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Contraddicendo il suo stesso nome, Campobasso ha un nucleo storico situato a 700 m. di altitudine su un colle che domina la valle del Biferno. La struttura urbana del nucleo storico è rimasta intatta nel tempo; la parte moderna della città, sorta all'inizio del XIX secolo sul luogo delle antiche Campora, si è estesa ai piedi del colle evidenziando quella tendenza allo spostamento dell’abitato verso la pianura. Il nucleo storico probabilmente è sorto in epoca longobarda su un insediamento sannita ed è menzionato in un reiscritto di Adelchi, principe di Benevento, datato 858; inizialmente la città non aveva una grande importanza poiché il potere politico ed economico era detenuto dalla vicina Boiano.
A questo periodo risalgono le fondazioni originarie del castello: esso inizialmente aveva l'aspetto “a recinto” tipicamente abruzzese, con mura digradanti lungo i fianchi del monte, volte a inglobare gli insediamenti che andavano sorgendo lentamente intorno ad esso.
L’espansione dell’abitato sarà caratterizzata dalla costruzione di cinte murarie: man mano che queste erano insufficienti a contenere lo sviluppo edilizio, si provvedeva ad abbatterle e le loro fondazioni venivano inglobate nella costruzione di nuovi edifici. Ciò conferirà col tempo alla città vecchia l’aspetto di una griglia irregolare, dove la traccia delle ellittiche mura concentriche rappresenta la direttrice orizzontale intersecata verticalmente da strade e stradine costruite a scaletta.
La prima cinta difensiva circondava la parte alta del colle, facendo in modo che la città si sviluppasse verso sud; al di fuori delle mura sorse il borgo San Mercurio caratterizzato dalla omonima chiesetta in stile romanico. Nel corso dell’XI secolo la cinta muraria si ampliò includendo il borgo San Mercurio per risalire lungo l’attuale tracciato della Salita di San Bartolomeo, al cui termine era posta la torre difensiva, ora detta “Terzana”, costruita con grosse pietre squadrate.
Sotto la dominazione normanna Campobasso diventa un importante centro commerciale grazie ai mercati settimanali e a una fiera annuale che si svolgeva durante il periodo della transumanza nella zona delle Campora.
All’aumento di prestigio corrisponde un’espansione della città verso le zone basse, e così la cinta muraria si allarga verso est, lungo la direttrice di via Pennino, piazza dell’Olmo, Archivio di Stato, Santa Maria Maggiore.
Questo prestigio si riflette anche sugli edifici: nel corso del XII secolo sorgono le chiese di San Bartolomeo e San Giorgio che rappresentano, nelle loro facciate e nei loro semplici bassorilievi, l’aspetto più originale del Romanico locale.
Sotto la dominazione angioina e aragonese Campobasso diventa feudo della famiglia Monforte; le prime industrie cittadine e gli sgravi fiscali concessi dai sovrani favoriscono lo sviluppo edilizio; sorgono così nel Trecento nuove chiese e monasteri che permangono sulle loro fondazioni originarie: la Madonna del Monte (oggi purtroppo irriconoscibile), Santa Maria della Croce e l’Oratorio di Sant’Antonio, ricordato già nel 1330 con l’annesso Ospedale per l’assistenza ai poveri.
Nel 1338 la decisione di trasportare per maggiore comodità dei fedeli nella chiesa di San Leonardo il fonte battesimale, proveniente dalla chiesa di San Giorgio, accentua ancora una volta lo spostarsi in basso del centro abitato. San Leonardo diventa il cuore di Campobasso: nascono le botteghe e si sviluppano le attività cittadine. La posizione privilegiata della chiesa è sottolineata dal fatto che, nell’ulteriore ampliamento delle mura lungo la direttrice delle attuali via Orefici-viale del Castello, dinanzi ad essa viene aperta la porta che ne prende il nome per favorire la comunicazione con lo spiazzo antistante (dove si svolgono i mercati) e con le più lontane Campora. Tuttora è conservata la porta “Mancina”, così chiamata perché si trova a sinistra della chiesa, che all’epoca permetteva di raggiungere i campi molto facilmente.
Soltanto nella seconda metà del 1400 si prenderà la decisione di abbattere le mura per non ostacolare più lo sviluppo della città verso la pianura. Tutto questo è dovuto allo sviluppo dei borghi esterni e della parte bassa della città che rendeva necessario l’ampliamento delle mura; anche il terremoto del 1456 contribuì a questa decisione: quell’anno fu distrutto il centro antico e subirono gravi danni le stesse mura e il castello che sarà restaurato dal duca Nicola II di Monforte.
Nel 1500 le mura circondano i piedi del monte e sono collegate all’esterno con sei porte.
Le Campora, grazie ai collegamenti con l’Abruzzo e la Puglia, diventano molto importanti nei due secoli seguenti: ciò porterà a uno sviluppo economico che ancora una volta si ripercuoterà sullo sviluppo urbano col sorgere di nuovi quartieri residenziali. Il largo San Leonardo, in conseguenza di questo sviluppo, subisce un decectramento e alcuni dei suoi uffici vengono spostati in piazza del Mercato di Terra, la quale mostra un aspetto caratteristico con le sue botteghe e osterie; lateralmente si trova la chiesa della Trinità (attualmente Cattedrale) che, edificata nel 1504, diventa il simbolo del progresso cittadino.
La struttura urbana della città si conforma come sempre in base alle sue esigenze economiche formando due nuclei ben distinti: Contrada Sant’Anello che, estendendosi da Porta San Leonardo a Porta Sant’Antonio, è sede di concerie legate ai prodotti dell’allevamento; questo nucleo si dirama fino alla Fontana Vecchia, che fornisce d’acqua l'intera città, e alla Foce sede di numerosi mulini alimentati da sorgenti.
Fuori dalla Porta Mancina, nella contrada Giardini della Cera, si sviluppa il secondo nucleo.
I quartieri residenziali sorgono sui resti delle ultime mura abbattute: ne sono conferma, a largo San Leonardo, l’edificio di fine cinquecento caratterizzato da un’area con doppia loggia sovrapposta e i numerosi portali del ‘600-‘700. La loro presenza caratterizza le vie Ziccardi e Sant’Antonio; l’omonima chiesa di Sant’Antonio, probabilmente sotto la signoria dei Gonzaga, si arricchisce di splendidi altari lignei dalle forme policrome e di opere del Guarino.
Nel XVII secolo la peste e il terremoto fermano lo sviluppo economico della città: solo nel Settecento ci sarà la ripresa economica, grazie anche allo svincolo dal giogo feudale dopo la morte del barone Mario Carafa.
Sorgono in questo periodo nuove industrie e si sviluppano funzioni amministrative, legate all’amministrazione borbonica, come il controllo doganale.
Nel 1799 Campobasso è dichiarata capoluogo del Dipartimento del Sangro e confermata, nel 1807, città principe della Provincia di Molise da Giuseppe Bonaparte.
Questo prestigio determina una crescita politica, economica ed espansionistica: quest’ultima è anche una conseguenza del terremoto del 1805 che aveva provocato il crollo di edifici e di monumenti, come il Convento della Libera e la chiesa della Trinità. Il decreto del 25 agosto 1815 di Gioacchino Murat autorizzava la costruzione di un nuovo borgo sul luogo delle antiche Campora, su progetto di Bernardino Musenga.
Nella prima metà dell’800 si determina, in modo definitivo, l’aspetto urbanistico della città nuova: essa presenta una pianta a scacchiera irregolare con un baricentro spostato, nel tratto compreso tra la vecchia piazza del Mercato e il Convento di San Francesco, verso il quadrivio determinato dalle nuove arterie di corso Vittorio, corso Bucci e corso Mazzini.
La città si estende verso la bella Villa da Capoa, che con i suoi giardini settecenteschi diventa comunale nel 1875; accanto è costruito il nuovo ospedale, ed è proprio nella zona compresa tra l’ospedale e la vecchia piazza del Mercato che sono collocati gli edifici pubblici. Tra il 1820 e il 1860 termina la costruzione della Trinità su progetto del Musenga; al Duomo si affianca il Palazzo del Governo eretto sull’area del Monastero delle Carmelitane. Sulla piazza antistante il vecchio monastero francescano è sostituito dalla mole del Convitto Mario Pagano.
Il Municipio, realizzato su progetto di Gherardo Rege, viene collocato tra corso Vittorio e viale Elena sull’area del crollato Monastero della Libera, la cui chiesa ricostruita viene inglobata dalla nuova ricostruzione. Si definisce il nuovo aspetto della città collocando la ferrovia a sud e realizzando gli snodi di piazza Cuoco e piazza Pepe: da notare il gusto tipicamente novecentesco più evidente in piazza Pepe, caratterizzata dal monumento a Gabriele Pepe, eseguito da Francesco Gerace, in stile liberty.
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