palazzo Gil, che da anni sta promuovendo una programmazione culturale ed espositiva che sta guadagnando un posto di tutto rispetto nel panorama nazionale.
L’attività di Picasso come ceramista, disegnatore e come incisore è una delle più importanti della sua carriera, forse perché rappresenta la colonna vertebrale di tutte le altre sfaccettature e di tutte le sue tappe o perché rappresenta come nessun’altra il talento inquieto, tenace e appassionato che lo caratterizzò fino alla sua morte. La sua mano, quasi come estensione della sua mente, era incapace di stare tranquilla. Per lui i disegni rappresentavano in molti casi meditazioni di per sé, ma anche passi preliminari di dipinti o incisioni. Sulle pagine di un libro, sul giornale, sui tovaglioli o riempiendo le pagine di quaderni, i numerosi disegni nacquero da matite colorate, dagli abissi dell'inchiostro, dei pennelli e della penna. Qualsiasi supporto o strumento poi, persino piatti e vasi, era all’altezza delle sue aspettative al momento di realizzare le sue opere.
L’esposizione, curata da Stefano Cecchetto con Piernicola Maria Di Iorio, è prodotta dalla Fondazione Molise Cultura con il Patrocinio della Regione Molise e il sostegno di BPER Banca. L’organizzazione è di Arthemisia Group. Sky Arte HD è il media partner d’eccezione della mostra. Il catalogo edito da Pacini Editore.
16 dicembre 2016
Natale per caso con i Neri per Caso
amicidellamusicacb.it
22 dicembre 2016 ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
Programma musicale
Jingle Bells (canto tradizionale)
Oh, Happy Day (gospel tradizionale)
White Christmas (Irving Berlin)
We Wish You A Merry Christmas (canto tradizionale)
God Rest You Merry Gentlemen (canto tradizionale)
Happy Xmas (John Lennon & Yoko Ono)
Brani dal repertorio dei Neri per Caso
22 dicembre 2016 ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
Programma musicale
Jingle Bells (canto tradizionale)
Oh, Happy Day (gospel tradizionale)
White Christmas (Irving Berlin)
We Wish You A Merry Christmas (canto tradizionale)
God Rest You Merry Gentlemen (canto tradizionale)
Happy Xmas (John Lennon & Yoko Ono)
Brani dal repertorio dei Neri per Caso
14 dicembre 2016
Francesco Bucci
ugodugo.it
Nato a Campobasso il 24 maggio 1845 da Giuseppe e Giulia de Rubertis, Francesco Bucci si è distinto per le sue alte qualità morali di amministratore attento e capace, ma soprattutto onesto. Nel 1881 fu eletto sindaco della città di Campobasso e mantenne la carica fino al 1891, anno in cui venne eletto al Consiglio Provinciale.
Nel 1894 fu rieletto sindaco, distinguendosi in questo secondo mandato per l’attuazione di molte opere pubbliche, nonostante il periodo segnato da una forte crisi economica. Stipulò con il comune di Mirabello Sannitico una convenzione per la realizzazione dell’acquedotto di Monteverde, opera che portò nelle case dei campobassani l’acqua potabile.
L’opera fu inaugurata il 9 novembre 1899; nello stesso giorno fu inaugurata anche la bella fontana di Piazza Municipio.
Il Bucci fu molto amato dai cittadini, sia per il carattere bonario e disponibile, sia per la grande dirittura morale. Di lui si dice (come riferisce il canonico Don Giuseppe Di Fabio) che uscendo dal palazzo di città (oggi Palazzo San Giorgio) pare che agli amici che lo accompagnavano abbia detto: “Sono entrato ricco in questo palazzo, ora ne esco povero”. Espressione che la dice lunga agli amministratori odierni.
La città di Campobasso, riconoscente, gli ha dedicato il Corso che va da Piazza Gabriele Pepe a Via Cavour (di fronte al Carcere Giudiziario).
Corso Bucci in precedenza ha avuto le seguenti denominazioni: Via Carcere Nuovo, poi Corso Margherita, poi Corso Garibaldi, poi Via XXVIII Ottobre.
Nato a Campobasso il 24 maggio 1845 da Giuseppe e Giulia de Rubertis, Francesco Bucci si è distinto per le sue alte qualità morali di amministratore attento e capace, ma soprattutto onesto. Nel 1881 fu eletto sindaco della città di Campobasso e mantenne la carica fino al 1891, anno in cui venne eletto al Consiglio Provinciale.
Nel 1894 fu rieletto sindaco, distinguendosi in questo secondo mandato per l’attuazione di molte opere pubbliche, nonostante il periodo segnato da una forte crisi economica. Stipulò con il comune di Mirabello Sannitico una convenzione per la realizzazione dell’acquedotto di Monteverde, opera che portò nelle case dei campobassani l’acqua potabile.
L’opera fu inaugurata il 9 novembre 1899; nello stesso giorno fu inaugurata anche la bella fontana di Piazza Municipio.
Il Bucci fu molto amato dai cittadini, sia per il carattere bonario e disponibile, sia per la grande dirittura morale. Di lui si dice (come riferisce il canonico Don Giuseppe Di Fabio) che uscendo dal palazzo di città (oggi Palazzo San Giorgio) pare che agli amici che lo accompagnavano abbia detto: “Sono entrato ricco in questo palazzo, ora ne esco povero”. Espressione che la dice lunga agli amministratori odierni.
La città di Campobasso, riconoscente, gli ha dedicato il Corso che va da Piazza Gabriele Pepe a Via Cavour (di fronte al Carcere Giudiziario).
Corso Bucci in precedenza ha avuto le seguenti denominazioni: Via Carcere Nuovo, poi Corso Margherita, poi Corso Garibaldi, poi Via XXVIII Ottobre.
12 dicembre 2016
Alda Caiello, soprano e André Gallo, pianoforte
amicidellamusicacb.it
17 dicembre 2016 ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
Programma musicale
XAVIER MONTSALVATGE - Cinco canciones negras
MAURICE RAVEL - Cinq Mélodies populaires grecques
CLAUDE DEBUSSY - Ballade
JAN SIBELIUS - 4 Lieder
MANUEL de FALLA - Sietes canciones populares espanolas
ALBERTO GINASTERA - Danzas argentinas op. 2
LICIANO BERIO - Quattro canzoni popolari
MARCO DI BARI - (Un)heavenly lullaby
17 dicembre 2016 ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
Programma musicale
XAVIER MONTSALVATGE - Cinco canciones negras
MAURICE RAVEL - Cinq Mélodies populaires grecques
CLAUDE DEBUSSY - Ballade
JAN SIBELIUS - 4 Lieder
MANUEL de FALLA - Sietes canciones populares espanolas
ALBERTO GINASTERA - Danzas argentinas op. 2
LICIANO BERIO - Quattro canzoni popolari
MARCO DI BARI - (Un)heavenly lullaby
10 dicembre 2016
Sana, genuina e sincera: il “boom” della cucina molisana, che si fa largo tra le “Guide”
31 ottobre 2016
molisanissimo.it
Una cucina vera, sincera, genuina. Buona e soprattutto sana. Chef preparati e innovativi. Prodotti del territorio straordinari, ancorati a una tradizione agricola, contadina. Mani che li lavorano con passione e competenza, un lavoro incessante sulla qualità e poi, eccoli qui, i riconoscimenti che arrivano. Sono tanti i ristoranti del Molise recensiti e consigliati da 3 delle maggiori guide nazionali di settore: “I ristoranti d’Italia 2017 – Le guide de L’Espresso”, “Ristoranti d’Italia 2017” del Gambero Rosso, “Osterie d’Italia 2017” di Slow Food.
Una panoramica del gusto che spazia dalle alte vette di Capracotta (IS) alle spiagge della costa di Termoli (CB) o di Campomarino (CB). Un segno che il Molise è sia in fase di scoperta dall’esterno che in fase di crescita dell’offerta gastronomica interna. Tanti sono i passi avanti fatti in direzione di qualità. I ristoranti premiati lavorano scegliendo la qualità, privilegiando prodotti del territorio, oli extravergini di qualità e vini locali.
I ristoranti d’Italia 2017 – Le guide de L’Espresso
Per la guida de L’Espresso il “Miglior ristorante del Molise” è “La Risorta Locanda del Castello“, situato a Civita Superiore, una piccolissima località abbarbicata sopra Bojano (CB). Una cucina dal “passo sicuro”, così viene definita da “L’Espresso”, che spicca per creatività con “attenzione estrema alla materia prima” e “strizzate d’occhio vintage”.
Sempre a Bojano c’è “Da Filomena“, con pasta di casa ai legumi, carni e freschissime trote.
rendendo la strada verso l’Alto Molise tappa obbligata per la guida è la “Locanda Mammì“, gestita da una chef crescuta alla corte dello stellato Niko Romito.
A Campobasso vengono recensiti “La Grotta da Concetta” e “Miseria e Nobiltà“, mentre “Aciniello” viene solo segnalato.
Rimanendo in Alto Molise immancabile è una capatina a “L’Elfo” a Capracotta (IS), mentre scendendo dalle alte vette verso la collina ci si può fermare a pranzo da “O’ Pizzaiuolo“, a Isernia.
A Oratino (CB) c’è “Olmicello“, mentre dirigendosi verso il Basso Molise, prima di arrivare sulla costa, ci si può fermare per un pasto all'”Osteria del Borgo” di Larino (CB) o a “La Nostrana” di Montelongo (CB).
Una volta avvistato il mare adriatico all’orizzonte c’è un’ampia scelta: “da Nonna Rosa” a Campomarino (CB) e ben 5 ristoranti a Termoli: “Da Adele“, “Federico II“, “Osteria dentro le mura“, “Svevia” e “Don Giovanni“, che viene solo segnalato.
Tra le migliori pizzerie è segnalata “La Taverna dei Re“, di Vinchiaturo (CB)”.
Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso
Il ristorante “L’Elfo“, di Capracotta viene posto dal “Gambero Rosso” tra i 21 migliori ristoranti d’Italia che hanno ricevuto un premio nel rapporto qualità/prezzo.
Vengono poi segnalati la “Locanda Mammì” di Agnone, “Da Filomena” di Bojano, “La Risorta Locanda del Castello” di Bojano, “Miseria e nobiltà” di Campobasso, “Da Nonna Rosa” di Campomarino, “Gold” di Castelmauro (CB), “Ribo” a Guglionesi (CB), “Le Panche” di Pescopennataro (IS), la “Locanda Belvedere” di Rocchetta al Volturno (fraz. Castelnuovo) (IS), la “Locanda Monaco” a San Martino in Pensilis (CB), “Perbacco” di Sant’Angelo Limosano (CB), “L’Opera” di Termoli, “Z’ Bass“, sempre a Termoli e infine il “Quadrifoglio” a Venafro (IS).
Osterie d’Italia 2017 – Slow food
Sono inserite nella guida di “Slow Food”: la “Locanda Mammì” di Agnone, “Borgo Antico” di Bojano, “Da Filomena” di Bojano, “Aciniello” di Campobasso, “La Grotta da Concetta” di Campobasso, “Da Nonna Rosa” a Campomarino, “Guado Cannavina” a Capracotta, “L’Elfo” a Capracotta, “Da Adriano” a Carovilli (IS), “Osteria del Borgo” di Larino e “Osteria dentro le Mura” di Termoli.
Le “chiocciole”, speciali riconoscimenti sono stati assegnati a “La Grotta da Concetta” e a “Osteria dentro le Mura“.
molisanissimo.it
Una cucina vera, sincera, genuina. Buona e soprattutto sana. Chef preparati e innovativi. Prodotti del territorio straordinari, ancorati a una tradizione agricola, contadina. Mani che li lavorano con passione e competenza, un lavoro incessante sulla qualità e poi, eccoli qui, i riconoscimenti che arrivano. Sono tanti i ristoranti del Molise recensiti e consigliati da 3 delle maggiori guide nazionali di settore: “I ristoranti d’Italia 2017 – Le guide de L’Espresso”, “Ristoranti d’Italia 2017” del Gambero Rosso, “Osterie d’Italia 2017” di Slow Food.
Una panoramica del gusto che spazia dalle alte vette di Capracotta (IS) alle spiagge della costa di Termoli (CB) o di Campomarino (CB). Un segno che il Molise è sia in fase di scoperta dall’esterno che in fase di crescita dell’offerta gastronomica interna. Tanti sono i passi avanti fatti in direzione di qualità. I ristoranti premiati lavorano scegliendo la qualità, privilegiando prodotti del territorio, oli extravergini di qualità e vini locali.
I ristoranti d’Italia 2017 – Le guide de L’Espresso
Per la guida de L’Espresso il “Miglior ristorante del Molise” è “La Risorta Locanda del Castello“, situato a Civita Superiore, una piccolissima località abbarbicata sopra Bojano (CB). Una cucina dal “passo sicuro”, così viene definita da “L’Espresso”, che spicca per creatività con “attenzione estrema alla materia prima” e “strizzate d’occhio vintage”.
Sempre a Bojano c’è “Da Filomena“, con pasta di casa ai legumi, carni e freschissime trote.
rendendo la strada verso l’Alto Molise tappa obbligata per la guida è la “Locanda Mammì“, gestita da una chef crescuta alla corte dello stellato Niko Romito.
A Campobasso vengono recensiti “La Grotta da Concetta” e “Miseria e Nobiltà“, mentre “Aciniello” viene solo segnalato.
Rimanendo in Alto Molise immancabile è una capatina a “L’Elfo” a Capracotta (IS), mentre scendendo dalle alte vette verso la collina ci si può fermare a pranzo da “O’ Pizzaiuolo“, a Isernia.
A Oratino (CB) c’è “Olmicello“, mentre dirigendosi verso il Basso Molise, prima di arrivare sulla costa, ci si può fermare per un pasto all'”Osteria del Borgo” di Larino (CB) o a “La Nostrana” di Montelongo (CB).
Una volta avvistato il mare adriatico all’orizzonte c’è un’ampia scelta: “da Nonna Rosa” a Campomarino (CB) e ben 5 ristoranti a Termoli: “Da Adele“, “Federico II“, “Osteria dentro le mura“, “Svevia” e “Don Giovanni“, che viene solo segnalato.
Tra le migliori pizzerie è segnalata “La Taverna dei Re“, di Vinchiaturo (CB)”.
Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso
Il ristorante “L’Elfo“, di Capracotta viene posto dal “Gambero Rosso” tra i 21 migliori ristoranti d’Italia che hanno ricevuto un premio nel rapporto qualità/prezzo.
Vengono poi segnalati la “Locanda Mammì” di Agnone, “Da Filomena” di Bojano, “La Risorta Locanda del Castello” di Bojano, “Miseria e nobiltà” di Campobasso, “Da Nonna Rosa” di Campomarino, “Gold” di Castelmauro (CB), “Ribo” a Guglionesi (CB), “Le Panche” di Pescopennataro (IS), la “Locanda Belvedere” di Rocchetta al Volturno (fraz. Castelnuovo) (IS), la “Locanda Monaco” a San Martino in Pensilis (CB), “Perbacco” di Sant’Angelo Limosano (CB), “L’Opera” di Termoli, “Z’ Bass“, sempre a Termoli e infine il “Quadrifoglio” a Venafro (IS).
Osterie d’Italia 2017 – Slow food
Sono inserite nella guida di “Slow Food”: la “Locanda Mammì” di Agnone, “Borgo Antico” di Bojano, “Da Filomena” di Bojano, “Aciniello” di Campobasso, “La Grotta da Concetta” di Campobasso, “Da Nonna Rosa” a Campomarino, “Guado Cannavina” a Capracotta, “L’Elfo” a Capracotta, “Da Adriano” a Carovilli (IS), “Osteria del Borgo” di Larino e “Osteria dentro le Mura” di Termoli.
Le “chiocciole”, speciali riconoscimenti sono stati assegnati a “La Grotta da Concetta” e a “Osteria dentro le Mura“.
8 dicembre 2016
Orchestra Sinfonica Abruzzese
amicidellamusicacb.it
10 dicembre 2016 ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
ULRICH WINDFUHR direttore
MARTINA FILJAK pianoforte
Programma musicale
PROGETTO BRAHMS
JOHANNES BRAHMS - Sinfonia in fa maggiore op. 90 n. 3
JOHANNES BRAHMS - Concerto per pianoforte e orchestra in si bemolle maggiore op. 83 n. 2
10 dicembre 2016 ore 18.30
Teatro Savoia - Campobasso
ULRICH WINDFUHR direttore
MARTINA FILJAK pianoforte
Programma musicale
PROGETTO BRAHMS
JOHANNES BRAHMS - Sinfonia in fa maggiore op. 90 n. 3
JOHANNES BRAHMS - Concerto per pianoforte e orchestra in si bemolle maggiore op. 83 n. 2
6 dicembre 2016
4 dicembre 2016
La ciarancella “strumento unico al mondo”. A Montorio si ode il “Coro degli Angeli”
Di Maurizio Cavaliere
4 novembre 2016
primonumero.it
Se vi stuzzica l’interessante idea di visitare Montorio nei Frentani, paesino dall’aria dolce, a pochi chilometri da Larino, ricordatevi che il giorno di Natale, a Pasqua e il 12 giugno nella suggestiva celebrazione di San Costanzo Patrono, potrete sentire anche voi il canto degli Angeli riempire di gloria la chiesa di Santa Maria Assunta.
Nell’edificio ecclesiastico noto in tutta Italia, e oltre, per la pala d’altare raffigurante l’Annunciazione della Vergine, realizzata dall’olandese Teodoro d’Errico nel 1581, ed esposta a Expo 2015 tra le meraviglie selezionate da Vittorio Sgarbi, c’è anche uno strumento musicale che gli storici del posto ritengono essere unico al mondo (si accettano smentite, naturalmente). È la Ciarancella, “I Ciarangelle” nel dialetto locale, che riproduce in maniera del tutto sorprendente, quasi celestiale il cosiddetto “coro degli Angeli”.
4 novembre 2016
primonumero.it
Se vi stuzzica l’interessante idea di visitare Montorio nei Frentani, paesino dall’aria dolce, a pochi chilometri da Larino, ricordatevi che il giorno di Natale, a Pasqua e il 12 giugno nella suggestiva celebrazione di San Costanzo Patrono, potrete sentire anche voi il canto degli Angeli riempire di gloria la chiesa di Santa Maria Assunta.
Nell’edificio ecclesiastico noto in tutta Italia, e oltre, per la pala d’altare raffigurante l’Annunciazione della Vergine, realizzata dall’olandese Teodoro d’Errico nel 1581, ed esposta a Expo 2015 tra le meraviglie selezionate da Vittorio Sgarbi, c’è anche uno strumento musicale che gli storici del posto ritengono essere unico al mondo (si accettano smentite, naturalmente). È la Ciarancella, “I Ciarangelle” nel dialetto locale, che riproduce in maniera del tutto sorprendente, quasi celestiale il cosiddetto “coro degli Angeli”.
2 dicembre 2016
Campobasso, Sant’Elia a Pianisi e Venafro: i luoghi di Padre Pio in Molise.
moliseturismo.eu
Senza dubbio è il frate cappuccino più amato nella storia; la mitezza e la sapienza lo resero beato ancor prima del suo transito. Padre Pio da Pietrelcina soggiornò in alcuni conventi del Molise.
A Campobasso, sul monte che sovrasta la città, sorge l’antico santuario dedicato alla Madonna del Monte. In pietra locale, è ad un’unica navata, artisticamente affrescato da dipinti del Trivisonno. Di fianco alla chiesa la cella dove, nel 1905, da giovane neo-professo, soggiornò il beato di Pietrelcina. Oggi il sito è una cappella che ricorda la permanenza del frate. Nel 1909 vi ritornò per respirare l’aria salubre della città.
Il Convento dei Padri Cappuccini di Sant’Elia a Pianisi, raggiungibile dalla Strada Statale di collegamento tra Campobasso e Foggia, è posizionato all’ingresso del paese, sul lato sinistro per chi proviene dal vicino centro di Pietracatella. Qui, nel Convento, San Pio da Pietralcina, arriva nel pieno della sua giovinezza. Viene infatti ospitato in terra di Sant’Elia dal gennaio del 1904 al 1907, subito dopo il noviziato di Morcone, in provincia di Benevento. Il 22 gennaio di quell’anno infatti nella cittadina beneventana aveva emesso i voti semplici ed il 25 dello stesso mese, tre giorni dopo, era entrato nel Convento di Sant’Elia per gli studi ginnasiali e di preparazione al sacerdozio. Qui studia la Retorica, la Filosofia ed in parte la Teologia. Il 27 gennaio del 1907, nella Chiesa del Convento dedicata a San Francesco emette la professione dei voti solenni perpetui, impegnandosi a seguire, per tutta la vita, la regola di San Francesco, scandita dalla povertà, dalla castità e dall’obbedienza.
Senza dubbio è il frate cappuccino più amato nella storia; la mitezza e la sapienza lo resero beato ancor prima del suo transito. Padre Pio da Pietrelcina soggiornò in alcuni conventi del Molise.
A Campobasso, sul monte che sovrasta la città, sorge l’antico santuario dedicato alla Madonna del Monte. In pietra locale, è ad un’unica navata, artisticamente affrescato da dipinti del Trivisonno. Di fianco alla chiesa la cella dove, nel 1905, da giovane neo-professo, soggiornò il beato di Pietrelcina. Oggi il sito è una cappella che ricorda la permanenza del frate. Nel 1909 vi ritornò per respirare l’aria salubre della città.
Il Convento dei Padri Cappuccini di Sant’Elia a Pianisi, raggiungibile dalla Strada Statale di collegamento tra Campobasso e Foggia, è posizionato all’ingresso del paese, sul lato sinistro per chi proviene dal vicino centro di Pietracatella. Qui, nel Convento, San Pio da Pietralcina, arriva nel pieno della sua giovinezza. Viene infatti ospitato in terra di Sant’Elia dal gennaio del 1904 al 1907, subito dopo il noviziato di Morcone, in provincia di Benevento. Il 22 gennaio di quell’anno infatti nella cittadina beneventana aveva emesso i voti semplici ed il 25 dello stesso mese, tre giorni dopo, era entrato nel Convento di Sant’Elia per gli studi ginnasiali e di preparazione al sacerdozio. Qui studia la Retorica, la Filosofia ed in parte la Teologia. Il 27 gennaio del 1907, nella Chiesa del Convento dedicata a San Francesco emette la professione dei voti solenni perpetui, impegnandosi a seguire, per tutta la vita, la regola di San Francesco, scandita dalla povertà, dalla castità e dall’obbedienza.
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